Filosofia delle Parole e delle Cose
Autore/i: Quadrelli Rodolfo
Editore: Rusconi
prima edizione, prefazione dell’autore.
pp. 168, Milano
Rodolfo Quadrelli è uno dei critici più acuti della dialettica dell’illuminismo e uno degli scrittori più idonei a offrire alternative a una cultura dominante ma debole, che pretende di essere la cultura tout court. In questo libro egli prosegue il severo discorso cominciato con Il linguaggio della poesia, che fissava il concetto di tradizione, distinguendolo da quello di storia («la tradizione è ciò che può non essere mai stato, ma che avrebbe potuto essere e che forse potrà ancora essere»), e contrapponeva ai maestri cui oggi più frequentemente si dà credito, perché più «influenti», altri maestri per altre scelte: da Dante a Manzoni, da Eliot alla Weil.
Quadrelli mostra come la filosofia oggi prevalente sia degradata, perché si identifica con le cose. Queste sono dense di filosofia implicita, che è naturalmente filosofia pratica, alla quale si deve chiedere sempre «dove vada a parare». Delle cose l’uomo crede di essere divenuto padrone, grazie soprattutto alla libera industria, promossa dal «libero pensiero»; in realtà ne è servo. L’Autore indica l’origine del fenomeno in filosofie insospettabili, che si definiscono volentieri «critiche»: in quelle di Cartesio, Hume, Kant, coloro che hanno ridotto il pensiero a soggettività. Le gazzette, che fanno mostra di accorgersi come certe decantate libertà abbiano portato alla negazione di Dio e del sacro, ne attribuiscono la causa al «materialismo dilagante», dimenticando che l’accusa va rivolta allo «spiritualismo» di tanti filosofi e artisti moderni: costoro, concentrati in interiore homine, hanno abbandonato il mondo, giudicato mera macchina, a coloro che infatti l’hanno empito di macchine. È urgente ora saper rinunciare alle cose, rinunciando prima alle parole; queste, ricondotte ai loro significati, consentiranno di ritrovare le cose in un diverso ordine.
Chi leggerà queste pagine si accorgerà che Quadrelli possiede una rara libertà di giudizio: l’opposto del «libero pensiero», sempre inteso come libertà di cedere alle cose e di farsi loro complice.
In questo libro è usata l’espressione «cattolicesimo di desiderio», né vi si trova altra professione di fede. Ma è difficile riferire questa formula a una confessione religiosa precisa, si piuttosto a una necessità di religione e a una necessità di ortodossia che non sa riconoscersi in alcuna ortodossia esistente.
Rodolfo Quadrelli è nato nel 1939 a Milano, dove vive e insegna. Ha pubblicato: Il linguaggio della poesia (Vallecchi, 1969). Ha curato: P.B. SHELLEY, Prosa e poesia (Dall’Oglio, 1963); T.S. ELIOT, I «Pensieri» di Pascal (in «Ethica», 1966); T.E. HULME, Meditazioni (Vallecchi, 1969); QUADRELLI, PRINCIPE, QUINZIO, PLEBE, I potenti della letteratura (Rusconi, 1970). Ha scritto l’Introduzione a: GIACOMO NOVENTA, Storia di una eresia (Rusconi, 1971).
Argomenti: Filosofia, Pensiero, Storia, Storia del Pensiero, Storia Moderna e Contemporanea,