Figlia del Tibet
La vita e il mondo di Rinchen Dolma Taring
Autore/i: Rinchen Dolma Taring
Editore: Serra e Riva Editori
prefazione del Dalai Lama, traduzione di Ilide Carmignani.
pp. 336, Milano
“Figlia del Tibet e una minuziosa descrizione della vita quotidiana, ma pare un racconto di fantascienza, tanto aliena, tanto straordinariamente lontana e la società che descrive, tanto è impossibile credere che esistesse in pieno ventesimo secolo… Un Tibet iperbolico e magnifico, quello delle grandi cerimonie al Potala – il palazzo del Dalai Lama, – dei baldacchini incrostati di diamanti, della raffinatezza dei nobili, della sorpresa e sottomessa ammirazione dei servi della gleba.”
Così è stato descritto questo libro, l’autobiografia di un’aristocratica tibetana nata nel 1910, che oggi vive in esilio, in India, dove si è rifugiata nel 1959 dopo la rivolta anticinese in Tibet e la fuga del Dalai Lama. Cresciuta a Lhasa nel chiuso universo dorato della nobiltà tibetana, sposata prima al comandante in capo dell’esercito, poi al principe sikkimese Jigme Taring, Rinchen Dolma è una protagonista (oltre che un’attenta osservatrice) dei decenni cruciali della storia recente del Tibet, nei quali il paese passa da società feudale pietrificata nel tempo a regione della Cina comunista. Il suo libro è ben più di un’autobiografia, e non racconta soltanto la storia di una donna eccezionale. Scritto con l’intento di “tracciare un ritratto della nostra vita in Tibet e dimostrare che la nostra è sempre stata una nazione indipendente”, e l’incredibile affresco di un intero popolo, delle sue speranze e tragedie, delle sue gioie quotidiane e tradizioni secolari, della sua felicità perduta. “La vita in Tibet era meravigliosamente felice” scrive l’autrice, rievocandola dopo aver abbandonato la famiglia e gli amici per fuggire avventurosamente da sola in India, a dorso di mulo, attraverso i monti dell’Himalaia. Rinchen Dolma Taring è stata una delle prime tibetane a imparare l’inglese; in inglese ha scritto e pubblicato la sua autobiografia in Occidente, con uno stile fresco, vivace, d’una spontaneità quasi disarmante, che trasmette tutta la gentilezza, la forza d’animo e l’allegria della sua gente. Oggi Mary Taring, come la chiamano gli occidentali, vive a Rajpur, dove si occupa dell’assistenza ai profughi tibetani.
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