Fabio Mauri (1959-1969)
Autore/i: Autori vari
Editore: Studio d’Arte Toninelli
a cura di Cesare Vivaldi.
pp. 102, alcune su carta da lucido, molte illustrazioni in bianco e nero e a colori, Roma
Interventi e citazioni critiche di:
Emilio Villa
Gillo Dorfles
Guido Ballo
Maurizio Calvesi
Gino Marotta
Pierre Restany
Tommaso Trini
Sandro De Feo
Fabrizio Dentice
Achille Bonito Oliva
Ennio Flaiano
Fabio Mauri (1926-2009) è uno dei maestri dell’avanguardia italiana del secondo dopoguerra. Vive fra Bologna e Milano fino al ’57, poi si trasferisce a Roma. Nel ’42 fonda con Pier Paolo Pasolini la rivista “Il Setaccio”. Ha insegnato per vent’anni Estetica della Sperimentazione all’Accademia di Belle Arti dell’Aquila. È stato invitato alla Biennale di Venezia varie volte dal 1954 al 2015 e a dOCUMENTA(13) a Kassel.
La prima personale di Mauri nel ’55 alla Galleria Aureliana di Roma è presentata proprio dall’amico Pasolini. Alla fine del ‘57 realizza i primi “Schermi”, la sua versione del monocromo: la ricerca dell’azzeramento che impegna tutti gli artisti più avanzati in quel momento. Ma il monocromo di Mauri contiene già il discorso sul cinema. Lo schermo è la nuova vera “forma simbolica” del mondo e Mauri coglie questo fatto tempestivamente, immediatamente. La forma mentale dello schermo attraverserà tutta l’opera di Mauri. Nel 1964 inizia a riflettere sulla specificità della cultura europea e la individua nell’ideologia. “Ho ripensato la mia biografia e ho pensato che avevo conosciuto una realtà storica forte, la guerra. Avevo rimosso come un grande incidente tutto questo dolore, l’ho riaffrontato”, dice l’artista. Nascono qui le perfomance degli anni ’70 Che cosa è il fascismo, Ebrea, Gran Serata Futurista 1909 – 1939. La finzione è un ulteriore mezzo di complicità con gli spettatori nell’intento di ricreare una rete di sensazioni tra azione e pubblico. Dal quadro all’azione il passo risulta inevitabile. L’idea fuoriesce dai confini della tela, attraverso atti di un passato non ancora smaltito, e per sempre intollerabile. Emblematiche le due performances del 1971, Ebrea e Che cosa è il fascismo, quest’ultima, nasce a Roma per approdare poi a Venezia (1974), a New York (1979), a Prato (1993) e a Klagenfurt (1997). Al 1994, risale la sua prima retrospettiva alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna (Roma), a cui ne seguirà una seconda nel 1997, alla Kunsthalle di Klagenfurt e una terza, nel 2003, a Le Fresnoy (Lille).
Nel 1968 con Balestrini, Sanguineti, Eco, Porta, Barilli, Filippini, Arbasino, Colombo, Manganelli, Giuliani, Costa, Celli, Guglielmi, Pagliarani, Mauri è tra i fondatori della rivista “Quindici”. Negli anni ’70 l’opera di Mauri si incentra sull’ideologia come soggetto/oggetto degli atti espressivi. Un’analisi critico-ideologica dei linguaggi: nasce il testo della performance Che cosa è il fascismo (1971, Edizioni Krachmalnicoff), seguito dai libri d’artista Linguaggio è guerra (1975, Marani Editore), e Manipolazione di cultura (1976, La Nuova Foglio). Nello stesso anno fonda la rivista d’arte “La Città di Riga” con Alberto Boatto, Maurizio Calvesi, Jannis Kounellis, Umberto Silva. Fabio Mauri intesse la dimensione della performance, allo spazio della storia. Resta indimenticabile l’utilizzo del corpo come schermo ne Il Vangelo di/su Pier Paolo Pasolini, alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna. E ancor più centrale è Che cos’è il fascismo, straordinaria performance presentata negli Stabilimenti Safa Palatino di Roma nel 1971, in coincidenza con un momento di grave tensione politica.
Di Mauri si possono enumerare importanti temi, formalizzati come opere: lo Schermo, i Prototipi, le Proiezioni, la Fotografia come Pittura, l’Identità sostanziale delle Strutture Espressive, il rapporto indelebile tra Pensiero e Mondo e tra Pensiero in quanto Mondo. L’opera di Mauri, complessa come un saggio storico, diviene un’autobiografia, unitaria nello svolgimento e molteplice nell’attenzione al mondo contemporaneo: un’analisi convissuta tra destino individuale e storia.
Nel 2009, il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano lo nomina Grande ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana, e il 20 maggio dello stesso anno, appresa la notizia della scomparsa di Fabio Mauri, Napolitano invia un messaggio di partecipazione al dolore della famiglia nel quale si sottolinea che “l’intensa attività di creazione artistica sviluppata da Fabio Mauri nel segno di una ininterrotta ricerca e apertura al nuovo, e il suo impegno nel campo dell’organizzazione culturale (…) ne avevano fatto una figura di rilievo nel panorama dell’arte e della cultura italiana”.
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