Excalibur – La Morte di Re Artù
Nella versione dello Pseudo-Map
Autore/i: Gautier Map
Editore: Edizioni del Graal
traduzione integrale e note di Luca Nerazzini, disegni di Rosalba Mattiauda.
pp. 196, Roma
«La morte di Re Artù» è il romanzo con cui si conclude il ciclo della Tavola Rotonda e che allo stesso tempo segna la fine di tutto un modo di sentire l’avventura e l’amore in senso superiore e simbolico. Chi già conosce «La cerca del Graal», tradotto alcuni anni fa in italiano, non può non leggere quest’opera che ne è la sua diretta continuazione, attribuita allo stesso autore.
Rivive in queste pagine il mondo della cavalleria medievale quale effettivamente fu visto attraverso gli occhi di un contemporaneo.
Il mondo dei tornei e dei duelli a singolar tenzone che durano dall’alba al tramonto; il mondo che si affidava Completamente al sacro e Io poneva a guida delle proprie azioni; il mondo di battaglie spaventose, ma condotte con senso dell’onore, in cui l’odio dura solo un attimo cruento; il mondo della fedeltà alla parola data e al proprio re; il mondo dell’amor cortese e passionale, in cui si può effettivamente «morire d’amore»; il mondo degli eremiti e della vita solitaria nella foresta. Il mondo, insomma, di Re Artù e della Regina Ginevra, dei cavalieri della Tavola Rotonda, di Lancillotto, Galvano, Bohort, Mordred, di Gaheriet, Sagremor, del castello di Camelot e dell’isola di Avalon. E di Excalibur, la spada che Artù, sentendosi prossimo alla fine fa gettare in un lago e che una mano misteriosa uscendo dalle acque prenderà al volo facendola roteare più volte per poi scomparire. La spada che con il suo nome ha ispirato il film di John Boorman, «Excalibur» appunto dedicato proprio a questa fase che segue il crepuscolo del ciclo cavalieresco suggellato dalla morte di re Artù.
Gautier Map (1140 – 1209), di origini gallesi, fu arcidiacono di Oxford, e protetto di Enrico II d’Inghilterra ed autore di un «De Negus Curialum»; già scomparso all’epoca in cui venne composta la «Morte di Re Artù» (La morte le Roi Artu), ne cela col suo nome l’autore anonimo.
L’opera venne probabilmente scritta in Francia nella regione dello Champagne tra il 1225 ed il 1230.
Chi sia dunque il vero autore non è dato sapere, ma sicuramente doveva essere vicino all’ambiente cistercense, forse della stessa abbazia di Clairvaux, non lontana da Troyes, che ebbe un così grande ruolo nel rinnovamento della spiritualità del XII secolo.
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