Essere e Tempo
Autore/i: Heidegger Martin
Editore: Longanesi & C.
introduzione e traduzione dal tedesco di Pietro Chiodi condotta sull’undicesima edizione.
pp. XXXIX-568, Milano
È dagli anni ’60 che assistiamo a un continuo e spettacolare ritorno della influenza di Heidegger sulla cultura del nostro tempo: egli è presente negli esiti «ontologici» dell’ultimo Merleau-Ponty o nella rivolta contro il tecnicismo industriale (Marcuse) come nel rinnovamento della filosofia marxista (Sartre, Kosik, Schaff), nella «fondazione» dello strutturalismo (Foucault, Lacan, Althusser) o nel riacceso confronto con la fenomenologia husserliana tomata in auge negli anni ’50.
Ma presiede altresì a molte posizioni post-strutturaliste, post-freudiane, postfenomenologiche e magari post-heideggeriane emerse nella cultura francese (da Tel Quel a Critique, da Klossowski a Guattari, da Derrida a Deleuze). Tra la filosofia di Heidegger e i suoi seguaci ed epigoni, c’è stato un continuo e ininterrotto approfondimento e un reciproco aggiornamento che si è tradotto in stratificazioni di interpretazioni, letture e influenze che dalla filosofia sono arrivate alla storia e da qui hanno poi viaggiato a ritroso: se di recente abbiamo assistito al riaprirsi della ferita riguardante le relazioni di Heidegger con il nazismo – che ha creato schieramenti e contrapposizioni vié stose ed eclatanti -, dall’altra la sua filosofia si rivela sempre più un’inesauribile fonte rigeneratrice per il pensiero contemporaneo, forte o debole che sia. Tuttavia, questa filosofia e l’accavallarsi di interpretazioni e nuove riflessioni ha pur sempre la sua segreta origine nel «primo Heidegger», il cui documento fondamentale è costituito da Essere e tempo. A quest’opera, rimasta enigmaticamente-interrotta, si è ispirata gran parte della filosofia, della teologia, della psichiatria a partire dagli anni ’30. Perché quest’opera rimase incompiuta? Che significato ha la svolta fra il «primo» e il «secondo» Heidegger? C’è continuità o rottura fra l’Heidegger «ermeneuta dell’esistenza» e l’Heidegger «pastore dell’essere»? C’è qualche nascosto legame fra la polemica antimetafisica condotta in sede linguistica sia da Heidegger sia dal neopositivismo?
Queste domande sono ancora di fronte a noi benché la bibliografia su Heidegger abbia già abbondantemente superato le duemila voci.
MARTIN HEIDEGGER è nato a Messkirch, Baden, nel 1889. E stato allievo di H. Rickert e assistente di E. Husserl a Friburgo. Ha insegnatopresso l’università di Marburgo (fino al 1927) e diFriburgo (fino al 1945). Tra i suoi scritti: Sein und Zeit (Essere e tempo, 1927), Kant und das Problem der Metaphysik (Kant e il problema della metafisica, 1929), Was ist Metaphysik? (Che cosa è la metafisica?, 1929), Vom Wesen des Grundes (L’essenza del fondamento, 1929), Brief über den Humanismus (Lettera sull’umanesimo, 1947) e Holzwege (Sentieri interrotti, 1950). Il filosofo si è spento a Messkirch il 26 maggio 1976.
Argomenti: Analisi, Fenomenologia, Filosofia, Studio Pratica e Ricerca,