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Essere Digitali

Essere Digitali

Titolo originale: Being Digital

Autore/i: Negroponte Nicholas

Editore: Sperling & Kupfer Editori

quarta edizione, introduzione dell’autore, traduzione di Franco e Giuliana Filippazzi.

pp. XIV-270, Milano

Ha senso parlare dell’importanza del bit con un libro? Si, perché i sistemi multimediali interattivi lasciano ben poco spazio all’immaginazione. Come un film, la narrazione multimediale fornisce rappresentazioni così precise che all’occhio della mente rimane sempre meno da fare. La parola scritta, invece, suscita immagini ed evoca metafore che traggono molto del loro significato dall’immaginazione e dalle esperienze del lettore. Quando leggete un romanzo, siete voi che date al testo buona parte del colore, del suono e del movimento. E per comprendere veramente cosa significa «essere digitali» occorre lo stesso tipo di coinvolgimento personale che solo il libro può dare.

I bit – il DNA dell’informazione – stanno rapidamente sostituendo gli atomi come strumento fondamentale della comunicazione tra gli uomini. La differenza tra lo schermo di un televisore e lo schermo un personal computer sta diventando una mera questione di dimensioni e quelli che un tempo erano i mass media – i mezzi di comunicazione di «massa» – stanno trasformandosi a poco a poco in mezzi di comunicazione personalizzati a due vie (anche se questa trasformazione sarà un po’ lunga). L’informazione non sarà più «spacciata» a potenziali consumatori, ma saranno gli utenti stessi a crearsi la specifica informazione di cui hanno bisogno.
Oggi, infatti, l’informatica non riguarda più il solo computer: è un modo di vivere. I giganteschi computer centrali, i cosiddetti mainframe, sono stati in gran parte rimpiazzati dai personal computer. Abbiamo visto i computer uscire da grandi stanze climatizzate per entrare in semplici armadi, passare poi sulle scrivanie per finire quindi sulle nostre ginocchia e, infine, nelle nostre tasche. Ma non finisce qui.
Già dai primi anni del prossimo secolo microcomputer delle dimensioni di un paio di gemelli da camicia saranno ben più potenti degli attuali PC e addirittura in grado di comunicare tra loro grazie a una rete di satelliti su orbite basse: altro che telefonini! L’apparecchio telefonico non si limiterà a suonare o a registrare messaggi: selezionerà i messaggi e probabilmente risponderà alle chiamate come un maggiordomo ben addestrato. La comunicazione di massa sarà rivoluzionata da sistemi che consentono di trasmettere e ricevere informazioni e passatempi personalizzati. La scuola diventerà più simile a un museo interattivo e a un campo-giochi dove i bambini potranno scambiare idee e socializzare con altri bambini di tutto il mondo. Il mondo digitale diventerà piccolo come la capocchia di uno spillo: altro che «villaggio globale».
Aumentando le interconnessioni tra gli individui, molti dei valori tradizionali propri dello stato-nazione lasceranno il passo a quelli delle comunità elettroniche, grandi o piccole che siano, così ben descritte da Howard Rheingold nel suo Comunità virtuali (Sperling & Kupfer, 1994). Socializzeremo infatti in un vicinato digitale, dove lo spazio fisico sarà irrilevante e il tempo avrà un ruolo differente. Fra vent’anni, guardando fuori dalla finestra, potrete vedere qualcosa distante da voi 10.000 chilometri e sei fusi orari. Un’ora di televisione potrà essere mandata a casa vostra in meno di un secondo. Un reportage sulla Patagonia potrà darvi la sensazione di andarci di persona. Un libro scritto da Stephen King potrà essere una conversazione con lui.

Nicholas Negroponte, uno dei maggiori esperti mondiali di comunicazione digitale, è professore di Tecnologia dei mezzi di comunicazione al Massachusetts Institute of Techonology, oltre che direttore del Media Lab – di cui è stato anche uno dei fondatori – dello stesso MIT.

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