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E le « Pietre Strane » Raccontano Ancora – Eventi e Civiltà di 34000 Anni Fa

E le « Pietre Strane » Raccontano Ancora – Eventi e Civiltà di 34000 Anni Fa

Autore/i: Navarra Giuseppe

Editore: Arnaldo Forni Editore

premessa dell’autore.

pp. 286, interamente e riccamente illustrato a colori e in bianco e nero, Sala Bolognese

Dalla premessa dell’autore:
“Scopo di queste pagine e quello di dare una prima sommaria notizia di una notevole quantità di sculture paleolitiche in pieno tondo, su durissima arenaria, che per oltre un secolo sono state custodite nella mia abitazione e che i miei avi chiamarono «Pietre strane».
Nell’autunno del 1968 il prof. Pietro Orlandini, allora soprintendente alle Antichità di Agrigento, ed Il prof. Ernesto De Miro, allora direttore del Museo Nazionale di Agrigento (poi, a sua volta, soprintendente), dopo avere minutamente inventariato 4.052 pezzi ceramici della mia collezione archeologica rientranti nella loro specifica competenza, si trovarono imbarazzati di fronte alla grande mole di materiale litico preceramico. Inventariarono a gruppi, nei numeri da 4008 a 4017, con la generica indicazione «strumenti litici preistorici» soltanto qualche centinaio di campioni, solo perché già in vista nelle vetrine; ma non degnarono di uno sguardo i vari mucchi, sui quali lasciarono biglietti con la indicazione «scarti». E nella loro relazione precisarono che si trattava di «sassi informi».
Da «pietre strane» a «sassi informi» la cosa sarebbe stata assai deludente, se non fossero stati definiti, «sassi informi» anche le evidentissime palle poliedriche, le ascie neolitiche, gli utensili in selce immanicati in osso o corno, bolas levigati con foratura angolare e se non si fosse neppure fatto caso al ripetersi di pochi soggetti in centinaia di esemplari identici e con analoghi particolari, il che avrebbe dovuto escludere il «caso» e dar per certo l’intervento di una mano artefice.
Date le premesse e avendo già fatto esperienza di ciò che significa turbare il quieto vivere dei depositari ufficiali della scienza archeologica, so bene di correre il rischio di essere ritenuto un visionario; ma so anche bene che è mio dovere correre quel rischio, per amore della vera Scienza. […]”

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