Donne Inspiratrici
Matilde Wesendonk • Cosima Liszt • Margherita Albana Mignaty • Gabriella Delzant
Autore/i: Schuré Édouard
Editore: Editori Laterza
introduzione di R. Pitoni, prefazione dell’autore, versione sulla undicesima edizione francese di Anna Musettini.
pp. XV-192, Bari
Donne Inspiratrici, di Edoardo Schurè (Strasburgo 1841 – Parigi 1929) è una trilogia di ritratti femminili. Due di esse, Matilde Wesendonk e Cosima Liszt, furono amate da Waener e la terza, Margherita Albana, fu l’ispiratrice dello Schurè stesso, che, sotto il suo influsso, concepì e portò a termine la sua opera più conosciuta I grandi iniziati.
«Niente di pia diverso, fra di loro, di queste tre anime individualizzate in sommo grado nei loro caratteri e temperamenti accentuati. Tuttavia una comune prerogativa le ravvicina, anzi le unisce, in una comunione sororale. Esse inspirarono delle idee madri nell’amore e coll’amore. La passione, di cui conobbero l’ebrezza e il dolore, si tradusse potentemente o nell’opera dell’uomo amato». La figura più affascinante ed inquietante di questo volume è senz’altro le terza, la misteriosa Margherita Albana, anche perché le pagine che ne trattano son pervase dalla vivezza ed entusiasmo di un’esperienza personale, che resterà operante nello Schurè, fine alla sua morte, cioè per oltre quarant’anni (Margherita Albana, più vecchia di dieci anni di lui, mori a Firenze nel 1887). Proveniente da una ricca famiglia di Corfù, Margherita Albana, donna colta, entusiasta, dotata, al dire dello Schurè, di straordinarie capacità intuitive «passò i suoi giorni nei quadri sontuosi della Grecia, dell’India, dell’Italia, e visse abitualmente fra le società cosmopolite di Roma e di Firenze… La poesia, la musica, la scienza e l’occultismo l’affascinarono a volta a volta, ma nessuna di queste passioni distrusse mai le altre». Come ad altre dello Schurè, non nuoce in certo senso a questo volume una soverchia facilità di scrittura ed eccessiva propensione al sentimento. Esso è tuttavia una testimonianza importante di certo romanticismo, aperto forse fin troppo a taluni gusti occultistici ed orientaleggianti, ma che pure ebbe il suo peso nella cultura dell’epoca, e, quel che più conta, una delle più dirette e rivelatrici espressioni della complicata personalità del suo Autore.
(Raniero Gnoli)
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