Discorsi sulla Torà
Autore/i: Pacifici Riccardo
Editore: Edito in proprio
presentazione di Elio Toaff, prefazione di Augusto Segre, della presente edizione sono state tirate 1250 copie di cui 50 numerate da 1 a 50, nostro esemplare N° 16, stampato a cura della famiglia con la partecipazione delle Comunità Israelitiche Italiane.
pp. XXXIII-294, 1 tavv. b/n f.t., copia con dedica e firma di Giuditta Pacifici Ornedo, Roma
Dalla presentazione di Elio Toaff:
«Conobbi il Rabbino Pacifici quando reggevo la Comunità di Ancona perché egli mi volle suo collaboratore in un’opera di bene. Si trattava di andare, nell’inverno del 1941, a celebrare un matrimonio di due ebrei, profughi nel campo di internamento di Guardiagrele in provincia di Chieti. Io accettai di buon grado di andare laggiù a compiere quella mizvà e poi feci al Rabbino Pacifici ampia relazione su quanto era avvenuto e sulla vita dei profughi in genere. Egli infatti si occupava intensamente in quell’epoca della sorte degli ebrei profughi in Italia, collaborando con tutte le sue energie, con la sua grande intelligenza ed il suo grande cuore pieno di calore umano ed ebraico, con la Delasem, l’organismo che si preoccupava d’assistere gli ebrei emigranti sfuggiti alla grande caccia all’ebreo che in quei tristi anni Hitler aveva organizzato in Europa.
Sembra quasi incredibile che egli, che tante vite salvò dalla deportazione e dalla morte, sia poi egli stesso caduto nelle mani degli assassini.
Ma – come egli stesso ci ha insegnato – “bisogna famigliarizzarsi con le strane, talvolta eroiche, tal altra tragiche vicende… e così perché deve essere così perché così esige la funzione d’Israele”.
Grave manchevolezza sarebbe stato lasciare un patrimonio di idee così elevate e nobili affidato solo agli allievi od agli ebrei che ebbero la ventura di averlo Maestro di ebraismo e di vita. La pubblicazione viceversa delle sue lezioni sul Pentateuco oltre ad essere un doveroso omaggio alla sua memoria, è un gran de contributo alla divulgazione di quelle idee che in Rav Pacifici trovavano un appassionato assertore.
Se la “Emunà” ebraica che si irradia dalle parole del Maestro potesse tradursi nell’improprio termine di “fede” noi potremmo affermare che questa pubblicazione è suscettibile di rinvigorire e rafforzare la fede di chiunque la legga e la mediti. Ma la “Emunà” è qualche cosa di più che la semplice fede; essa è riconoscimento del Signore, Giudice di tutto l’Universo ed in particolare del popolo ebraico; Giudice severo ma giusto, le cui azioni sono sempre ispirate dall’amore anche quando impongano sacrifici e rinunzie, sia pure sacrificio della stessa vita.
II Forse il Rabbino Pacifici era presago della sua fine tragica del suo prossimo martirio e per questo ha voluto lasciarci un insegnamento che è quasi un testamento spirituale per i suoi figli e per noi tutti, un testamento nel quale egli afferma la necessità ad un certo momento della vita ed in determinate circostanze, di “abbandonarsi al Signore con fiducia”. Il che non significa rinuncia alla propria attività, al naturale istinto di conservazione per un fatalistico atteggiamento di passiva rassegnazione, ma abbandono fiducioso di sé stessi al Signore, quando esaurita ogni possibile attività da parte no stra non rimane che ricorrere alla fede in Lui per non perdere la necessaria serenità e tanto meno la fiducia nell’avvenire.
La vita del Rabbino Pacifici è stata degna del suo insegnamento e la sua fine gloriosa ha coronato nel modo più tragico, ma anche più sublime, una esistenza esemplare, tutta dedicata all’altissima missione di Maestro, di educatore e di guida del popolo d’Israele.
Meditando le pagine che seguono, ogni lettore potrà trovarvi l’ispirazione ad una elevazione spirituale che lo avvicinerà agli ideali d’Israele, un testo di saggezza, di onestà e di fede ebraica in ogni tempo attuale ed un esempio magnifico di dignità, di generosità e di abnegazione.» (Elio Toaff – Rabbino Capo di Roma Roma, 5728-1968)
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