Dipendenza Economica e Sviluppo Capitalistico in Israele – Analisi e Struttura dello Stato Sionista
Autore/i: Facchini Enrico; Pancera Carlo
Editore: Franco Angeli Editore
presentazione e introduzione degli autori.
pp. 320, nn. tabelle b/n, Milano
La pur considerevole pubblicistica su Israele, sia essa improntata da una aprioristica difesa del sionismo o da una più oggettiva considerazione dei fenomeni sociali, ha per lo più investito il livello storico e politico, dedicato scarsa attenzione alla struttura economica. Il presente volume ha appunto il merito di colmare questa lacuna conducendo un’analisi complessiva dell’economia israeliana all’interno di un schema interpretativo che n e coglie le interrelazioni con il livello sovrastrutturale e politico. Ne risulta dimostrata l’impossibilità di dare di Israele una definizione univoca. La convivenza di situazioni neocoloniali accanto a fenomeni tipici di un capitalismo sviluppato, la particolarità di un paese che si fonda imprescindibilmente su aiuti esterni ma che dispone di spazi di autonomia relativamente molto ampi, configurano infatti il caso peculiare di un sistema che, se si sviluppa entro gli ambiti definiti da una dipendenza economica complessiva, non può essere considerato come un’economia dipendente in senso classico.
Israele è l’unico esempio di paese in cui il capitale estero, erogato prevalentemente sotto forma di donazioni e sussidi ad organi «pubblici» da parte di privati assai più che di governi, ha assolto una funzione fondamentale di sviluppo, anzichè essere un fattore di sfruttamento economico e di sottosviluppo. Inoltre il controllo esercitato dagli apparati burocratici ed amministrativi dell’afflusso e dell’allocazione degli aiuti esteri ha conferito sin dall’inizio ad organismi non privati il ruolo trainante dello sviluppo economico, pur in un quadro finalizzato al profitto secondo criteri privatistici – con la conseguenza, atipica dal punto di vista capitalistico, che per tutta una fase l’agricoltura è stato un settore più moderno e razionalizzato che non quello industriale. Ciò ha comunque storicamente favorito la valorizzazione in senso capitalistico di quote sempre maggiori di capitale sociale globale e ha stimolato l’evoluzione di strutture private verso livelli industrialmente più avanzati.
Questo processo ha portato il regime sionista ad avvalersi della sua relativa autonomia per promuovere una propria strategia espansionistica. Infatti, la necessità di ridurre le ingenti importazioni di capitali e di beni sollecita Israele ad allargare la propria base industriale ed alla conseguente ricerca di nuovi mercati che assorbano l’accresciuta produzione ed in parte attenuino i costi di importazione di fattori produttivi. Ciò spiega la sua politica nei confronti dei territori arabi occupati e più in generale il suo ruolo specifico in Medio Oriente di paese «di frontiera» nel quadro dei rapporti di forze internazionali che regolano la tormentata vicenda di questo scacchiere.
E. Facchini si occupa di economia e politica agraria; ha curato la traduzione in Italia di vari importanti testi economici anglosassoni.
C. Pancera è uno studioso di problemi storici; ha curato tra l’altro la prima raccolta in volume di scritti arabo-palestinesi pubblicata in Italia, La lotta del popolo palestinese (1969).
Argomenti: Capitalismo, Economia, Medio Oriente, Potere Politico, Sistema Politico, Sociologia,