Difesa della Luna
E altri argomenti di miseria terrestre
Autore/i: Ceronetti Guido
Editore: Rusconi
prima edizione.
pp. 212, Milano
Forse sarà una morte pompeiana. Potremmo dirci fortunati. Una esecuzione ben preparata è veloce.
Chi sa se qualcuno, scavando, ritroverà il guardiano notturno due volte addormentato, il neonato cesareo sul proprio taglio, il biologo prolungato dal microscopio, il soldato quasi sopra la mina appassita, l’ingegnere a cavallo di due fiumi deviati, la famiglia davanti al televisore con il documentario su Sodoma ammutolito, il capo carismatico che trasporta una folla volata via, il torturatore con un frammento d’unghia tra le dita, il collaboratore scientifico con l’articolo appena incominciato, Fiducia nell’uomo, Jeckill nell’atto di diventare Hyde, l’uccisore di foche appena nate con il randello alzato, e metterà le preziose scoperte, statuificate dal gesso, sotto un tendone archeologico, dove topi focomelici e termiti storpie verranno la domenica mattina ad ammirare gratuitamente il Cammino dell’Uomo? L’Angelo tace i suoi progetti, ma dappertutto si sente che è pronto.
Ci sono stati viaggi sulla luna, solo per dare alla terra un supplemento di segni malaugurosi (astrologi, interpretate), per mostrare che il gesto dello Sterminatore può essere così aristocraticamente largo da sfiorare, mentre va stringendo la terra in una mortale carezza, con i polsini inamidati la luna.
La luna interessando ormai poca gente, anche il segno che ci è stato dato è rimasto muto. La verità squarciata è che abbiamo meno scorte di acqua e di ossigeno che immaginazione per distruggerne e contaminarne. Chi è sulla terra per capire e non per delirare lo sa. Tuttavia, la tentazione naturale di consolarsi col verso greco adespota che è in Suetonio, Morto me vada pure a fuoco tutto, dev’essere allontanata.
Molti sedentari, dove hanno la libertà di farlo, passano al nomadismo, per non essere sorpresi in casa, perché sentono le case come trappole aperte. Non hanno torto, ma qualcuno, a Samarcanda, li aspetta.
lo preferisco la casa, e ai nuovi nomadi i vecchi. La casa umana, prigione-elisir, trappola di elezione, è la più adatta ancora, chiudendone il disperato bisogno, al pensiero da rigirare infinitamente, da liberare per il suo cerchio. Se c’è nella casa un pensiero pensato bene, il più amorosamente sfiduciato e sprezzante, la luce che non abbiamo trovato e non troveremo filtra dal filo della porta, e lì resta.
Per poter fornire questo risvolto, Guido Ceronetti è nato a Torino nel 1927. Da allora sta fabbricando un tappeto di traduzioni in versi di antichi testi, al cui riparo si sforza d’intrecciare tutti i fili che, in certi modi variati e disposti, permettono di distinguere il linguaggio orfico dalla benzina e dalle statistiche. Finora ha fatto: gli Epigrammi di Marziale, i Salmi, le Poesie di Catullo, Qohélet o l’Ecolesiaste, le Satire di Giovenale (tutto edito da Einaudi) e pensa di abbandonare il doppio pedale, latino-ebraico, per il solo ebraico, essendo scritto che il Dio di Giacobbe è un Dio geloso. Sempre da Einaudi, ha stampato i pochi suoi versi, certamente incominciati prima del 1927 e continuanti nella scarsezza: Poesie, frammenti, poesie separate. Lavorando a questi saggi di spazio e d’inquinamento, ha scoperto la sua imperiosa vocazione di pestigrafo.
Argomenti: Luna e Culto Lunare,