Diario Occulto
Autore/i: Strindberg August
Editore: Rizzoli
scelta a cura di Torsten Eklund introduzione, traduzione dallo svedese e note di Marco Scovazzi.
pp. 168, Milano
Devo partire?
Penso che qui sto disturbando,
e da questa abitazione partono fili invisibili,
che emettono inavvertibili onde sonore,
capaci, tuttavia, di giungere a segno…
Il Diario Occulto di Strindberg, inedito fino ad ora, è certamente uno dei documenti più vivaci e originali che si possano leggere sulla vita intima di uno scrittore. Le annotazioni del diario iniziano nel febbraio 1896 e sono brevi appunti relativi a “fatti strani” che occorrono al poeta, talvolta strani solo perché in essi Strindberg “legge” dei “messaggi”.
La presente scelta del diario – non ancora pubblicato integralmente – è circoscritta ai fatti strani che Strindberg annota con maggior ampiezza a partire dal 1900, dopo la conoscenza con Harriet Bosse, che diverrà sua moglie per breve tempo nella realtà e ben più lungamente nelle visioni e negl’incubi del poeta. Una sorta di rapporto occulto – o occultistico – che tormenta l’uomo: egli non sa liberarsi della presenza costante dell’odio-amore che lo lega alla donna e si sfibra e consuma alle visite e agli amplessi “a distanza” di lei nel sogno e nel sonno. Immagini e personificazioni archetipiche, potrebbe dire uno psicologo analista, l’“ombra” dell’autore di Verso Damasco – che è proprio di quegli anni. Una simile tensione, che già aveva caratterizzato la vita matrimoniale dei due, pare ora riversarsi e invadere la realtà oggettiva del rapporto fra Strindberg e la Bosse – i quali erano rimasti in contatto dopo il divorzio. Il curatore svedese Torsten Eklund ha arricchito il diario con le note autobiografiche – posteriori di una trentina d’anni di Harriet Bosse e le lettere di Strindberg a lei e viceversa, che servono a creare uno spazio reale attorno a quelle annotazioni allucinate e valgono nel loro contrappunto a rilevarne la portata reale e sofferta.
Johan August Strindberg (Stoccolma 1849-1912), uno dei massimi fondatori del teatro moderno, spirito complesso e tormentato, non ha mai smesso di stupire, affascinare, interessare. Il lettore d’oggi, dopo le esperienze spirituali di due guerre e le acquisizioni del surrealismo, dell’espressionismo, dell’esistenzialismo e della psicologia del profondo, può penetrare appieno il sortilegio anticipatore della arrovellata sensibilità che in queste pagine si rivela.
Si può dire che tutta la vita di Strindberg sia stata dominata dal rancore verso la società e da un acuto sentimento di esclusione. Approdò al successo nel 1879 con il romanzo La stanza rossa. La polemica antifemminista e antiborghese di Sposi gli costò nel 1884 un processo dal quale fu assolto ma che lasciò profonda traccia nel suo animo. Visse una esistenza estremamente tesa e sofferta in cui, a rari momenti di gioia creativa, seguirono periodi di accentuato disorientamento con peregrinazioni attraverso l’Europa e fragili entusiasmi ideologici.
Fallito il primo matrimonio con la nobile Siri von Essen, sposò l’austriaca Frida Uhl. Anche un terzo tentativo matrimoniale con l’attrice Harriet Bosse ebbe esito infelice.
Fra i suoi capolavori, La contessina Giulia e le stupende e severe prove del “teatro da camera” come Incendio, Pasqua, Lampi, Danza macabra. Verso Damasco, sorta di sacra rappresentazione laica, è considerata come una delle massime prove dell’espressionismo teatrale europeo.
Argomenti: Letteratura, Poesia, Psicologia,