Diario Indiano
Titolo originale: Indian Journals
Autore/i: Ginsberg Allen
Editore: Arcana Editrice
seconda edizione, traduzione di Fernanda Pivano, disegni dell’autore.
pp. LVII-238, illustrazioni b/n, Milano
Quando, nel 1962-63, durante la sua permanenza in India, scrisse questo Diario, Ginsberg non pensava alla sua pubblicazione. Si tratta infatti di “appunti schizzi frammenti di sogno pensieri notturni fantasticherie pomeridiane istantanee Kodak ottiche e verbali: inni a Kali, frenesie politiche… stramberie… frammenti di conversazione… ” alla cui cura editoriale Ginsberg si dedicò solo anni dopo “come un solitario lavoro manuale dell’io”, aggiungendovi foto e disegni.
Libro fondamentale per capire l’evoluzione del poeta principe della beat generation, quello che in esso affascina il lettore non è solo la cronaca di un viaggio fra santoni e mendicanti, fumerie d’oppio e recinti crematori, poeti di strada e asceti solitari, ma soprattutto la descrizione dell’impatto di un io tormentato con una realtà diversa, dalla quale attendersi soluzioni esistenziali e attingere disperate speranze.
Allen Ginsberg classe 1926, americano e figlio di un insegnante e di una comunista di origine russa, amico di Jack Kerouac e William Burroughs, poeta, vive la grande stagione beat a New York e a San Francisco, dove entra in contatto col Buddismo, cui aderisce. Processato e poi assolto per il poema visionario Howl, nel 1961 pubblica Kaddish And Other Poems, volutamente scritto sotto l’effetto degli allucinogeni, Reality Sandwiches, Planet News, The Fall Of America, in chiave antimperialista. La sua poesia, in cui confluiscono impegno politico e meditazione spirituale, è fra le più significative della generazione che ebbe la sua massima espressione negli anni ’60 e 70, anche attraverso la musica.