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Degli Errori e delle Verità

di
Editore: Edizioni CONOSCENZA
Informazioni: introduzione, traduzione e note di Ovidio La Pera. - pp. XLIII-360, Firenze
Stampato: 1964-01-01
Codice: 500000005210

Dall'introduzione di Ovidio La Pera:
«L. C. de Saint-Martin era solito definirsi Filosofo incognito, e mentre nei vari paesi del Nord-Europa è largamente conosciuto in quanto la sua opera ha avuto una certa diffusione, in Italia, ad eccezione che per pochi “addetti ai lavori”, possiamo considerarlo tale.
Della sua vasta produzione, per la quale rimandiamo il lettore alle pagine bibliografiche, la presente opera “Degli Errori e della verità” è stata la prima da lui scritta e pubblicata ad Edimburgo (Lione) in 8° nel 1775, spinto più che dalla propria volontà, dal consiglio dei suoi amici, a seguito dell'indignazione provata alla lettura di uno scritto di Boulanger, il quale affermava che le religioni erano nate a seguito della paura causata negli uomini dalle catastrofi della Natura.
Con questo libro, talora enigmatico, il Saint-Martin, in risposta al Boulanger, mostra come nella natura stessa dell'uomo risieda la conoscenza sensibile di una Causa attiva e intelligente, vera sorgente di allegorie, di misteri, di istituzioni e di leggi.
Ma le sue affermazioni furono trattate dalla scuola del barone di Holbach, attraverso la voce di Voltaire, come insensate e assurde; e causarono un preteso Seguito degli Errori e della verità, Salomonopolis (Parigi) in 8°, apparso alcuni anni dopo e che il Saint-Martin denunciò come fraudolento e contaminato dal vizio dei falsi sistemi che combatteva; in effetti, egli aveva affermato, nell'opera di cui trattiamo, che la volontà costituiva la facoltà essenziale e fondamentale dell'uomo, ed era smentendolo che si osava interpretarlo, allorché si diceva che la volontà non è che una modificazione del cervello attraverso la quale l'uomo è disposto a mettere in gioco i suoi organi. Affermazione questa, tipica delle dottrine materialistiche che si andavano diffondendo.
È da chiedersi dove il Saint-Martin abbia attinto le sue conoscenze per confutare tutti gli errori che la scienza del suo tempo andava accumulando nell'intento di dare delle risposte agli infiniti quesiti che il mondo sensibile ha sempre posto.
Troppo semplicistico sarebbe limitarsi a dire che tali conoscenze gli derivavano dalla Dottrina di Martinez de Pasqualis  del quale era stato segretario, in quanto, come egli stesso afferma nella sua prefazione all'opera, per una tale impresa necessitano delle risorse più che ordinarie, ma quali siano queste risorse non ce lo spiega.[...]»

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