Paolina Bonaparte l'Amante Imperiale
di Spinosa Antonio
Editore: Rusconi
Prezzo: € 16,00
Informazioni: pp. 352, Milano
Stampato: 1980-01-01
Codice: 500000002927
Esclusi i giorni della nascita e della morte (il 20 ottobre 1780 e il 9 giugno 1825) che furono due venerdì - e non poteva essere diversamente per chi era destinata ad essere ricordata come la Venere Vincitrice (anche grazie al monumento di levigatissimo marmo firmato da Antonio Canova) - tutti gli altri giorni della vita di Paolina Bonaparte furono domeniche: giorni colmi di feste, di piaceri, di intrighi amorosi, di avventure diplomatiche e mondane. Incantevole, insaziabile, sfrenata, imperiosa, Paolina fu definita «una amorosa superba destinata ad entrare nella storia come un Don Giovanni in abiti femminili». Di Don Giovanni ebbe l'intelligenza e l'impudenza libertina; due volte sposa, ma collezionista di amanti (l'ultimo fu il musicista catanese Giovanni Pacini), un giorno, femminista ante litteram, proclamò con giacobina fermezza: «Il matrimonio è per le donne qualcosa cui non si può sfuggire, ma l'amore è ben altro. L'amore è un nostro diritto, anche se purtroppo è ancora chiuso dentro la Bastiglia. Noi donne avremo mai il nostro 14 luglio?».
Antonio Spinosa, nel descrivere la parabola della vita di Paolina sullo sfondo della storia europea della fine del '700 e del primo '800, dipinge, dentro una cornice barocca, una tela gotica in cui domina l'erotismo.
La fiaba di Paolina, ricostruita con un intrecciato contrappunto su quella del fratello Napoleone, viene inserita da Spinosa nell'articolato romanzo storico e di costume che coinvolge l'intera famiglia Bonaparte, con i suoi spericolati personaggi. (compresi la madre Letizia, i fratelli Luciano e Giuseppe, le sorelle Elisa e Carolina) passati dallo smanioso decoro della piccola nobiltà còrsa di Ajaccio ai fasti europei della regalità imperiale.
Sartina, attrice a Marsiglia in spettacoli per marinai, protagonista di un “matrimonio di guarnigione” celebrato in Lombardia nel 1797, moglie irrequieta del governatore dell'esotica San Domingo in preda nel 1801 alla febbre gialla, vedova allegra che accetta per ragion di Stato (i buoni rapporti tra Francia e Chiesa cattolica) di risposarsi con il sessualmente tiepido principe Camillo Borghese, disinvolta duchessa di Guastalla che vende il ducato per sei milioni di lire milanesi, Paolina dimostrerà, alla fine, di possedere, unico angelo consolatore del fratello nell'esilio elbano, umanità, maturità e saggezza. Al fratello, Paolina è sempre stata profondamente legata; la sua alcova è stata il “gran canale diplomatico dell'impero”; di Napoleone, Paoletta è stata una confidente, un'amica e una spia così instancabile e accentratrice che i maligni hanno ipotizzato l'esistenza tra i due di un rapporto incestuoso. Che tempestosa e sismica esistenza quella di Paolina Bonaparte Leclerc Borghese! Antonio Spinosa, narratore ironico ed elegiaco, storico spregiudicato e arguto, tratta, tuttavia, questa materia da tragedia greca con l'impertinente sapienza di un Giraudoux.
La fiaba storica di Paolina s'intreccia intimamente con la vita di Napoleone. Giovanissimi, i due fratelli appaiono subito chiamati ai ruoli del grande guerriero e della irresistibile seduttrice. Il segno che essi lasciano nel mondo è immortale, e sarà Canova a fissare col bronzo e col marmo i loro caratteri nelle sembianze di due divinità, di Marte e di Venere. Se Napoleone, come invasore di terre e prodigioso, non meno portentosa è Paolina come espugnatrice di cuori. Conquistare è il loro destino.
Fratello e sorella possono sembrare diversi fra loro, ma in realtà sono l'uno il riflesso dell'altra. Napoleone è un personaggio ossianico. Egli è indifferente alla morte, perché il suo fine ultimo è il potere o nulla. Paolina è un personaggio sadiano. Ella è indifferente alla vita, perché il suo fine ultimo è il piacere o nulla.
Paolina non ha regni da difendere, e felice della sua libertà. Ed è libera di amare chiunque, di disporre comunque del proprio corpo contro l'esclusivismo dei maschi e le strettoie della morale. E libera di non fermarsi mai troppo a lungo in nessun luogo, in nessuna città, si chiami Parigi o Roma. Vera machine à mouvement va peregrinando da una stazione termale all'altra, da una spiaggia della Costa Azzurra a un borgo montuoso della Provenza, per illudersi di guarire dai suoi mali e per bizzarria. Napoleone intuiva quanto fosse innocuo il delirio psico-motorio d'una sorella inquieta e futile rispetto alle feroci ambizioni e alla sorda rapacità degli altri familiari. Elisa fu granduchessa di Toscana, Carolina fu regina di Napoli. Ma esse furono ben inferiori a Paolina per sentimenti e sembianze, per numero d'amanti. Elisa e Carolina sono passate alla storia, Paolina è salita nella leggenda.
Antonio Spinosa, giornalista e scrittore, è stato inviato speciale del «Corriere della Sera» e de «Il Giornale nuovo». Attualmente dirige a Napoli il quotidiano «Roma». Ha firmato numerose inchieste socio-politiche sul Mezzogiorno d'Italia, raccolte poi in Terzo mondo siamo noi (1974) e Ultimo Sud (Premio Estense 1977). Altre sue opere: Storia delle persecuzioni razziali in Italia (1951), Diario di un'inquietudine (1959), Dottor Schweitzer e dintorni (1960), L'ABC dello snobismo (1968), Come si vive in Italia (1969), 'Ndrangheta, la mafia calabrese (1978).
Il volume è disponibile in copia unica
Argomenti: Biografie, Donna, Storia di Donne,