Storia di Roma Arcaica - (Le Antichità Romane)
Titolo originale: Antiquitates Romanae
di Dionisio di Alicarnasso
Editore: Rusconi
Informazioni: prima edizione, introduzione e cura di Floriana Cantarelli, cartine di Riccardo Orsolano, indici a cura di Elisa Esposito. - pp. 1136, numerose tavole b/n f.t., numerose cartine b/n, Milano
Stampato: 1984-01-01
Codice: 500000007382
Di Dionisio di Alicarnasso conosciamo pochissimi dati biografici certi, tutti desunti da riferimenti contenuti nelle sue opere. Sia la data della nascita che quella della morte sono sconosciute e possono solo essere supposte con un certo margine di probabilità: tra il 60 ed il 55 a.C. per la nascita e probabilmente poco dopo l'8 a.C. per la morte, data della pubblicazione della sua opera storica. I dati salienti riguardano il suo trasferimento a Roma e la sua permanenza. La ragione primaria del trasferimento a Roma nel 30 a.C. fu la sua intenzione di occuparsi delle origini e della storia più antica di Roma, che erano poco note ai Greci. A Roma, Dionisio fu professore di retorica e di critica letteraria, ebbe modo di frequentare l'ambiente dell'aristocrazia senatoria e di avere a disposizione memorie e materiali documentari conservati dalle principali famiglie, che costituirono, accanto all'annalistica ufficiale, la base essenziale per la stesura dell'opera storica. La sua ulteriore produzione letteraria superstite è costituita da una serie di saggi, lettere, brevi trattati di retorica o di critica letteraria, riuniti sotto il nome di Opuscoli retorici, di notevolissima importanza per le nostre conoscenze sulla storiografia e l'oratoria antica e per il loro contributo all'analisi stilistica come mezzo per l'attribuzione di un'opera a un autore.
«L'opportunità di una nuova traduzione italiana della Storia di Roma arcaica emerge direttamente dai limiti oggettivi della preesistente traduzione dell'abate M. Mastrofini (Le antichità romane di Dionigi d'Alicarnasso, Milano 1823); essa infatti dipende molto più dalla versione latina che dall'originale greco (e si noti che anche le contemporanee versioni nelle altre lingue sono sostanzialmente rifacimenti delle versioni preesistenti, a loro volta basate sulle versioni latine circolanti dal Rinascimento); inoltre la lingua italiana dell'inizio del XIX secolo non è certamente più adeguata e lo stile prescelto appare solenne e aulico anche là dove l'Autore si esprime nel modo più chiaro e immediato. Per quanto concerne questa versione, l'aspetto letterario dell'opera può risultare nel complesso più o meno sminuito; si è tuttavia cercato di rendere conto delle scelte stilistiche operate da Dionisio per attuare le sue finalità psicologiche e drammatiche particolarmente nei dialoghi e nei discorsi. Negli apparati è parso prioritario dare uno spazio massimo a quegli strumenti (introduzione, bibliografia, sommari, indici) che possano facilitare l'orientamento del lettore di fronte ad un testo d'eccezionale complessità. Nelle note ci si è limitati pertanto, in linea di massima, a fornire, oltre ai rimandi interni e alle indicazioni dei passi paralleli di Livio (già elaborati nelle edizioni esistenti), il significato dei termini e degli attributi che nel testo compaiono nella forma greca e Ì dati essenziali circa gli Autori via via menzionati o citati da Dionisio.» (F.C.)
In copertina: «La lupa con Romolo e Remo». A sinistra si intravede Faustolo; sullo sfondo il fico ruminale; a destra le iniziali del nome del magistrato monetale Sex(tus) Po[mpeius Fostlus] (ca. 124 a.C.). Nell'esergo Roma (Rovescio di denario: G.G. Belloni, Le Monete Romane dell'Età Repubblicana. Catalogo delle Raccolte numismatiche del Civico Museo Archeologico di Milano, Milano 1960, n. 532, p. 55).
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Argomenti: Antichità, Antiche Civiltà, Antichi Costumi, Antica Roma, Storia di Roma Antica,
Segnaposto: Dionisio-di-Alicarnasso,