Ho Vinto il Trac
di de Courberive Jean
Editore: Edizioni Paoline
Prezzo: € 22,00
Informazioni: seconda edizione, introduzione dell'autore, traduzione di A. Bernardini. - pp. 152, Roma
Stampato: 1955-04-01
Codice: 500000006895
Cos'è il trac? Una varietà della timidezza una paura senza vergogna, un complesso d'inferiorità, insomma, caratterizzato da fenomeni fisico-psichici refrattari ad ogni ragionamento. Molti sono colti da questo sentimento ansioso soprattutto quando debbono affrontare il pubblico: attori, cantanti, conferenzieri, professori, studenti interrogati in classe o nell'attesa dell'esame, musicisti, persone che aspettano un colloquio e, perchè non dirlo signorine e giovani ai loro primi appuntamenti d'amore, Sembrerà paradossale, eppure molti artisti furono dei timidi. La Signora Bartet ha provato il trac fino al termine della sua lunga e brillante carriera teatrale. Cicerone fu un grande timido tantoché non riuscì a pronunciare il migliore discorso di tutta la sua lunga carriera d'oratore: il «pro Milone».
Nei violinisti questo complesso ha un effetto li induce involontariamente ad elevare il suono del loro strumento per lo spasmo dei muscoli flessori dovuto appunto al trac; a chi parla tronca la parola e pare mozzi il fiato ingenerando un senso di costrizione toracica, epigastrica e laringea, congiunto ad una specie di vuoto mentale con evidenti analogie con la vertigine.
Di questo insolito tormento parla il De Courberive iniziando il suo discorso dal nervoso e dalla timidezza di cui il trac non è che una forma.
Ma la sua pagina si fa più lucida e interessante quando indica i mezzi per vincere questo seccante complesso d'inferiorità, di cui, per altro, e non solo a titolo d'incoraggiamento, valuta saggiamente tutti gli aspetti positivi. Non tutti, forse, sanno che a volte il trac crea la grande oratoria.
Certo, i mezzi che l'Autore suggerisce non sono esattamente quelli del vecchio artista che, soggetto a trac cronico, affrontava suo pubblico dicendogli (mentalmente s'intende) la parola di Cambronne e caricando poi come un soldato a cavallo, o il motto di Stendhal: «Il carattere della forza è di infischiarsi di tutto e di andare avanti». Egli si attiene ai dettami di una sana e provata igiene del corpo e dello spirito. E se è vero che le idee-forza abbiano una specie di magico potere (ricorda Filippo, l'eroe di Barrès, che collezionava le formule di energia per divenire un «audace»), è indubbio che nel cristianesimo - pur prescindendo da insperati ausili ad esso solo possibili - c'è un incomparabile sistema di idee-forza che hanno sui timidi effetti sorprendenti.
Il volume è disponibile in copia unica
Segnaposto: Jean-de-Courberive,