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Storia dell'Europa Moderna - 5 Volumi in Cofanetto

1 - L'Europa del Settecento, Storia e Cultura • 2- La Rivoluzione Industriale Inglese • 3 - La Rivoluzione Francese • 4 - La Rivoluzione Russa dal 23 Febbraio al 25 Ottobre • 5 - L'Europa del Novecento, Storia e Cultura

di
Editore: Editori Laterza
Informazioni: vol. 1 pp. 424, vol. 2 pp. 400, vol. 3 pp. XIII-688, vol. 4 pp. 424, vol. 5 pp. XI-560, illustrazioni in bianco e nero, Bari
Stampato: 1969-11-01
Codice: 500000006652

Volume 1 - L'Europa del Settecento, Storia e Cultura
Titolo originale: Europe in the Eighteenth Century. Aristocracy and the Bourgeois Challenge
Traduzione di Pietro Negri

Come tutti i volumi della fortunata Weidenfeld & Nicolson History of Civilisation, questo libro di George Rudé offre un quadro della civiltà europea del XVIII secolo in cui l'ampiezza della rappresentazione non va a scapito della precisione e della vivacità dei particolari. Anzi l'allargarsi dell'orizzonte permette di individuare con maggiore facilità le forze che portarono l'Europa in meno di un secolo dall'assolutismo di Luigi XIV alla rivoluzione sociale e politica in Francia e a quella industriale in Inghilterra.
I protagonisti di questa storia sociale sono: l'esplosione demografica, la rivoluzione agraria e quella industriale, lo sviluppo di una borghesia opulenta, l'Illuminismo e il «dispotismo illuminato», la sfida alla monarchia e all'aristocrazia, la protesta popolare, l'espansione commerciale e le guerre coloniali, le tensioni e i conflitti tra le nazioni e all'interno di ciascuna di esse. Fenomeni e contraddizioni che in alcuni paesi, ma non in tutti, portarono a soluzioni rivoluzionarie.
Nella parte conclusiva Rudé, che è ben lontano dal considerare la storia dell'Europa del Settecento come una unica grande premessa alla Rivoluzione francese, mostra quali motivi provocarono l'89, agendo in Francia più che in altre nazioni.

George Rudé insegna Storia alla Sir George Williams University di Montreal. Tra le sue opere ricordiamo: The Crowd in the French Revolution; Paris and London in the Eighteenth Century: Studies in Popular Protesi; Debate on Europe 1815-1850.

Volume 2 - La Rivoluzione Industriale Inglese
Titolo originale: The Industrial Revolution and Economic Growth
Traduzione di Vera Zamagni

«È importante non confondere la metodologia con l'ideologia... Purtroppo, rendere la storia economica più scientifica e meno ideologica viene considerato un atto polemico da diversi gruppi di storici», sostiene Hartwell: questa è la convinzione che fa da supporto principale alla ricostruzione e alla interpretazione di quel grande fenomeno che fu la rivoluzione industriale in Inghilterra.
Questa rivoluzione, in cui si e soliti vedere la nascita del capitalismo moderno, assume un volto totalmente nuovo se la si esamina, come Hartwell fa, in termini di crescita economica: essa appare in realtà non come una frattura con il passato, bensì come un momento, anche se di grande «discontinuità », della evoluzione generale dell'economia europea. In termini di pura crescita, al costo umano che questo sviluppo richiese corrispose d'altra parte un risvolto positivo che gli storici hanno spesso trascurato: il superiore livello d'istruzione, una legislazione più articolata, un aumento reale del livello di vita e un progresso delle classi lavoratrici sotto ogni aspetto.
La produzione crebbe più rapidamente della popolazione, e se le condizioni sociali in Inghilterra erano certamente ancora molto basse alla metà dell'800, esse risultavano pure molto più alte di quanto fossero nel secolo precedente e in tutto il resto dell'Europa.
Hartwell non nega che possa essere oggetto di polemica la «qualità» della vita imposta dalla rivoluzione industriale alla classe operaia, nonostante il più alto tenore di vita raggiunto, ma osserva: «Questa è un'altra storia, anzi è addirittura un altro libro».

Hartwell è fellow del Nuffield College e Reader in storia economica contemporanea all'università di Oxford.

Volume 3 - La Rivoluzione Francese
Titolo originale: La Révolution française
Traduzione di Silvia Brilli Cattarini e Carla Patanè

In questa nuova storia della Rivoluzione francese dal 1789 al 1799 l'evento rivoluzionario viene esaminato in una ricostruzione di «lungo periodo», senza considerarne «inevitabili» le modalità.
Per il primo aspetto la Rivoluzione viene riportata al largo arco di storia europea che parte dalle università italiane del XVI secolo e dalle trasformazioni che il loro influsso generò nell'etica del Vecchio Mondo, e arriva all'Illuminismo e alla diffusione di quella cultura in nuovi strati sociali e in nuovi paesi.
Per il secondo aspetto viene restituito al fatto rivoluzionario, all'«evento», il suo specifico ruolo di creatore di discontinuità storica.
Senza il cattivo raccolto del 1788, che influì così profondamente sulla mobilitazione delle masse rurali, quale sbocco avrebbe trovato la crisi della società francese?
Alla Rivoluzione concepita come un tutto unico viene contrapposta l'idea di uno scontro fra rivoluzioni molteplici, attraverso le quali i vari ceti sociali cercano di far trionfare i propri interessi.
La valutazione dei vari episodi della Rivoluzione cambia completamente.
Il Terrore - che ha sempre accentrato l'attenzione e colpito le immaginazioni - è ridimensionato e collocato in secondo piano rispetto ai grandi periodi in cui risiede il significato più vero della Rivoluzione: l'Assemblea Costituente, con l'asserzione dei diritti dell'uomo e delle libertà politiche borghesi, e Termidoro e il Direttorio, con la costituzione dello Stato moderno e di una nuova classe dirigente.
Anche i «personaggi» principali sono visti con ottica diversa: Marat e Robespierre rivelano i loro limiti, mentre altre figure reclamano il rilievo che nei fatti ebbero ma che non sempre gli è stato dato: Barras e Sieyès, soprattutto, i fondatori e protagonisti del nuovo corso «borghese» della Rivoluzione dopo Termidoro.

François Furet (n. 1927) agrégé di storia, dirige il Centro di ricerche storiche all'École Pratique des Hautes Etudes, e collabora alle «Annales - Sociétés Economics Civilisations».

Denis Richet (n. 1927), dal 1952 agrégé di storia, èstato assistente alla Sorbona e maître de conférence: all'università di Tours. Attualmente è directeur d'études all'École Pratique des Hautes Etudes.

Volume 4 - La Rivoluzione Russa dal 23 Febbraio al 25 Ottobre
Titolo originale: Ruská revoluce
Traduzione di Luciano Antonetti

«Con la narrazione della storia della rivoluzione russa - scrive M. Reiman - ho voluto inoltre arrivare alla conferma di un'acquisizione metodologica; che, cioè, la scienza marxista non deve avere regioni proibite; non deve aver timore di descrivere il proprio avversario di classe o il proprio oppositore ideale così come essi furono, non deve cancellare dalla storia nessun avvenimento, nessuna personalità».
Questa «acquisizione metodologica» ha guidato il giovane storico cecoslovacco nel racconto degli avvenimenti che vanno dal 23 febbraio al 25 ottobre 1917 in Russia.
Il risultato è un quadro vivo e spregiudicato degli otto mesi destinati a scuotere profondamente la storia del nostro tempo, che mette a fuoco, al di là di ogni intenzione apologetica e senza reticenze, il ruolo svolto dai singoli dirigenti bolscevichi e dal partito nel suo complesso nel determinare il succedersi degli eventi che culminarono con l'instaurazione in Russia del primo Stato di dittatura del proletariato.
Quale fu il quadro sociale, economico, politico in cui si svolse la rivoluzione di Febbraio? quale ruolo ebbero le masse nelle fasi cruciali dell'anno '17 e come modificarono i propri atteggiamenti i partiti politici spinti dall'incontenibile pressione del movimento popolare? come e quando si precisò la concezione politica dei bolscevichi? quali le tesi che distinguevano Lenin da Stalin, Lenin da Kamenev, Lenin da Trockij e quali erano i termini del dibattito nel partito bolscevico prima della rivoluzione d'Ottobre?
Questi i temi che Reiman ha affrontato in questa storia della rivoluzione russa, utilizzando i materiali originali conservati negli archivi dell'Urss.
Sulle vicende che sono al centro della narrazione dello storico cecoslovacco e sugli sviluppi della rivoluzione del '17 in Urss esiste oggi una abbondante letteratura, tuttavia questa storia di Reiman è il primo contributo privo di posizioni aprioristiche che ci viene dalla storiografia dei paesi socialisti.
La rivoluzione russa, al suo apparire in Cecoslovacchia, ha avuto un gran numero di recensioni positive (tra l'altro su «Rude Pràvo», organo del Pcc e su «Novà mysl», mensile teorico del partito), ma nel dicembre del 1968 - un anno dopo la sua pubblicazione -, la rivista sovietica «Voprosy istorii Kpss» (Problemi di storia del Pcus) pubblicò una recensione durissima in cui condannava l'opera collegandola con tutto il movimento di idee seguito alla caduta del regime novotniano.

Michal Reiman è nato a Mosca il 14 luglio 1930. Ha compiuto i suoi studi parte in Cecoslovacchia e parte in Urss, dove si è laureato in storia nel 1954 presso l'Università di Mosca. È docente di storia nelle scuole superiori (di grado universitario) di Praga. Collabora con l'istituto di storia del socialismo di Praga ed è membro del consiglio di redazione della «Revue dejin socialismu» (rivista di storia del socialismo), organo dello stesso istituto. Attualmente è nella Germania federale per una serie di ricerche sulla storia centro-europea tra le due guerre.

Volume 5 - L'Europa del Novecento, Storia e Cultura
Titolo originale: Europe in the Twentieth Century
Traduzione di Iole Rambelli

La storia politica dell'Europa nel Novecento è incentrata sulla prima e sulla seconda guerra mondiale, sulle origini e le conseguenze di questi due conflitti che hanno completamente mutato il volto del vecchio continente.
George Lichtheim in questo libro spiega questi due momenti culminanti, allargando l'analisi a tutta la cultura europea. Il racconto segue il filo politico, economico e militare, ma al fine di chiarire come la società borghese-liberale si confronta con la prima guerra mondiale, come nascono e si sviluppano nazionalismo, fascismo e socialismo tra le due guerre, quali sono i moventi e i possibili sbocchi della nuova ricerca, da Joyce a Le Corbusier, da Korsch a Lévi-Strauss a Foucault.
Questa particolare attenzione rivolta alla civiltà europea nel suo complesso consente di spiegare le trasformazioni di vecchi valori sotto l'incalzare di obiettive contraddizioni storiche e di profonde evoluzioni culturali.
L'Autore supera così la consueta interpretazione del declino dell'Europa e coglie invece quelle radicali trasformazioni che esplodono originariamente nel nostro continente per coinvolgere la storia presente e futura di tutti gli uomini.

Nato in Germania, dove compì gli studi, George Lichtheim si trasferì poi negli Stati Uniti e, in seguito, in Inghilterra dove è vissuto fino alla morte. Fu Visiting Lecturer e Research Fellow nelle università di Columbia e Stanford. Tra le sue opere ricordiamo Marxism in Modern France, The Concept of Ideology and Other Essays, A Short History of Socialism, e, già tradotte in italiano, Le origini del socialismo, Il marxismo (Bologna 1970 e 1971).

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Libro che può recare eventuali tracce d'uso.

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