Tradizioni Orali non Cantate
Primo inventario nazionale per tipi, motivi o argomenti di fiabe, leggende, storie e aneddoti, indovinelli, proverbi, notizie sui modi tradizionali di espressione e di vita... di cui alle registrazioni sul campo promosse dalla Discoteca di Stato in tutte le regioni italiane negli anni 1968-69 e 1972
di Autori vari
Editore: Ministero dei Beni Culturali e Ambientali
Prezzo: € 140,00
Informazioni: a cura di Alberto M. Cirense e Liliana Serafini con la collaborazione iniziale di Aurora Milillo, premessa di Alberto M. Cirense. - pp. XXXI-704, Roma
Stampato: 1975-12-01
Codice: 500000006656
Dalla premessa:
« Come segnala il sottotitolo, quello che qui si presenta è il primo inventario su area nazionale di cui l'Italia disponga per le sue tradizioni orali non cantate, e più specialmente per i tipi, i motivi e gli argomenti di fiabe, leggende, storie ed aneddoti.
Ma qui va subito aggiunto che la qualifica di «primo» è per un verso relativa e per l'altro ambivalente: è relativa perché si riferisce soltanto al fatto che i documenti inventariati provengono da tutte le regioni italiane; ed è ambivalente perché vuol significare anche che si tratta soltanto di un passo iniziale. E converrà precisare meglio.
Per la cronologia (ma non soltanto per questa), nel settore dei repertori di fiabe la priorità in Italia spetta innanzi tutto a Gianfranco D'Aronco e immediatamente dopo a Sebastiano Lo Nigro i quali già nel 1953 e nel 1957 - raccogliendo anche le sollecitazioni di studiosi quali Vittorio Santoli, Paolo Toschi e Giuseppe Vidossi - ebbero il merito di applicare ai documenti favolistici di due regioni italiane, la Toscana e la Sicilia, quei criteri di catalogazione per tipi che sul piano internazionale erano stati proposti fin dal 1910 da Antti Aarne, e che nel 1928 Stith Thompson aveva ripreso e arricchito con la prima edizione di The Types of the Folktale, integrandoli poi, nel 1932-36, con la prima catalogazione per motivi, ossia con il Mozif-Index of Folk-Literature.
Ma per quanto negli indici regionali di D'Aronco e di Lo Nigro vi fosse la sollecitazione anche esplicita verso una moltiplicazione di analoghe imprese per altre regioni e, più oltre, verso un repertorio nazionale, non può certo dirsi che nei successivi vent'anni il panorama si sia arricchito con l'intensità e l'estensione che sarebbero state opportune: poco s'è avuto su piano regionale, e quasi nulla su area nazionale o almeno interregionale.[...] »
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