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I Ladri di Roma

1893 Scandalo della Banca Romana: Politici, Giornalisti, Eroi del Risorgimento all'Assalto del Denaro Pubblico

di
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
Informazioni: unica edizione. - pp. 340, Milano
Stampato: 1993-05-01
Codice: 978880437176

Fortemente indeciso se credere o meno nel contenuto del biglietto, Napoleone Colajanni, di tanto in tanto, lo tirava fuori dalla tasca e lo leggeva. C'era scritto: «Illustre onorevole, venga questa sera alle 10 nella prima sala d'attesa della Camera. Le verranno forniti dettagliati elementi su un gravissimo scandalo nel quale è coinvolto il governo». Più avanti il messaggio ammoniva: «Sono in gioco le sorti del paese». E concludeva: «Non manchi, l'aspetto. Un amico».

Per cent'anni esatti il crac della Banca Romana è stato considerato un classico esempio del malcostume politico-finanziario italiano. Anche se Tangentopoli gli ha ora sottratto alcuni primati, come quello del numero dei parlamentari coinvolti e della quantità di danaro rubato, il dissesto dell'istituto governato da Bernardo Tanlongo resta un insuperato paradigma della disonestà e dell'impudenza di una classe dirigente che pretendeva di porsi al di sopra delle leggi.
Pure allora si trattò di tangenti che venivano estorte dai rappresentanti della nazione (sovrani, primi ministri, deputati governativi e dell'opposizione, funzionari statali, giornalisti, padri della patria) e per pagare le quali il governatore della Romana fu costretto a stampare soldi falsi per milioni di lire addebitandone l'onere agli italiani da appena nove anni affrancati dalla tassa sul macinato.
Quasi a ricordarci che in Italia tutto cambia senza che nulla muti effettivamente, la vicenda di oggi e quella di ieri, pur distanti un secolo l'una dall'altra, presentano un parallelismo impressionante. Come accade per Tangentopoli, anche nello scandalo della Banca Romana la classe politica tramò per beffare la Giustizia. Oggi l'establishment incriminato tenta di emendarsi aggirando le leggi esistenti o fabbricandosene a tre propizie alla sua impunità; allora si salvò condizionando pesantemente la magistratura, prona e connivente, anche per via della sua appartenenza al medesimo ceto sociale della casta che era al potere.
Diversamente dal 1893, oggi manca lo scontro a colpi di dossier (con carte rubate, estorte o ricettate) tra i vertici dello stato che ebbe come protagonisti Giovanni Giolitti e Francesco Crispi. Un conflitto che offrì all'Italia lo spettacolo miserando di una dirigenza politica che liquidava il patrimonio ideale del Risorgimento e che suscitò negli intellettuali disperati interrogativi sul futuro del Paese. «Dove andiamo?» si chiedeva Pasquale Villari in quell'ambiguo, incerto 1893. Si poneva, sostanzialmente, la stessa domanda che angustia l'Italia del 1993.
Quello che seguì allo scandalo della Romana è sui libri di Storia. Ciò che accadrà dopo Tangentopoli spetta a noi tutti deciderlo. Per questo motivo non è inutile ricordare quanto capitò cent'anni addietro. Tutto cominciò quel sabato 10 dicembre 1892 quando Napoleone Colajanni ricevette un biglietto nel quale c'era scritto...

Enzo Magrì è nato a Catania nel 1931.
Laureatosi in legge, nel 1957 abbandonò la Sicilia per Milano dove l'anno successivo entrò al «Giorno». Cronista per dodici anni, nel 1969 passò al settimanale «Europeo» diretto da Tommaso Giglio. Rientrato al «Giorno» come cronista è ritornato successivamente all'«Europeo» dove lavora attualmente come inviato speciale.
Interessato ai fatti di costume e alla cronaca nera, per anni si è occupato di mafia, camorra e 'ndrangheta. L'impegno verso l'attualità ha stimolato la curiosità nei confronti di tutte quelle storie che fanno la Storia.
Da questo interesse sono nati: Salvatore Giuliano (Mondadori 1987), Giuseppe Musolino, il brigante dell'Aspromonte (Camunia 1989) e L'onorevole padrino (Mondadori 1992).

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Libro che può recare eventuali tracce d'uso.

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