Fede e Buona Fede
di Papafava Novello dei Carraresi
Editore: Edizioni Studium
Informazioni: con dedica autografa dell'autore. - pp. 214, Roma
Stampato: 1996-02-01
Codice: 500000005232
Riassumo in questo volumetto alcune considerazioni che sono state svolte fra il 1929 e il 1961, il che comporta da un lato il difetto del palesarsi di ripetizioni che tuttavia per ragioni di chiarezza non ho voluto eliminare, dall'altro forse il vantaggio di mantenere nella sua modestia, ma anche nella sua genuinità, la manifestazione, in ben diversi momenti della nostra storia, di alcune consapevolezze circa i termini di questioni che oggi più o meno esplicitamente rientrano negli argomenti trattati dal Concilio Ecumenico Vaticano II, e che risultano ben vive in quell'«immanente contatto della Chiesa con la società temporale» che «genera per essa una continua situazione problematica oggi laboriosissima». Invero «da un lato la vita cristiana, quale la Chiesa difende e promuove, deve continuamente e strenuamente guardarsi da quanto può illuderla, profanarla, soffocarla, quasi cercasse di immunizzarsi dal contagio dell'errore e del male; dall'altro lato la vita cristiana deve non solo adattarsi alle forme di pensiero e di costume, che l'ambiente temporale le offre e le impone, quando siano compatibili con le esigenze essenziali del suo programma religioso e morale, ma deve cercare di avvicinarle, di purificarle, di nobilitarle, di vivificarle, di santificarle: altro compito questo che impone alla Chiesa un perenne esame di vigilanza morale, che il nostro tempo reclama con particolare urgenza e con singolare gravità».
Ma appunto a tale situazione problematica oggi laboriosissima la Provvidenza fa corrispondere l'altissimo intento secondo il quale «la Chiesa deve venire a dialogo col mondo in cui si trova a vivere. La Chiesa si fa parola; la Chiesa si fa messaggio; la Chiesa si fa colloquio» (Enciclica Ecclesiam Suam di S.S. Paolo VI).
Grande è la speranza in questo «potenzialmente universale, cattolico dialogo della salvezza»!
Discendente dalla famiglia nobile padovana dei Papafava dei Carraresi, è stato uomo di cultura e saggista. Figlio di Francesco (1864-1912) e di Maria Meniconi Bracceschi, nel 1917 si arruola volontario e viene mandato sull'Isonzo quasi in concomitanza con la rotta di Caporetto. Nel 1918 viene assegnato all'Ufficio Armistizio e Confini del Comando Supremo, alle dipendenze del Maggiore Ferruccio Parri (1890-1981). Nel 1919 pubblica i suoi primi due saggi dedicati a Caporetto nella rivista «L'Unità» diretta da Gaetano Salvemini e partecipa con il Maggiore Carlo Reina all'impresa di Fiume. Nel 1922 inizia la sua collaborazione con la rivista "Rivoluzione liberale" diretta da Piero Gobetti con il saggio " Popolari e liberali". Nel 1923 si laurea in filosofia con una tesi sulle "Antinomie dell'idealismo assoluto" e stringe amicizia con Concetto Marchesi (1878-1957) che vivrà il suo periodo padovano nel palazzo dei Papafava.
Nel 1924 dopo l'assassinio di Giacomo Matteotti (1885-1924) partecipa al tentativo di Giovanni Amendola (1882-1926) di costituire un soggetto politico in grado di rappresentare gli antifascisti. Nel 1926 si nasconde a Milano per evitare le squadracce fasciste dove incontra l'amico Giovanni Ansaldo. Nel 1929 pubblica in "Studium" diretta da Guido Gonella (1905-1982) e Igino Righetti, un articolo sul Concordato. Nel 1945 viene arrestato dai repubblichini ma viene lasciato libero dopo una settimana. Nel 1946 rifiuta di ricoprire la carica, offertagli da Alcide De Gasperi, di ambasciatore d'Italia presso la Santa Sede. È stato presidente della Rai per il triennio 1961-1963 di cui fu consulente fino al 1971. Muore nel 1973.
- Fede e buona fede
- Fede e filosofia
- Pio XII e la cultura
- I cattolici e la libertà
- Valutazione del Concordato
- Psicanalisi e moralità
- Considerazioni circa il peccato materiale
- Il Risorgimento e la coscienza religiosa degli italiani di oggi
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Argomenti: Religione, Credenze, Fede, Storia del Pensiero,