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Il Nome sulla Punta della Lingua

Viaggio fiabesco verso l'origine del linguaggio e della creazione artistica

di
Editore: Edizioni Frassinelli
Informazioni: avvertenza dell'autore, traduzione di Luisa Collodi, in copertina: Particolare di un alfabeto ornato attribuito a Giovannino dei Grassi. - pp. 106, Milano
Stampato: 1995-03-01
Codice: 978887684292

L'incanto e la grazia di un fabliau medievale e il fascino di un saggio capace di indagare con essenziale lucidità l'origine del linguaggio e il mistero della poesia, uniti in un dittico di alto potere evocativo e rara perfezione formale. La parabola: il viaggio inquietante e fiabesco, a ritroso, oltre le soglie del tempo, lungo i sentieri improbabili della memoria, alla ricerca di una parola dimenticata, quella parola «sulla punta della lingua» che si ostina a sottrarsi alla coscienza - come simbolo e illusione di salvezza. E non a caso è il nome del diavolo, il misterioso personaggio del racconto che apre il volume. Palesandosi alla bella ricamatrice normanna, il signore dei dannati le promette il suo aiuto per sedurre e sposare il tessitore, di cui è segretamente innamorata, in cambio di un impegno: dovrà ricordare per un anno il suo nome, ingannevolmente sfuggente - Heidebic de Hel -, altrimenti sarà sua. Ma la donna lo dimentica, e il marito deve raggiungere per ben tre volte il maligno fino alle soglie dell'inferno per farselo ripetere e tenerlo a mente, salvando così il loro amore e il loro matrimonio. E, soprattutto, la loro identità.

Perché la parola che si allontana dalla memoria - come dimostra l'analisi che accompagna il racconto - è paradigma di una nostalgia originaria, pericolosa ma irrinunciabile, identificabile psicoanaliticamente con l'infanzia, antecedente il linguaggio. Ecco allora che rincorrere la parola sviata, smarrita nel labirinto del nostro inconscio, suscita quell'angoscia propria dell'esperienza della morte nostra genesi e destino -, spezzando il labile rapporto con il mondo, che possediamo proprio perché possiamo «dirlo». Al contrario, la parola della poesia rappresenta il nome «ritrovato», capace di affiorare, puntuale e insostituibile, estenuato ma perfetto, a restituire con un'immagine subitanea la vista dell'universo, che non rincorre, ma sa anticipare e inventare. Un testo illuminante, di straordinaria intensità, capace di sondare, attraverso una scrittura di grande suggestione, le paure più profonde e le domande più urgenti della vita umana.

«Una seducente parabola sulle amnesie del linguaggio nonché una metafora luminosa della condizione esistenziale di scrittore.» (Le Nouvel Observateur)

«Un libro che raggiunge, nella sua straordinaria semplicità, tutta la magia e l'intensità delle opere eterne.» (Libération)

«Da un virtuosa della parola, un racconto superbo e un saggio illuminante sugli arcani segreti del linguaggio e sul mistero della creazione letteraria.» (La Marseillaise)

«È in primo luogo una fiaba, semplice e incantevole, e poi un saggio, che trae il suo fascino dalle riflessioni profonde e inquietanti che vi sono racchiuse.» (Le Journal de Genève)

«La sua erudizione è solamente la maschera di una ricerca esistenziale che perpetuamente oscilla fra poesia e filosofia.» (la Repubblica)

«Pascal Quignard ci offre con questo testo la metafora della scrittura e la sua disperazione, emblema della disperazione umana.» (ABC literario)

Pascal Quignard, nato nel 1948, musicologo, saggista, studioso di storia antica e di civiltà cinese, si è affermato negli ultimi anni come uno dei più importanti romanzieri francesi. Per Frassinelli ha già pubblicato Le scale di Chambord e Tutte le mattine del mondo.

Il volume non è disponibile

Libro che può recare eventuali tracce d'uso.

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