Credito Italiano - V.E.R.D.I.
Romanzo
di Bene Carmelo
Editore: Sugar Editore
Informazioni: pp. 168, Milano
Stampato: 1967-01-01
Codice: 500000004322
Dopo Nostra Signora dei Turchi Carmelo Bene, regista attore autore, si ripresenta ai lettori con un'altra opera di narrativa che approfondisce la precedente esperienza letteraria.
Il personaggio-situazione di Credito Italiano, travolto in una ridda di eventi che si capovolgono e si rincorrono di continuo, è ossessionato dalla “presenza” del denaro: tenta di liberarsene, gettando via o bruciando l'oggetto malefico, per tornare ad uno stato di “naturale” indigenza, ma ogni sforzo riesce vano. Giacobbe, nel suo isolamento che lo fa di continuo spettatore di se stesso, non si accorge, che quella “presenza” gli sfugge ed ha vita propria, ombra di un'alterità invisibile che lo soffoca e lo stritola nei propri ingranaggi.
L'imprevedibile pantomima del protagonista, le sue deliranti elucubrazioni, gli scatti d'ira, i sogni, l'amore per Rachele, il linguaggio biblico, vengono ironizzati in un tumultuoso magma d'immagini ora fantastiche ora brutalmente reali; e lungo tutto l'arco del racconto, come un fruscio aspro e inconfondibile, affiorano brani dai libretti delle opere verdiane. Il teatro lirico che tanta parte ha nelle regie di Bene (ricordiamo, ad esempio, il mélange sonoro per la riduzione teatrale de Nostra Signora dei Turchi), entra ora a far parte del testo letterario: Giacobbe e Rachele dialogano con versi di celebri duetti, smaniano e si dimenano lanciandosi citazioni di Boito con accenti beffardi e clowneschi.
Bene, che ha suscitato le ire dei critici teatrali ufficiali per i massacri sperimentali che compie sul palcoscenico, non mancherà certo di provocare violente reazioni come narratore, forse anche tra le file degli “sperimentali”, in quanto egli si presenta come un eccentrico, un outsider. Dotato di una personalissima vena satirica e di un estro dissacratorio, Bene sbeffeggia le tematiche letterarie a lui più congeniali, da Wilde a Huysmans, da D'Annunzio allo stesso Beckett; e anche quando sembra risolvere in dramma il tema del romanzo, trasforma il gesto finale del protagonista in una macabra beffa.
Carmelo Bene è nato a Campi, in provincia di Lecce, nel 1937. Ha debuttato come protagonista nel Caligola di Camus al Teatro delle Arti di Roma, nel 1959. Per due anni ha inciso dischi letterari per La Voce del Padrone, nel '61 ha dato una sua riduzione da Stevenson (Lo strano caso del Dottor Jeckyll e Mister Hide) e ha messo in scena e interpretato un suo spettacolo: Gregorio Cabaret dell'800. Nel '62 inaugura a Roma il Teatro Laboratorio con la sua prima edizione del Pinocchio di Collodi, a cui seguono una Spettacolo Majakowski e un Amleto.
Successivamente rappresenta suoi testi: Addio Porco e Gregorio, e nel '63 un Cristo 63. Sempre nello stesso anno, al Teatro Arlecchino di Roma, dà una sua interpretazione e regia dell'Edoardo Il di Marlowe, e dell'Ubu Re di Jarry al Teatro dei Satiri a Roma. Fa seguito la Salomé di Oscar Wilde e nel '64, al Festival di Spoleto, la versione teatrale del Pinocchio e dell'Amleto. Nel '65 una sua interpretazione del Faust, nel '66 la riduzione teatrale di Nostra Signora dei Turchi e Il monaco tratto da Lewis. Quest'anno ha partecipato al film di Pasolini Edipo Re, ed ora sta mettendo a punto una pièce tratta da Credito Italiano.
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Argomenti: Romanzo, Letteratura,