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I Giochi e gli Uomini

La maschera e la vertigine

di
Editore: Bompiani
Informazioni: note all'edizione italiana di Giampaolo Dossena, introduzione dell'autore, traduzione dal francese di Laura Guarino. - pp. 254, Milano
Stampato: 1981-09-01
Codice: 500000004250

Questo libro, pubblicato nel 1958, è un classico della moderna antropologia ma soprattutto è un esempio memorabile di avidissima curiosità intellettuale, che mette a partito esperienze disparate, riconducendo sotto il segno del “gioco” osservazioni sparse di etologi e di pedagogisti, di filosofi ed etnologi, di psicologi, letterati e teatranti. Qui il “gioco” diventa una chiave per comprendere gli elementi di fondo della cultura, per studiare le differenze tra le varie culture.
Uno dei punti di partenza è l'Homo ludens, pubblicato vent'anni prima dallo storico olandese Johan Huizinga, ma Caillois allarga molto i confini del “gioco”. Accanto alle modalità della “competizione” (agon) studiate da Huizinga (che per primo aveva riconosciuto nel “gioco”, “gioco con regole”, la matrice della civiltà) Caillois analizza e racconta le vicissitudini analoghe dell'azzardo (alea), della maschera (mimicry), della vertigine (ilynx); e tesse su questo quadruplice ordito orizzontale le due motivazioni verticali della spontaneità individuale (paidia) e dell'organizzazione istituzionale (ludus) giungendo alla costruzione di tabelle, di un gusto tra Linneo e Mendeleev, “in cui”, dirà molti anni dopo Georges Dumézil, “non s'è ancora trovato un errore”. E c'è da aggiungere una cosa. Huizinga non sapeva giocare, conosceva pochissimi giochi. Come teorico del gioco Huizinga fu un enologo astemio. Caillois invece (per riprendere le parole del suo compagno di liceo René Daumal) ha fatto “la grande bevuta”. La qualità e la quantità di giochi che Caillois descrive o nomina, sempre a proposito, è tale da rassicurare anche i nuovi astemi, che vorranno ripercorrere le sue razionalissime analisi senza doversi tuffare daccapo nelle vicissitudini della competizione, dell'azzardo, della maschera e della vertigine: che vorranno tornare a parlare di “gioco” dai templi sereni della filosofia e della pedagogia, della psicologia e dell'antropologia, senza esser “costretti” a giocare, senza dover sperimentare questi comportamenti in corpore vili, senza doversi allontanare‘ da casa per conoscere giochi esotici e arcaici, “puerili e volgari”. Le note apposte all'edizione italiana documentano come i giochi conosciuti e praticati da Caillois rappresentino un'esperienza esauriente, anche se negli ultimi decenni il mondo dei giochi (soprattutto di quelli che si chiamano “giochi degli adulti”) si è tanto allargato, almeno dal punto di vista merceologico.

Roger Caillois nasce in campagna, presso Reims, nel 1913. Al liceo di Reims e compagno di René Daumal, il futuro autore del Monte analogo. Poco dopo, a Parigi, sarà amico di Georges Bataille. Resterà sempre surrealista, nel fondo (i professori seri giudicano ancor oggi un po' esagerata l'importanza “interdisciplinare” o indisciplinatà che Caillois ha dato al gioco) ma assumerà atteggiamenti di dura polemica coi dogmatismi freudiani e marxisti e porterà a fondo le sue avventure intellettuali col rigore dell'uomo d'ordine, alunno dell'École normale supérieure (1933-37), diplomato della Ecole pratique des hautes études (1936). “Era magrissimo,” ricorderà Jean d'0rmesson, “e lo ritrovammo piuttosto corpulento.” Era passata su di lui la seconda guerra mondiale, l'esperienza del Comitato di liberazione a Londra, la missione in Sudamerica per il Governo provvisorio (1941-46), l'amicizia con l'amica di Borges, Victoria Ocampo. Tornato in Francia, lasciata la direzione di riviste come Lettres Françaises (1941-45) e La France Libre (1945-47) dirigerà per Gallimard “La Croix du Sud”, prima collezione europea di narrativa sudamericana; fonderà Diogenes, rivista internazionale di “filosofia e scienze umane”; approfondirà lo studio dei miti (Il mito e l'uomo era già il titolo del suo primo libro, 1938), dedicherà moltissimo del suo tempo a ricerche di mineralogia. Accademico di Francia nel 1971, è morto nel 1978. Il suo posto all'Académie è stato preso da Marguerite Yourcenar, che, nel discorso d'elogio tradizionale, ne ha tracciato un ritratto affascinante (pubblicato integralmente su Le Monde il 23 gennaio 1981) in cui questo libro su I giochi e gli uomini è considerato come la sua opera maggiore.

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