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L'Istruzione in un Migliaio di Versi

Upadeśasāhasrī

di
Editore: Edizioni Āśram Vidyā
Informazioni: traduzione dal sanscrito e commento a cura del Gruppo Kevala, in copertina: Saggi in un paesaggio, da "Miniature indiane" della Silvana Editoriale d'Arte, Milano. - pp. 584, Roma
Stampato: 1992-02-01
Codice: 978888540532

Nell'ampio panorama dei testi del Vedānta Advaita un posto di rilievo spetta all'Upadeśasāhasrī (Distruzione in un migliaio di versi) che viene presentata al pubblico italiano per la prima volta in edizione integrale, ampiamente commentata, del testo sanscrito traslitterato. L'opera è stata composta da Śrī Śamkarācārya (788-820) il codificatore dell'Advaita-vāda, o dottrina filosofico-metafisica della Non-dualità.
Questo grande Advaitin (che e considerato anche un eroe nazionale dell'India) ha realizzato una perfetta sintesi tra conoscenza (jnāna), devozione (bhakti) e azione (karma): nella sua breve vita ha commentato i testi fondamentali della Tradizione indù (Upaniṣad, Brahmasūtra e Bhagavadgītā); ha istruito i suoi discepoli; ha ristabilito l'autorità dei Veda e promosso l'armonia tra i sei darśana (punti di vista della filosofia indù); ha operato una radicale riforma religiosa istituendo dieci ordini ascetici e fondando dei monasteri dove l'insegnamento della Śruti e della Śmṛti potesse essere impartito attraverso una successione di Maestri spirituali (jagadguru) per mantenere viva la Tradizione advaita.
L'Upadeśasāhasrī, scritta sotto forma di un "dialogo" che si svolge tra Istruttore e discepolo, consta di due parti, l'una in prosa e l'altra in versi. Nella prima parte viene indicato come le risposte ai discepoli futuri debbano sempre basarsi sull'esperienza diretta e sulla Śruti. Possiamo qui vedere di quale elevatezza di pensiero e di quale padronanza delle Scritture fosse dotato Śaṁkara. Domande ed obiezioni sono abilmente confutate solo per eliminare l'ultima parvenza di ignoranza-avidyā dalla mente dell'interrogante che, liberatosi da ogni dubbio e paura, può dedicarsi ardentemente alla Liberazione. Nella seconda parte è di particolare importanza il capitolo Tattvamasiprakaraṇa in cui viene preso in esame e sviluppato il mahāvākya (“grande detto") upanishadico “Tu sei Quello", che è fondamentale per il Vedānta Advaita.
Il fine dell'Upadeśa è quello di far conseguire la conoscenza-realizzazione del Sé-ātman, privo di attributi, dualità e contraddizioni, libero perciò da ogni condizione conflittuale. Tale realizzazione concede la totale pacificazione e l'integrale liberazione restituendo all'essere la piena consapevolezza della propria natura di ātman. Attraverso la deduzione logica, le prove di evidenza, le testimonianze scritturali e i “grandi detti”, l'“Istruzione" fornisce alla coscienza del ricercatore la giusta stimolazione al riconoscimento immediato della Realtà, ad effettuare, cioè, la totale “presa di consapevolezza" della Realtà ultima che, in quanto tale, e sempre e ovunque presente.
Un'ampia introduzione all'opera chiarisce i punti essenziali dell'Advaita soffermandosi su cosa si debba intendere per Realtà, Coscienza-Conoscenza, Non-dualità, ma soprattutto indica al lettore la giusta posizione coscienziale per intraprendere la lettura, l'ascolto, la riflessione, la meditazione e l'assimilazione dell'“Istruzione".

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