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Mille Anni di Pittura Cinese

L'Universo Ineffabile

di
Editore: Rizzoli
Prezzo: € 90,00

Informazioni: traduzione di Marcello Lenzini e Maria Luisa Rotondi De Luigi. - pp. 248, interamente ill. da tavv. a colori e b/n, Milano
Stampato: 1981-10-01
Codice: 500000003793

Dall'VIII secolo sino all'inizio del XVIII, durante un migliaio di anni, i pittori cinesi si sono proposti, con la mediazione del pennello, di concretizzare il loro sogno di totale comunione con la Natura. La pittura, in quanto partecipe del mistero della Creazione, godeva allora in Cina di uno "status" quasi divino. Sottoponendosi a faticose e costanti discipline, i pittori cercarono di interiorizzare quegli aspetti infinitamente vari del creato che corrispondevano ai segreti moti del loro animo, tentando di fissare con tratti essenziali le visioni che vi si agitavano. Il complesso delle opere nate da questa tradizione, frutto di un estremo rigore, costituisce quella che è stata designata come la pittura cinese classica che, di per se stessa, rappresenta una delle più alte vette raggiunte dallo spirito umano.
Rilevare dall'interno il percorso segreto dei più grandi pittori cinesi verso la realizzazione di un simile sogno, verso un certo tipo di perfezione o di Bellezza che unisce indissociabilmente tutti i contrari (realtà e chimera, visibile e invisibile, vuoto e pieno, Yin e Yang) è quanto si propone qui François Cheng: tutta la specificità dell'arte pittorica cinese all'improvviso viene a essere illuminata da una luce nuova, rivelandosi ai nostri occhi meravigliati nella affascinante ambiguità della sua universalità e della sua differenza. Non sarebbe possibile una reale analisi della pittura cinese limitandoci a usare il vocabolario consueto delle arti cosiddette figurative Il fatto è che questa pittura, contrariamente a tutte quelle dell'Occidente e anche della maggior parte di quelle dell'Oriente, non tanto costruzione in fondo quanto composizione si riferisce in modo naturale al ritmo, alla musica persino, molto più che a concetti architettonici. Perché !'invisibile, l'indicibile, simboleggiati qui dalla nebbia onnipresente, hanno altrettanta, se non maggiore, importanza delle forme del reale che per noi Occidentali attraggono, ma contemporaneamente limitano lo sguardo.
Pittura impaziente di liberarsi dalle pastoie del visibile e in particolare del colore, più suggerito che disegnato pittura aperta, che accoglie il vuoto e da qui i più lievi echi del reale che ovviamente sfuggono alla semplice e limitatrice visione sensoriale; pittura da "ascoltare" meglio ancora che da vedere in un raccoglimento che è già quello della meditazione, dove la realtà, discretamente, cede il posto alla verità. Così si spiega come una simile arte, lungi dal mirare alla produzione di oggetti estetici piacevoli da guardare, cerchi anzitutto di imporsi come "Arte di vita".
Questo è l'universo ineffabile nel senso più puro del termine, che quest'opera intende illustrare. Impresa impegnativa, che poteva giustificarsi solo con una scelta di per sé particolarmente impegnativa. Per portarla a termine è stato necessario selezionare un centinaio di opere qui riprodotte quasi tutte a colori nelle collezioni dei maggiori musei del mondo, ma anche presso privati, e negli archivi, di difficile accesso, della Repubblica Popolare Cinese. Fra queste opere, quelle provenienti dal Museo di Pechino non sono mai state riprodotte sino a oggi. I migliori professionisti dell'arte libraria (fotografi, impaginatori, fotoincisori, stampatori) sono stati mobilitati affinché l'opera chiamata a materializzare queste esigenze fosse degna di una simile scelta.

François Cheng. Nasce in Cina, nel 1929, nella provincia dello Shan-Tung, da una famiglia di letterati; inizia gli studi universitari a Nanchino per trasferirsi poi in Francia, dove si stabilisce definitivamente nel 1949. Dopo, aver studiato alla Sorbona e all'Ecole pratique des Hautes Etudes, si dedica all'insegnamento. Oggi occupa una cattedra all'Institut national des langues et civilisations orientales (Università di Parigi III).
La sua opera, già tradotta in più lingue, è il risultato di un duplice itinerario interiore: assumere il suo passato e la parte migliore della sua cultura originaria, e iniziarsi alla parte migliore della cultura occidentale attraverso l'esperienza dell'esilio. Itinerario al contempo doloroso ed esaltante, vissuto intensamente ogni istante - ma teso proprio ogni giorno di più verso l'unità, cioè verso l'Apertura. L'Arte è stata evidentemente una delle vie d'accesso privilegiate a questa unità.
A François Cheng, lui stesso traduttore e poeta, si devono numerosi e appassionanti studi sulla poesia e sull'arte della Cina: l'Écriture poétique chinoise (Editions du Seuil, 1977); Vide et plein: le langage pictural chinois (Éditions du Seuil, 1979).

Il volume è disponibile in copia unica

Libro che può recare eventuali tracce d'uso.

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