Il Corpo e l'Anima - 7 Volumi
Malinconia Erotica - La Mania - La Ninfomania ovvero il Furore Uterino - La Malattia Morale - Delirio - Anatomia della Malinconia - Le Passioni e gli Errori dell'Anima
di Autori vari
Editore: Marsilio Editori
Prezzo: € 112,00
Informazioni: con cofanetto. - vol. 1 pp. XXI-202, vol. 2 pp. LXVIII-192, vol. 3 pp. 156, vol. 4 pp. 328, vol. 5 pp. XXX-152, vol. 6 pp. 196, vol. 7 pp. 160, Venezia
Stampato: 1986-01-01
Codice: 500000002859
- Malinconia Erotica
Trattato sul mal d'amore
di Jacques Ferrand
a cura di Massimo Ciavolella - La Mania
Trattato medico-filosofico sull'alienazione mentale
di Philippe Pinel
a cura di Francesco Fonte Basso e Sergio Moravia - La Ninfomania ovvero il Furore Uterino
di J.-D.-T. de Bienville
a cura di Andrea Gloria Michler e Silvia Vegetti Finzi - La Malattia Morale
Alle origini della psichiatria moderna
di Mario Galzigna - Delirio
Antropoanalisi e fenomenologia
di Ludwig Binswanger
introduzione di Eugenio Borgna - Anatomia della Malinconia
di Riobert Burton
a cura di Jean Starobinski - Le Passioni e gli Errori dell'Anima
Opere morali
di Galeno
a cura di Martino Menghi e Mario Vegetti
Malinconia Erotica
La malattia d'amore, chiamata anche malinconia erotica, o erotomania, è un'affezione sia dell'anima che del corpo: essa è quindi provocata sia da cause morali - cioè dal desiderio autonomo e dalle passioni eccessive dell'anima - sia da cause fisiologiche, come l'alterazione degli «umori» corporei. Tra i due tipi di cause vi è gioco reciproco e interazione continua.
Ispirato a una simile impostazione, il trattato del medico francese Jacques Ferrand, Della malattia d 'amore o malinconia erotica, viene dato alle stampe, per la prima volta, nel 1610. Ed è subito scandalo. La scabrosità del tema spinge il tribunale ecclesiastico e il parlamento di Tolosa a condannare, nel 1620, questa prima edizione. L'autore pubblica, nel 1623, una seconda versione del suo saggio - qui tradotta per la prima volta in lingua italiana -, dando alle sue pagine un tono meno divulgativo, più scientifico, e rivolgendosi perciò, in particolare, a un pubblico di studiosi e studenti di medicina. Sullo sfondo di un tentativo, condiviso da molti intellettuali e filosofi dell'epoca, di conciliare l'etica con la medicina, ritroviamo oggi, in questo testo godibile ed erudito, non pochi elementi di modernità.
Punto centrale dell'argomentazione di Ferrand - che conoscerà importanti sviluppi lungo tutta la storia della medicina e della psichiatria, fino ai nostri giorni - è la sottile distinzione tra sintomi soggettivi e segni obiettivi della malattia: quei segni che permettono al medico di diagnosticarla precocemente, anche senza la «confessione» del paziente. Ma accanto all'intenzione didattico-scientifica, il testo di Ferrand suggerisce alcune rilevanti istanze di carattere pedagogico-morale: il disciplinamento delle condotte, la medicalizzazione della sessualità femminile, la moralizzazione e l'interdetto nei confronti dei comportamenti erotici e amorosi non finalizzati alla riproduzione della specie.
Massimo Ciavolella ha studiato alle Università di Bologna, di Roma e della British Columbia (Vancouver), dove si è laureato e ha poi conseguito un Ph.D. Ha pubblicato La malattia d'amore dall'antichità al medioevo (Roma 1975 ). Attualmente dirige il dipartimento di studi di italianistica dell'Università di Toronto.
La Mania
Quando uscì, nell'ottobre del 1800, il Traité médico-pbilosophique sur l'aliénation mentale ou la manie di Philippe Pinel (1745-1826) ebbe subito un notevole successo e gli entusiastici giudizi di Stendhal e di Hegel testimoniano un'opinione diffusa tra gli spiriti illuminati d'Europa.
Il 25 agosto del 1793 Pinel fu nominato medico dell'infermeria dell'ospizio di Bicêtre, a stretto contatto con gli alienati. Questa esperienza sarà decisiva per lo sviluppo della sua opera: qui dovrà fare i conti con le lacune teoriche che impedivano il successo terapeutico, qui soprattutto si troverà di fronte al disordine, e proprio dalla necessità di porvi rimedio comincerà l'elaborazione della classificazione delle malattie mentali che caratterizza la teoria di Pinel.
Nel Trattato sono espressi i principi che devono guidare il medico nella classificazione delle diverse forme della mania, imperniata sulla categoria della mania parziale, o mania ragionante: sulla base della validità «scientifica» di questa classificazione si impone l'assioma della curabilità dell'alienazione mentale, mediante il metodo del trattamento morale, che esige un articolato rapporto tra medico e alienato, fondato sulla stima e sulla fiducia, e che contempla quindi la «liberazione» dei folli da misure coercitive barbare,ed irrazionali. Con il progressivo abbandono, lungo l'800, del metodo del trattamento morale, emerge con sempre maggior forza la figura di Pinel autore del famoso e celebrato «gesto liberatore», la cui scena sarà ambientata a Bicêtre durante la Rivoluzione: è questa l'immagine oleografica che ci viene consegnata dalla storia della psichiatria dell'800, e che mette in ombra la dirompente portata teorica dell'opera di Pinel.
Nel confronto tra la «leggenda» di Pinel che libera i folli, e la rigorosa ricostruzione fatta negli ultimi 20 anni degli eventi che l'hanno generata, il Trattato offre un esempio privilegiato per mostrare l'inestricabile intreccio, nella storia della psichiatria, tra la realtà istituzionale e l'analisi teorica. Nel 1809 uscì la seconda edizione del Trattato, con notevoli modifiche rispetto alla versione originale; quella che presentiamo qui è la prima traduzione italiana della prima edizione dell'opera.
Sergio Moravia è professore di storia della filosofia all'Università di Firenze. Ha studiato a lungo il pensiero dell'illuminismo, la storia della antropologia e la filosofia francese contemporanea. Attualmente si occupa di filosofia della mente e di epistemologia delle scienze umane. Tra le sue opere principali ricordiamo: Il Tramonto dell'Illuminismo, La Ragione nascosta, Le Scienze dell'uomo nel '700, Introduzione a Sartre, Filosofia e scienze umane nell'età dei lumi, Il pungolo dell'umano, L'enigma della mente.
Francesco Fonte Basso ha tradotto diversi testi di psichiatria francese dell'800 (fra cui Esquirol, Delle Passioni, a cura di M. Galzigna, Marsilio 1982). Attualmente sta lavorando intorno alla nascita della psichiatria in Francia in collegamento con l'Università di Firenze.
La Ninfomania ovvero il Furore Uterino
La ninfomania, come figura dell'eccesso, costituisce il bersaglio contro cui si indirizza una disciplina del corpo femminile consegnata alla autorità congiunta della famiglia e del medico. Ma Bienville dimostra, con prodigiosa ricchezza ditemi, come, normalizzando la donna, la scienza cerchi di stabilire un rapporto di dominio sulla natura tutta. Ciò che è in gioco è il conflitto tra i tempi del desiderio sessuale (legato alla fertilità, alle stagioni, agli astri, agli estri) e i tempi della cronologia sociale.
I due registri comportano modi diversi di rapportarsi al corpo, al mondo, agli uomini, di rappresentare la vita e la morte.
Il valore di questo testo consiste nel suo segnare un crinale tra un prima, rappresentato da una sessualità femminile coestesa alla natura, che solo il mito può esprimere, e un dopo, costituito da un corpo che contiene in sé la sessualità generativa della specie, la cui economia è consegnata alla gestione individuale.
Pena la follia, il corpo femminile si chiude, muto, a suggellare l'alterità nella forma dell'estraniazione.
Con la sua terapia «morale» Bienville consegna le mitiche Ninfe all'istituzione psichiatrica che sta approntando i suoi recinti per la contenzione dell'eccesso. Sarà poi l'interrogazione freudiana che cercherà di recuperare la sessualità femminile alla rappresentazione inserendola in un apparato psichico teso al controllo dell'impersonalità della pulsione. Un tentativo aperto che ha, tra i suoi esiti, quello del ritorno al mito.
Andrea Gloria Michler (Bolzano 1959), laureata in storia moderna presso l'università di Bologna nel 1982, prepara attualmente una tesi di dottorato in storia presso l'università di Paris VIII sulle strategie mediche e giuridiche messe in atto per regolamentare le sessualità ambigue in epoca moderna.
Silvia Vegetti Finzi è docente di psicologia dinamica presso il dipartimento di filosofia dell'università di Pavia. Studiosa di storia e di teoria della psicoanalisi, si è occupata, in particolare, dell'infanzia e del femminile. Da anni collabora con il Centro Culturale Virginia Woolf di Roma e con il Centro documentazione donna e la Libreria delle donne di Firenze. Tra le sue pubblicazioni: (con altri) Le culture del parto, Feltrinelli, 1985 e Storia della psicoanalisi, Mondadori, 1986.
La Malattia Morale
La follia - scriveva Esquirol agli inizi dell'Ottocento - è «malattia della civilizzazione», malattia morale per eccellenza; sulla scorta di questa assunzione, che implicava l'abbandono dell'antica teoria degli umori, ma anche una presa di distanze dall'approccio anatomo-patologico, Pinel ed Esquirol gettavano le basi, quasi due secoli fa, di una nuova disciplina medica, la psichiatria, che si affermava parallelamente alla costruzione dei primi manicomi. L'autore ricostruisce con forza e originalità il quadro della congiuntura teorico-istituzionale che ha reso possibile la nascita della psichiatria moderna, utilizzando, oltre ai testi scientifici, alcuni sondaggi compiuti nell'ambito dell'archivistica manicomiale: appunti, lettere, brevi memorie. I testi e l'archivio dunque: da queste due fonti emerge il profilo di una teoria che dipende, in una certa misura, proprio dalla seduzione che la parola del folle esercita sull'alienista. La psichiatria nasce in effetti come teoria - strettamente collegata alle filosofie dell'età romantica - ma anche come strategia dell'ascolto, e al tempo stesso come dispositivo di controllo e di disciplinamento: un dispositivo collegato alle istanze del diritto penale e del potere giudiziario, e perciò ricco di implicazioni di carattere politico. Gli stati soggettivi e le figure patologiche presenti nei testi di Esquirol e dei suoi allievi conosceranno grande fortuna nella psichiatria europea e nella psicoanalisi freudiana: schizofrenia, psicosi maniaco-depressiva, malinconia unipolare, sdoppiamento di personalità. E il loro influsso si farà evidente in molte manifestazioni della cultura figurativa e letteraria, nei quadri di Géricault, come nelle allucinate ed emblematiche vicende dei personaggi di Poe.
Mario Galzigna (dipartimento di studi storici della facoltà di lettere di Venezia) ha scritto vari saggi e articoli di epistemologia e di storia delle scienze, con particolare attenzione alla biologia e alla psichiatria. Ha pubblicato Conoscenza e dominio (Verona, Bertani, 1985). Per la Marsilio ha curato: L'archivio della follia, con Hrayr Terzian (1980), Esquirol, Delle Passioni ( 1982), Georget, Il crimine e la colpa (1984), e il volume di saggi La follia, la norma, l'archivio (1985 ). E direttore della rivista internazionale «BioLogica. Saperi della vita e scienze dell'uomo» e presso Marsilio, assieme ad Alessandro Fontana, dirige la collana «Il corpo e anima».
Delirio
La straordinaria testimonianza scientifica e umana di Ludwig Binswanger, il suo sforzo costante teso a sottrarre la psichiatria alle scienze naturali e a indirizzarla sempre più nell'alveo delle scienze umane, si concludono e insieme toccano il culmine con Delirio. Il libro, pubblicato nel 1965 , un anno prima della morte, rappresenta il punto di incrocio e di sintesi tra il discorso psicopatologico derivato da una lunga esperienza clinica, e il discorso filosofico ripreso dalla fenomenologia trascendentale dell'ultimo Husserl.
Non si può leggere quest'opera senza un profondo trasalimento interiore: le angosce e le contraddizioni, la miseria e la grandezza della psichiatria (di ogni psichiatria) rinascono in essa con un rigore assoluto e con una coscienza dolorosa del limite insuperabile insito in ogni conoscenza scientifico-naturalistica. Il testo di Binswanger scende nel cuore del problema, lo scuote e lo analizza con una mirabile capacità di discorso. Le ombre, le impenetrabili cavità, i segreti dell'esperienza delirante non ne risultano certo dissolti: ma la riflessione conduce assai vicini all'essenza stessa del delirio, come evento psicopatologico, come avvenimento storico-vitale, come umana possibilità, che incombe all'orizzonte dell'esistenza.
Ludwig Binswanger è nato a Kreuzlingen, in Svizzera, nel 1881. Si è laureato in medicina a Zurigo, ed è stato assistente, dal 1906 al 1908, della Clinica psichiatrica dell'università di Zurigo, diretta da Eugen Bleuler, e poi della Clinica psichiatrica dell'università di Jena, diretta dallo zio paterno Otto Binswanger. Ritornato a Kreuzlingen, nel 1911 ha assunto la direzione del «Sanatorium Bellevue», la casa di cura che era stata fondata dal padre e che sarebbe divenuta celebre sotto la sua guida. Tra le sue opere tradotte in italiano, ricordiamo Melanconia e mania, Boringhieri 1971, Il caso Ellen West e altri saggi, Bompiani 1973, e Per un antropologia fenomenologica, Feltrinelli 1984. Binswanger è morto nel 1966.
Anatomia della Malinconia
Secondo la definizione di Jean Starobinski, l'opera di Robert Burton (1577-1640) può essere considerata come una sorta di festino di Sardanapalo dell'erudizione classica: grande summa barocca, ineguagliato affresco enciclopedico di ciò che è stato detto e scritto sulla malinconia, a cominciare dagli autori più antichi.
Di The Anatomy of Melancholy (1621) è stata tradotta l'introduzione: sintesi programmatica - quasi un libro a se stante - che l'autore firma con lo pseudonimo di Democritus junior; di Democrito Burton vuole conservare il riso, il disincanto, la superiorità della distanza, il disprezzo accusatorio per la generale follia del mondo. Il riso solitario e dissacratore del malinconico sembra così, oltre che la spia di un malessere e di una patologia, anche lo strumento di una critica della società e dei suoi valori mondani. La malinconia, in questo testo, è una malattia universale; la proliferazione barocca delle citazioni e delle referenze non 'è soltanto lo strumento estrinseco di uno stile e di una retorica; è anche il tentativo di esaurire l'argomento, senza lasciare vuoti e lacune. Tutti i saperi dell'Occidente vengono rivisitati e sezionati, per poi ricomporsi nella fitta trama di un mosaico multicolore: dalla teologia alla medicina, dalla filosofia alla morale, dal diritto alla politica. Nel labirinto di Burton, l'angoscia esistenziale del malinconico diventa l'emblema della condizione umana: l'anatomia della malinconia è dunque, al tempo stesso, anatomia dell'uomo e anatomia del mondo.
Jean Starobinskj, laureato in filosofia e in medicina, insegna alla facoltà di lettere di Ginevra. E già conosciuto dal pubblico italiano per alcune delle sue opere: L'occhio vivente (Torino 1975), Tre furori (Milano 1978), 1789. I sogni e gli incubi della ragione (Milano 1981), La trasparenza e l'ostacolo (Bologna 1982), Montaigne. Il paradosso dell'apparenza (Bologna 1984). Ha pubblicato vari studi sulla malinconia.
Le Passioni e gli Errori dell'Anima
Alla fine del II secolo dopo Cristo, Galeno uno fra i maggiori medici dell'antichità e i più significativi protagonisti della razionalità scientifica greca - affronta i problemi cruciali dell'antropologia e dell'etica: il rapporto fra malattie del corpo e malattie dell'anima, la genesi e la terapia delle passioni, le origini e la correzione degli errori. Sullo sfondo del discorso galenico sta la secolare questione dei rapporti fra medicina e filosofia, e, all'interno di quest'ultima, l'altrettanto secolare conflitto fra platonismo e stoicismo nel campo dell'etica.
Nelle due opere morali qui tradotte le sole di questo tipo che ci siano pervenute - Galeno sperimenta una varietà di soluzioni non unificabili sistematicamente, ma proprio per questo dotate di uno straordinario interesse per l'ulteriore storia delle passioni e per la genealogia dell'antropologia. Le facoltà dell'anima rappresentano uno sforzo rigoroso di riduzione della patologia comportamentale a una base organica: le deviazioni dell'anima sono il risultato di disfunzioni somatiche, soprattutto cerebrali. Il medico è dunque responsabile dell'igiene mentale della società.
Lo scritto sulle Passioni e gli errori propone invece una pratica di controllo sociale delle passioni, destinata ad attivare meccanismi di autocensura «superegale»; quanto agli errori, la loro correzione è demandata a una terapia dei discorsi e dei pensieri da affidare a un uso generalizzato del metodo geometrico di matrice euclidea. La strategia galenica appare rivolta a un progetto di «modernizzazione» del soggetto antico, tale da metterlo in sintonia con le esigenze della matura società imperiale.
Mario Vegetti è titolare della cattedra di storia della filosofia antica all'università di Pavia. Il suo campo di ricerche include la storia del pensiero filosofico-scientifico greco, considerato prevalentemente secondo un profilo epistemologico, e la storia sociale delle ideologie antiche. Ha tradotto e commentato le opere biologiche di Ippocrate, Aristotele e Galeno; ha inoltre pubblicato Marxismo e società antica, Il coltello e lo stilo, Tra Edipo ed Euclide. E curatore di un'opera collettiva, Introduzione alle culture antiche, di cui è comparso il primo volume, Oralità scrittura spettacolo.
Martino Menghi ha curato l'edizione italiana di opere di storia sociale antica e si occupa attualmente di problemi di storia dell'antropologia greca e latina.
Il volume è disponibile in copia unica
Argomenti: Emozioni, Sentimenti, Amore, Anima, Psiche, Psichiatria, Psico-Patologie, Morale, Erotismo, Sessualità, Psicologia Femminile,