L'Estetica di Freud
di Spector Jack J.
Editore: U. Mursia Editore
Informazioni: introduzione di Alessandro Serra, premessa dell'autore, traduzione dall'inglese di Milli Graffi. - pp. 248, nn. tavv. b/n f.t., Milano
Stampato: 1977-01-01
Codice: 500000002408
Freud non ha mai redatto un trattato di estetica, eppure la sua impronta anche in questo campo è stata di capitale importanza.
La sua estetica, infatti, non risiede soltanto nei pochi saggi sulla Gradiva, sulla Gioconda di Leonardo, o sul Mosè di Michelangelo, ma in generale in tutta la sua lunga e appassionata analisi del profondo dell'io.
Spector è ben conscio dei vasti perimetri dell'estetica di Freud e in quest'opera, per alcuni aspetti esemplare, prende in esame ogni minimo indizio che possa fare luce sul fenomeno.
Dopo aver delineato cosa voleva dire per un ebreo diventare ed essere un dottore nell'atmosfera decadente e piena di fermenti della Vienna fine secolo, egli indaga sul senso della raccolta di oggetti antichi che Freud andò collezionando per tutta la vita, scoprendo importanti correlazioni tra i temi ivi ricorrenti della morte e del sogno e l'indagine psicoanalitica.
La biblioteca di Freud è anch'essa profondamente vagliata, sino a trovare, soprattutto nelle opere di Goethe e di Dostoevskij, un ricco materiale di annotazioni oggi illuminanti. Freud era portato a identificarsi con alcuni grandi uomini del passato, e i saggi su Michelangelo e Leonardo da Vinci non sono soltanto le principali fonti delle sue teorie estetiche, ma anche scritti fortemente rivelatori della sua personalità.
Indagando su Freud, Spector impara da Freud come si analizza un'opera e giunge a dimostrare come l'estetica psicoanalitica costituisce un fondamentale metodo d'indagine.
Particolarmente utile è nell'ultima parte di questo saggio lo studio dell'influenza di Freud sui maggiori esponenti dell'arte e della letteratura del Novecento, soprattutto il movimento Dada e il surrealismo.
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Argomenti: Estetica, Sigmund Freud,