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La Grande Strategia dell'Impero Romano

L'apparato militare come forza di dissuasione - Dal I al III secolo d.C.

di
Editore: Rizzoli
Prezzo: € 20,00

Informazioni: prima edizione, premessa di J.F. Gilliam, prefazione dell'autore, traduzione di Pierangela Diadori. - pp. 352, nn. tavv. b/n f.t., nn. cartine e ill. b/n, Milano
Stampato: 1981-10-01
Codice: 500000002421

La tesi che Edward Luttwak, consigliere del Presidente Ronald Reagan, espone in questo libro, può essere riassunta nella constatazione che nel momento in cui la sicurezza di un grande organismo politico è in pericolo (l'allusione all'"impero" americano è chiara) diventa opportuno e di grande insegnamento tornare indietro a esaminare le strutture del più riuscito esperimento di governo sovrannazionale della storia, cioè l'impero romano. E questo allo scopo di ricercarne, come un nuovo Gibbon, le cause non solo dell'ascesa ma soprattutto del declino e della caduta. Come è noto Gibbon attribuiva queste cause al Cristianesimo e ad esso imputava la distruzione e il disfacimento di quello che anche Luttwak considera l'unico esempio di impero multirazziale e multinazionale che sia durato a lungo. Secondo Luttwak la chiave per intendere questa durata sta nell'uso dell'apparato militare come forza di dissuasione. Per la prima volta un moderno tecnico, uno "strategic defense analyst", prende in esame il periodo dal I al III secolo d.C., all'incirca da Augusto a Diocleziano, per esaminare la "grande strategia dell'impero romano". L'autore divide il periodo (ed il libro) in tre parti cui corrispondono le diverse strategie adottate.
Nella prima, corrispondente ad Augusto e alla dinastia Giulio-Claudia, i Romani si avvalsero di particolari rapporti (”clientelari” in senso latino) con re e tribù amiche (alleate o sottomesse), per garantire la sicurezza ai confini contro le incursioni dei barbari esterni all'impero. In questo periodo le mobilissime legioni romane stazionano solo nei punti di maggior pericolo (esterno 0 interno) come deterrente contro chi avesse voluto turbare la pax romana.
Nell'era dei Flavi e degli Antonini (70-180 d.C.) gli alleati vengono gradualmente esclusi e sostituiti direttamente dalle forze militari romane a guardia delle frontiere. Ciò implica un più statico perimetro di difesa strategica, un ruolo di minore mobilità delle legioni anche se con maggiori effetti di sicurezza per le provincie di frontiera.
Poiché nonostante tutto gli invasori diventavano sempre più forti, nella terza fase (180-305 d.C.) si dà per scontato che essi possano penetrare-in profondità, con gravi danni per gli abitanti, e si preferisce puntare su un sistema di fortificazioni e linee fortificate vicino ai confini, per rallentare la penetrazione e costituire una riserva di forze strategiche.
Ciascuna delle tre fasi strategiche e analizzata minutamente attraverso una profonda ricognizione dei problemi tecnici e di politica generale.
Una trentina di cartine e diagrammi aiutano a visualizzare le complesse analisi e le successive variazioni di impiego delle forze in campo, e contribuiscono a fare di questo libro un'opera unica mai apparsa in un campo finora riservato solo agli specialisti di storia romana.

Edward Luttwak (Arad, Transilvania, 1942) è uno dei più qualificati e brillanti studiosi nordamericani di storia militare e di problemi strategici. Insegna alla Georgetown University e al Georgetown Center of Strategic and International Studies di Washington ed è consulente governativo per la Difesa. Oltre a Strategia del colpo di Stato, fra le sue opere più importanti vanno ricordate: Dictionary of Modem War, The Israeli Army (in collaborazione con Dan Horowitz), The Political Uses of Sea Power, Strategie Power, The Grand Strategy of Soviet Union: Essence of Strategy.

Il volume è disponibile in copia unica

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