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Dalla Ronda al Baretti – Gli Intellettuali di Fronte al Fascismo negli Anni ’20

Dalla Ronda al Baretti – Gli Intellettuali di Fronte al Fascismo negli Anni ’20

Autore/i: Manacorda Giuliano

Editore: Bastogi Editrice Italiana

seconda edizione, introduzione dell’autore.

pp. 204, Foggia

L’esplorazione di Giuliano Manacorda, centrata su plessi ideologici, su nodi di convergenza e di raccordo, si prefigge un traguardo «culturale in quel senso pieno del termine che non esclude ma pretende un impegno totale nel mondo in cui si vive», e prende le mosse dalla situazione intellettuale del primo dopoguerra, in cui le fervide e tumultuose avventure del primo Novecento si vanno assestanto e decantando.
Su un versante troviamo «La Ronda», chiamata qui in causa non per l’illustre testimonianza stilistica e meno ancora per gli specifici risultati estetici dei singoli rondisti, ma per la sua evasività sul piano dell’impegno civile – tipica dell’eterno letterato italiano contro cui si abbatteva proprio in quegli anni l’esordiente Luigi Russo – e ancor più per certi connotati ideologici che un occhio attento riesce a scovare pur tra le levigate pareti di quella torre eburnea, sigillata nell’aristocratico disdegno per la politica. Sul versante opposto ecco scendere in campo Gobetti, al tempo di «Energie Nove» poco più che diciassettenne ma già tutto armato di consapevolezza storica e di fermezza morale. Due opposte scelte, dunque, della borghesia intellettuale italiana sullo scorcio cruciale degli anni venti, già oscurato dall’opprimente imminenza della lunga dittatura. Due diversi atteggiamenti verso la letteratura e verso la vita in genere. Persino, forse, due diverse entità di geografia spirituale: una Roma scettica e accomodante, mecca di burocrati, archeologi e turisti, nutrita di antica bellezza, affascinata in una luce (la grande luce estiva di Cardarelli) e in uno spazio che sembrano fuori della storia, di fronte a una Torino aperta e operosa, percorsa da antichi e moderni lieviti moralistici, Vicina alle esperienze più mature della classe operaia italiana. Congeniale contesto, quest’ultimo, perché vi prendesse respiro e vigore la presenza così appassionata e insieme così chiaroveggente del giovane Gobetti, col suo coraggio indomito sino al sacrifìcio, con la costante onestà della sua ricerca e la sua autentica modernità. Se «La Ronda» rivendica tradizioni, l’attività di Gobetti reperisce le proprie nella gloriosa linea padana che dal «Caffè» giunge al «Politecnico».
L’apporto più suggestivo del libro è proprio il «ritratto in movimento» di Gobetti, scrittore, moralista e organizzatore culturale: dalle vigilie crociane e salveminiane di «Energie Nove» al cercarsi e al pieno ritrovarsi nell’intenso travaglio intellettuale della «Rivoluzione liberale», e infine a quel «Baretti» che riuscirà a far convergere un insieme di voci giovani quanto ricche di destino, da Debenedetti a Montale, da Sapegno a Solmi. Pagina, quella del «Baretti», tra le più nobili della cultura italiana del Novecento. Tra le più fresche e vive, nella generosità del partecipare alle conquiste più valide dell’anima europea contemporanea, nel vigile senso dell’umanità del fatto letterario che si traduce in linguaggio critico animato e convinto, alieno da accademie.
Dichiarato proposito del Manacorda è far parlare testi di per sé eloquenti (e non tutti sinora adeguatamente esplorati). Risultato è il quadro organico, tracciato con lucidità che però non è mai neutralità, di una stagione-chiave della vita intellettuale italiana. Breve stagione di esitazioni e di fatali smarrimenti, ma in cùi pure prendono netta consistenza valori ideali che i resistenti e gli esuli riusciranno a tener desti lungo un ventennio, per offrirli all’Italia risorgente dalle macerie della seconda guerra mondiale. (Emerico Giachery)

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Argomenti: Libri vari,

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