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Dalla Nascita del Linguaggio alla Babele delle Lingue

Dalla Nascita del Linguaggio alla Babele delle Lingue

Titolo originale: Grooming Gossip and the Evolution of Language

Autore/i: Dunbar Robin

Editore: Longanesi & C.

traduzione dall’originale inglese di Libero Sosio

pp. 304, 1 figura b/n, Milano

Le discipline scientifiche sono guardate da molti con timore. Un timore che i libri di questa collana di divulgazione scientifica intendono fugare, proponendo testi di illustri studiosi che coniugano un linguaggio chiaro e accessibile a tutti con il rigore della trattazione. Gli argomenti affrontati sono molteplici e consentono ai lettori di comprendere non solo le nozioni fondamentali delle varie discipline, ma anche le loro nuove frontiere e le sfide a esse legate.

Il linguaggio permea la cultura umana, ed è alla base delle nostre società, oltre che di gran parte della nostra scienza e della nostra arte. Le sue radici affondano nel lontano passato, e tale storia antica fa parte del nostro bagaglio mentale. Grazie al linguaggio noi possiamo fare le cose più notevoli, Eppure a fondamento di tutto cid ci sono menti che non sono infinitamente flessibili, e le cui predisposizioni cognitive sono state progettate per gestire i tipi di società di piccola scala che hanno caratterizzato quasi per intero – eccezion fatta per gli ultimi minuti – la storia della nostra evoluzione.

Se si chiede quale sia la differenza principale tra l’uomo e gli altri animali, una delle risposte più ricorrenti è: il linguaggio. Ma a che cosa si deve l’origine di questa straordinaria capacita, quale il bisogno che la determinò? Secondo Robin Dunbar, la risposta a questi interrogativi si può trovare confrontando |’uomo primitivo con i suoi parenti più stretti, i primati, confronto che evidenzia come gli esseri umani siano caratterizzati da un maggior volume encefalico, dalla dimensione più ampia dei gruppi sociali e, appunto, dallo sviluppo di un linguaggio sempre più complesso. E infatti vero che, per entrambi, la dimensione dei gruppi è determinata dall’estensione della neocorteccia; tuttavia, mentre i primati dedicano una considerevole quantità di tempo alla reciproca pulizia (attività di primaria importanza per assicurare la coesione del gruppo), l’estensione della rete sociale umana (valutabile in 150 individui) renderebbe troppo dispendiosa tale attività. Il linguaggio, dunque, sarebbe nato per colmare questa lacuna, permettendoci di avere più tempo per le interazioni sociali e dimostrandosi efficace perché consente di dedicarci a esse nei modi più diversi. Grazie al linguaggio, infatti, comunichiamo contemporaneamente con più individui, «pubblicizziamo» le nostre qualità in un modo impossibile alle scimmie e infine – ma non è certo la cosa meno importante – produciamo anche a distanza gli stessi effetti derivanti per le scimmie dalla reciproca pulizia. Il risultato di tale «convenienza» è, ai nostri occhi «moderni», evidente: mediante la parola, nel tempo, abbiamo potuto scambiarci informazioni socialmente rilevanti, creare rituali, trasmettere la cultura, favorire l’avvento dell’agricoltura e delle città, produrre e perfezionare la tecnologia. Ma non è tutto:
«Se le femmine hanno formato il nucleo dei primissimi gruppi umani, e il linguaggio si e evoluto proprio per cementarli, ne consegue che i primi esseri umani a parlare devono essere state le femmine», dice l’autore. E le femmine hanno avuto presumibilmente anche un effetto diretto sull’evoluzione dell’intelligenza umana. Il linguaggio può infatti essere stato usato dai maschi per mettere in mostra le proprie doti e farsi scegliere come partner. Se l’abilita del maschio in quest’attività ha qualche relazione con l’intelligenza e col linguaggio, la scelta, da parte delle femmine, attraverso la selezione sessuale, ha influito in modo determinante sull’evoluzione dell’intelligenza, del cervello e del linguaggio stesso di noi tutti, fino ai nostri giorni, e continuerà a farlo quanto più i criteri selettivi della nostra evoluzione si andranno perfezionando nel tempo.

Robin Dunbar è professore di psicologia all’Università di Liverpool. Ha studiato filosofia e psicologia a Oxford ed è stato professore di antropologia biologica al Dipartimento di Antropologia dell’University College di Londra. Ha studiato soprattutto l’evoluzione della mente e dei sistemi sociali dei primati e dell’uomo. Nella sua produzione divulgativa si ricordano Primate Social Systems (1988) e Non sparate sulla scienza (1996), apparso in questa collana.

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