Costume come Civiltà
Autore/i: Elia Mario
Editore: ERI – Edizioni Rai Radiotelevisione Italiana
unica edizione, prefazione e introduzione dell’autore.
pp. 304, Torino
Tratto dai testi di trasmissioni radiofoniche redatti dall’A., questo saggio esamina le usanze e le fogge collettive più significanti, per stabilire un rapporto tra forme e valori sociali. Le forme sono considerate unitariamente, nei loro vari aspetti, in relazione al modo di vivere (abbigliamento, arredo, rapporti sociali, maniera d’amare, di divertirsi, cucina, ecc.) nella storia. Il Costume è considerato come linguaggio simbolico, nel suo carattere di comunicazione, di sistema segnico, espressione dell’età. Si tende dunque a confrontarlo con l’Arte dell’epoca. Esso manifesta i gusti, e dunque le abitudini, le possibilità, i bisogni. È dunque collegato alla tecnologia, ai modi di produzione, agli interessi: forma che rivela la sostanza non solo nel suo aspetto estetico, ma in quello normativo, di ordinamento, di sistema linguistico e di complesso di regole e valori. La moda è dunque intesa come dialettica, proposta di riforma del Costume. L’indagine parte dal naturismo dei cacciatori paleolitici, nomadi e dalla stilizzazione, dal geometrismo, degli agricoltori neolitici. Parte dal colore africano e dalla musicalità asiatica: dalla estroversione della danza tribale d’Africa, in onore di deità femminili, e dall’introversione del canto asiatico, magico, carismatico, in onore di deità maschili, di Capi. Attraverso voli panoramici, come meglio consentito dai limiti spaziali dell’edizione, si perviene così al naturismo barbarico, rabbioso, della rivolta giovanile dei nostri Anni Sessanta, col suo vestito «trovato», a casaccio. Si perviene al culturalismo degli Anni Settanta, con l’ironia e l’imitazione (derisoria) delle vecchie fogge: coi suoi abiti «cercati», studiati. Si incontrano, ovviamente, la «salopette», azzurrina, da giardiniere, dell’estate 1973, e la massificazione delle forme, che i giovani impongono agli adulti. L’età industriale, superando l’esclusiva, e la gerarchia, pone in crisi lo «status symbol», per le sue necessità diffusive di mercato. Intanto, crolla la teoria di Veblen, della «classe agiata» e si afferma la nuova teoria di Halbwachs, della «rappresentazione di classe», dacché non si imitano più i padroni, ma ogni gruppo ostenta pluralisticamente le sue forme e tenta di imporle, in contestazione col manager, mentre i giovani impongono agli adulti, agli «arrivati», la loro moda. Il Costume di massa diventa problema di massa. Gli studi sul gusto interessano così non solo la ricerca specializzata, ma, oltre la cultura, l’industria e il gran pubblico dei consumatori. Per questo lo studio del Costume assume interesse attuale ed importanza, si eleva a rango universitario, si diffonde, diventa ramo d’insegnamento professionale (a Roma c’è l’«Accademia di Costume e di moda») come la moda è diventata settore produttivo, industriale, con catene di montaggio e produzioni succedanee. Per questo, il presente volume intende rivolgersi, con uno stile adatto ai non specializzati, agli operatori culturali, ai produttori, ai consumatori, a tutti.
Mario Elia oltre a saggi di Costume (La moda espressione dell’epoca, Il teatro come processo) ha pubblicato opere di sociologia (Matrimonio in crisi, Il silenzio dei giovani, Società industriale e Diritto), di narrativa (romanzi storici sulla Sanfelice e su Maria Sofia di Baviera ultima regina di Napoli) e di poesia (Io le cose, E nuovo è il mondo). È anche scrittore di monografie giuridiche e magistrato di Cassazione. È nelle giurie del Premio «Strega» e del «David di Donatello». Ai nostri lettori è noto anche per il libro Origini e funzione del diritto, presentato in Campidoglio nel 1972.
Argomenti: Antropologia, Civiltà Umana, Storia, Storia dei Costumi,