Cleopatra
Autore/i: Weigall Arthur
Editore: Edizioni del Borghese
prefazione di Benoist-Méchin, traduzione dall’inglese di Gian Franco Pasini.
pp. 360, Milano
Amante appassionata e ispiratrice di Cesare, energica sposa d’Antonio, patetica madre di Cesarione, Cleopatra è senza dubbio una delle figure di donna più famose e affascinanti di tutti i tempi. Costantemente calunniata dagli storici, dopo che il moralismo patriottico dei Romani ne ha fatto il simbolo della sensualità orientale, sembra che solo i poeti, da Shakespeare a Bernard Shaw, abbiano cercato di risolvere il suo enigma e di darci un ritratto della sua anima in gran parte misteriosa. Ma Arthur Weigall, (1880-1934), che per molti anni fu Sovrintendente alle Antichità del Governo Egiziano e visse a lungo in quegli stessi luoghi che furono legati così strettamente allo spirito di Cleopatra, ha affrontato l’argomento con l’entusiasmo di un innamorato e la profondità di uno studioso di gran razza. Il risultato è un’opera scrupolosamente esatta sul piano storico, che ci propone un’originale interpretazione dei fatti e della protagonista, restituendole quasi una nuova vita pur senza cadere nelle facili suggestioni della biografia romanzata.
Dalla prefazione di Benoist-Méchin:
“Tutti conoscono la perentoria affermazione di Pascal: «Se il naso di Cleopatra fosse stato più corto, tutta la faccia della terra avrebbe cambiato». Ci meravigliamo, nostro malgrado, di trovare un pensiero così impertinente in una mente così austera. Senza dubbio l’autore delle Provinciali ha voluto dire con ciò che gli avvenimenti più gravi dipendono molto spesso da cause insignificanti, e che basterebbe un nonnulla per modificarne il corso. A credergli, la fondazione dell’Impero Romano sarebbe dipesa da qualche millimetro di cartilagine ossea. Ma è stato sfortunato: avrebbe fatto meglio a non nominare Cleopatra, perché, fra le migliaia di esempi che potevano illustrare la sua tesi, è difficile immaginarne uno scelto peggio. Si è lasciato chiaramente ingannare dagli storici romani, nazionalisti e maligni, che hanno visto nella figlia dei Tolomei soltanto una «straniera insidiosa», una «incantatrice esperta nell’arte di far valere il suo fascino»; l’equivalente insomma di una di quelle «donne fatali» il cui viso, orna le copertine dei nostri periodici illustrati, e alla quale si potrebbe assegnare senza esitazione l’Oscar della seduzione.
La realtà è ben diversa. Lungi dall’essere dovuto a un capriccio del caso, l’incontro fra la regina d’Egitto e il conquistatore delle Callie s’iscrive così naturalmente nello svolgimento dei fatti che sembra stato preparato da un prodigioso regista. C’è un legame così stretto fra la morte di Pompeo, l’arrivo di Cesare ad Alessandria e l’apparizione di Cleopatra, che ci domandiamo come le cose avrebbero potuto andare altrimenti, tanto che rivivendo questa scena il primo pensiero che ci viene alla mente è piuttosto il contrario di quello di Pascal: vale a dire che il naso di Cleopatra non ha avuto, in questo affare, altro che una parte del tutto fortuita, e che, più lungo o più corto, non avrebbe cambiato niente.
Ma chi era esattamente questa ragazza di diciotto anni, di cui Arthur Weigall ci dipinge il carattere scherzoso e allegro? «Essa godeva la vita e prendeva con candore tutti i piaceri che questa le offriva», egli scrive.[…]”
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