Cinque Upaniṣad • Īśa-Kaivalya-Sarvasāra Brahmabindu-Atharvaśira
Autore/i: Raphael
Editore: Edizioni Āśram Vidyā
introduzione, traduzione e commento dell’autore.
pp. 136, fig. b/n, Roma
“L’avventura umana si dispiega lungo due strade: la prima si chiama avidyâ (ignoranza metafisica), è la via che porta al conflitto e alla sofferenza; la seconda si chiama vidyâ (Conoscenza-Gnosi), è la via che porta alla Beatitudine e alla Liberazione. Le Upaniṣad seguono questa seconda strada di Compiutezza. Le contraddizioni che ossessionano il mondo contemporaneo, come quelle che emergono dal profondo del nostro essere risolte con lo studio, l’assimilazione e l’identità con la conoscenza delle Uanishad o Vedânta.”
Le Upaniṣad sono parte integrante dei Veda, rappresentano un ramo della Tradizione Primordiale e costituiscono il Vedānta stesso nella sua essenza. L’espressione Veda-anta (fine dei Veda) va intesa nel doppio significato di «conclusione», essendo le Upaniṣad l’ultima parte dei testi vedici, e di «scopo» perché quanto vi è stato insegnato è lo scopo ultimo dell’intera Conoscenza tradizionale.
«Si può dire senza esagerazione alcuna – scrive T.M.P. Mahadevan – che le Upaniṣad costituiscono la fonte principale del pensiero e della cultura indiana. Esse infatti hanno ispirato non solamente i sistemi ortodossi della filosofia indiana, ma anche alcune delle cosiddette scuole eterodosse, come quelle del Buddhismo».
Il tema centrale delle Upaniṣad è la ricerca dell’Ultima Realtà, per cui rappresentano la Metafisica nella sua reale accezione. Questo tipo di ricerca non e fine a se stessa, infatti le Upaniṣad rappresentano modalità di contatto e strumenti di realizzazione ed indicano, a tale fine, una sequenza concisa, compiuta che poco o nulla concede alla mente analitica.
L’Īśa up. è una delle Upaniṣad maggiori più antiche, il suo linguaggio semplice e magistrale non ha mancato di suscitare commenti, esegesi e spunti dottrinari. Śaṁkara, il codificatore dell’Advaita Vedānta, vi ha trovato la formulazione concisa del suo insegnamento.
La Kaivalya up. insegna come per mezzo della discriminazione (viveka), del distacco (vairāgya) si consegue lo stato di “Isolamento” o “Astrazione” totale (kaivalya) dal mondo del divenire (saṁsāra).
La Sarvasāra up. rispecchia la tematica fondamentale delle Upaniṣad più antiche, vi sono trattate le più ardite domande filosofiche che mente umana possa formulare, essa viene spesso citata per la sua reputazione.
La Brahmabindu up. contiene un insegnamento prettamente metafisico e risolutivo che consente all’essere-jīva di riconoscere la sua più profonda e vera natura e di realizzare l’identità con l’Assoluto o Brahman nirguṇa.
L’Atharvasira up. di tendenza monista e quindi shivaita, contiene un dialogo in cui viene esposto un insegnamento che presenta delle sequenze ben precise di un “opus” realizzativo.
È da sottolineare che queste Cinque Upaniṣad (alcune tradotte in italiano per la prima volta dalle Edizioni Āśram Vidyā nel 1974) sono ampiamente commentate da Raphael e sotto questa prospettiva possiamo dire che sono uniche rispetto alle altre edizioni presenti in Italia. Ciò è degno di nota in quanto le Upaniṣad si esprimono in un linguaggio sintetico ed esoterico e se non si ha la chiave per una giusta interpretazione esse restano oscure e incomprensibili.
Raphael, sempre aderente al testo, ne delucida i vari punti inquadrandoli ed estendendoli nel contesto dell’insegnamento advaita (non-dualità), fornendo, così, la chiave per comprendere il loro linguaggio simbolico, figurato, analogico.
Argomenti: India, Orientalistica, Oriente, Spiritualità, Testi Sacri,