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Cinque Nō Moderni

Cinque Nō Moderni

Titolo originale: Kindai Nōgakushū

Autore/i: Mishima Yukio

Editore: Ugo Guanda Editore

introduzione di Donald Keene, traduzione dal giapponese e cura di Lydia Origlia, in copertina: Kumisada, L’attore Ichikawa Danjuro VII nel ruolo di Suyawara no Michizane, 1814 ca.

pp. 168, Milano

Forse, il teatro come regia e il teatro come drammaturgia, cioè come riscrittura perpetua di un testo precedente, non è altro che il punto più organico e avanzato della teoria di Oscar Wilde, la critica come arte… Che cos’è il patrimonio drammaturgico se non il deposito di un museo? E che cos’è la regia se non una Continua opera di restauro? In particolare il teatro nō, che più utilmente potrebbe essere accostato all’europeo teatro d’opera. Ne restano circa cinquecento testi, scritti tra il XIV e il XVI secolo; e Yukio Mishima se ne è fatto brillante interprete tra i moderni, riscrivendone alcuni dei più famosi. No significa «abilità». Ma è un teatro ben lungi dall’esaurirsi nel suo difficile rituale. C’è anche un prestigio simbolico che consiste, essenzialmente, nel rappresentare storie di morti, storie di fantasmi. Teatro come museo ovvero luogo istituzionale della ripetizione, del ritorno, il teatro nō è teatro allo stato puro, teoria critica che sempre si aggiorna nell’evocazione del testo scomparso.
Nessuno meglio di Mishima avrebbe potuto resuscitare quell’antica fama: laddove ognuno dei suoi esponenti, dietro la patina della scintillante mondanità, del verbo elusivo e corrivo, non cessa di riaprire la «piaga» della tradizione, riprendere l’interrotto dialogo con i morti e, infine, trascrivere nell’accessibilità di una veloce drammaturgia contemporanea il mistero e la staticità dell’essere tragico, della tragedia antica.

Yukio Mishima, uno dei più famosi scrittori giapponesi contemporanei, nacque a Tokyo nel 1925 e morì suicida nel 1970.
Tra le sue numerose opere ricordiamo: Confessioni di una maschera (1949), La voce delle onde (1954), Il padiglione d’oro (1956), Il sapore della gloria (1963), e, in queste edizioni, Sole e acciaio (1968), Madame de Sade (1968) e Il mio amico Hitler (1968).

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