Cavalli in Fuga
Titolo originale: Runaway Horses
Autore/i: Mishima Yukio
Editore: Bompiani
traduzione dall’inglese di Riccardo Mainardi.
pp. 420, Milano
“Isao inspiro profondamente e chiuse gli occhi, passandosi la sinistra sul ventre con gesto carezzevole… Nell’attimo in cui il coltello gli squarciava le carni, il cerchio di fuoco del sol levante esplodeva dietro le sue palpebre.”
È la morte di un sogno – un sogno glorioso che si conclude con un suicidio rituale, il sacrificio di Isao. Il diciannovenne campione di kendo, il giovane “cavallo in fuga” verso il cammino della purezza e della fede, non fa che anticipare con drammatica determinazione il gesto dello stesso Mishima, animato dalla medesima mistica e dai medesimi ideali. Isao è l’erede spirituale, la reincarnazione del Kiyoaki di Neve di primavera, il primo romanzo della tetralogia Il mare della fertilità di cui questo Cavalli in fuga costituisce il secondo, altissimo momento. Siamo nel 1932, alle soglie della seconda guerra mondiale, in un Giappone dilaniato tra il culto delle sacre memorie e il portato di una civiltà industriale e corruttrice. Isao e altri giovani amici, ispirandosi agli ideai della “Lega del Vento Divino”, progettano gesti clamorosi, dimostrativi, cruenti: sarà uno sforzo vano, in cui il culto della patria, la fedeltà all’imperatore, l’idea stessa del seppuku – inteso come umana sublimazione – si pongono a simbolo di rinascita in un mondo deteriorato dove più niente ha senso, più niente conta: neanche l’amore disperato di una donna, il dolore della propria madre, la stima e l’amicizia degli amici. Vivere significa morire e morire per un’idea e una realtà che oggi ci è difficile comprendere, ma quella proposta da Mishima è una realtà profonda, che nasce in una precisa cultura densa di valori indiscutibili, dominata da una spiritualità prodigiosa, insopprimibile.
Nato a Tokyo nel 1925, Yukio Mishima è considerato in tutto il mondo uno dei più grandi scrittori contemporanei. La sua opera, vasta e policroma, gli ha meritato i massimi riconoscimenti letterari giapponesi e per ben tre volte la candidatura al Nobel. Il 25 novembre 1970, terminato l’ultimo romanzo del ciclo Il mare della fertilità, si e suicidato secondo l’antico rituale del seppuku. Dei suoi romanzi sono stati tradotti in italiano Confessioni di una maschera, La voce delle onde, Il padiglione d’oro, Dopo il banchetto, Trastulli d’animali, Sole e acciaio. Su questo autore, Bompiani ha pubblicato un lucido saggio di Marguerite Yourcenar che intreccia vita e opera letteraria, Mishima o La visione del vuoto – e dello stesso Mishima – La Via del samurai, un’importante “meditazione sulla morte” che si rifa ai principi dello Zen.
Argomenti: Letteratura, Letteratura Giapponese,