Canti Aztechi
Il lamento di un popolo che agonizza nel pieno fulgore della sua storia
Autore/i: Autori vari
Editore: Ugo Guanda Editore
prima edizione, prefazione e cura di Ugo Liberatore e Jorge Hernandez-Campos.
pp. XXXV-120, 20 tavv. a colori e b/n f.t., 1 cartina del Messico Azteco in tavola doppia, Parma
Gli aztechi, i superbi guerrieri delle Aquile e delle Tigri, i luminosi figli del Sole, vivono con l’ossessivo presentimento del naufragio finale, della inevitabile vittoria delle forze delle tenebre su quelle della luce. L’intero universo sprofonderà negli abissi di un nulla non rischiarato dalla confortante speranza di altri soli e di altri cieli.
L’ineluttabilità di questa catastrofe cosmica precipita gli aztechi in un vortice di angoscia e di pessimistica solitudine. I giorni si colorano di nostalgia infinita per la presa di coscienza esistenziale della irrepetibilità della vita, di un drammatico «nur und einmal» della esperienza cosmica e individuale.
Sulla desolazione di questo mondo senza destino, i poeti del «cuicacalli», la casa dei canti, versano invano il balsamo di una vera filosofia epicurea: cantano i piaceri della vita, esaltano lo splendore dei fiori, delle giade, delle pietre preziose, si inebriano di gloria e di sangue. Ma sono proprio essi, i poeti aztechi, che ci offrono la testimonianza più viva ed immediata dell’intimo dramma dei leggendari abitanti di Aztlan. I loro canti, in questa antologia presentati per la prima volta in una traduzione italiana, non sono altro che il disperato anelito verso una realtà metafisica che allontani il terrore di una morte assoluta, non sono altro che il lamento di un popolo che agonizza assieme alle sue divinità, nel pieno fulgore della sua storia.
Argomenti: America Precolombiana, Civiltà Azteca, Poesia, Riti,