Brandano
Autore/i: Gonzi Vittorio
Editore: Libera Arte
seconda edizione, presentazione di Alberto Tailetti, introduzione dell’autore.
pp. 228, nn. tavv. b/n f.t., Roma
Sullo sfondo di quest’opera compare l’epoca più interessante e più drammatica della nostra storia, quella cioè della discesa di Carlo VIII in Italia e degli avvenimenti che seguirono l’invasione dei Lanzichenecchi di Carlo V: attorno a Brandano giuocano così le figure tragiche di Clemente VII, del Mendoza, del Granduca Cosimo, del Marignano. Il Profeta Senese rappresenta in questo giuoco di potenze l’anima eroica del popolo di Siena, ed un po’ del popolo Italiano tutto, che alla tristezza dei tempi si ribella come può, elevandosi in un suo mondo superiore di ascetismo e di rinunzia, senza che ascetismo e rinunzia abbiano a fargli dimenticare i suoi drammatici problemi ed abbatterlo nell’inerzia passiva del fatalismo.
Così Brandano, anima generosa di popolano, mentre predica la penitenza più rigorosa e più ripugnante sino al Papa, incuora le masse popolari a riscuotersi dalla tristezza dei tempi ed a ribellarsi dallo stato di abbandono in cui gli avvenimenti storici le traggono inesorabilmente: incuora i Romani durante il sacco di Roma, rimorde principi e signori del loro mercanteggiare, senza che la sua serenità spirituale sia minimamente turbata dalla violenza degli invasori e dalla doppiezza dei potentati.
La voce del Profeta Senese, risuona dunque, come chiaramente risulta da questo libro, non solo desiderio della coscienza religiosa ad elevarsi in un mondo superiore per liberarsi da lo splendido abisso spirituale del Rinascimento, bensì sopratutto superamento della mediocrità e dell’impotenza per riscuotersi in certo modo dal letargo in cui è caduto.
Il Brandano del Gonzi non è perciò un riformatore che possa in qualche modo catalogarsi nella serie di quanti vollero ribellarsi a Roma, né quindi può dirsi un ribelle nel senso che a tal parola si è soliti dare nella storia delle religioni: egli è che Brandano, figura squisitamente italiana, pur concependo il più ardente desiderio di una riforma dei costumi che Roma elevasse al di sopra della meschinità spirituale in cui l’avevano gettata i tempi, pur giungendo a predicare sino al Papa, non si ribella a Roma, anzi sente di Roma tutto il fascino spirituale. Egli può ricollegarsi alla serie degli asceti trecenteschi co’ quali ha comune la violenza della parola ed insieme l’ardente religiosità ortodossa di semplice uomo del popolo, il misticismo ascetico ed insieme lo schietto buon senso.
La figura di questo asceta Senese, quindi, mal si prestava a sfondi dogmatici, a descrizioni di drammi intimi letterariamente sfruttabili per secondi fini: il dramma che ritroviamo in Brandano è quello del popolo italiano che dibattendosi nell’incertezza dei propri destini, dominato da forze avverse della storia che non ha ancora sufficiente coscienza per poter contrastare, si rifugia nell’eroismo spirituale di una fede che è per Esso l’unico baluardo certo contro l’avversa fatalità.
Argomenti: Libri vari,