Attesa di Dio
Autore/i: Weil Simone
Editore: Rusconi
introduzione di Benedetto P. d’Angelo, traduzione dal francese di Orsola Nemi.
pp. XXVIII-228, Milano
Attesa di Dio di Simone Weil è un libro che sconvolse una generazione, ed è senza dubbio un grande libro che continua a esercitare un influsso straordinario. Un grande classico cristiano, lo si è voluto chiamare. Più esattamente, un grande classico precristiano. Esso portò molti di quelli che erano giovani nell’ultimo dopoguerra alle soglie del cattolicesimo. Più tardi non pochi superarono quelle soglie. Altri, per opera di Simone Weil, le superarono in senso inverso. «Simone Weil», disse un noto teologo, «ha convertito molti non cattolici, ha deconvertito molti cattolici». E questa la sorte di chi crede di potere (o sappia di dovere) «restare sulla porta»: la posizione fra tutte inequivoca per Simone Weil, fra tutte rischiosa peri suoi lettori.
Ma a coloro che sono fuori della porta Simone Weil sgombra sovranamente e per sempre un grande tratto del terreno che li separa dal «santuario». Attesa di Dio e le altre sue opere purgano radicalmente e per sempre dai miti consunti della ragione illuministica, dalle sentimentali leggende a lieto fine della scienza, dalle terroristiche teologie del progresso («questa idea atea per eccellenza»), che da almeno due secoli paralizzano o’ distorcono le più elementari operazioni di conoscenza. Dopo la lettura di questi libri duri e puri come diamanti, dal lento ritmo incantatorio, dallo stile sublime, nove su dieci dei testi seducenti ed esiziali dell’epoca cadono naturalmente dalle mani.
Simone Weil nacque a Parigi nel 1909. Allieva del filosofo Alain dal 1925 al 1928, subì profondamente l’influenza del maestro.
A ventidue anni ottenne la laurea in filosofia. Insegnò fino al 1934 nei licei di Le Puy, Auxerre, Roanne. Temperamento mistico e rivoluzionario, abbandonò l’insegnamento lavorando come semplice operaia nelle officine. Questa esperienza minò per sempre la sua salute. Intanto cominciò a pubblicare i suoi primi articoli su «Révolution prolétarienne», «Critique sociale», «Nouveaux Cahiers» e infine sui «Cahiers du Sud». La guerra civile spagnola la spinse ad arruolarsi con lo schieramento antifascista. Nel 1940 lasciò Parigi per Marsiglia dove ripeté la sua esperienza di operaia. Nel 1942 si trasferì a New York, ma, presa dai rimorsi per essersi sottratta al rischio delle persecuzioni, tornò in Europa, a Londra, nella speranza di partecipare più attivamente alla resistenza. Morì in sanatorio ad Ashford nel 1943, sfinita dagli stenti.
Argomenti: Cristianesimo, Età Moderna e Contemporanea, Misticismo, Spiritualità,