Aria Sottile
Una tragedia del nostro tempo raccontata da un grande scrittore.
Autore/i: Krakauer Jon
Editore: Edizioni Corbaccio
introduzione dell’autore, traduzione dall’originale americano di Lidia Perria, illustrato da Xilografie di Randy Rackliff.
pp. 352, nn. illustrazioni xilografiche b/n e 16 fotografie b/n f.t., Milano
«A cavalcioni del tetto del mondo, con un piede in Cina e l’altro in Nepal, ripulii la maschera d’ossigeno dal ghiaccio che vi si era condensato sopra e, sollevando una spalla per ripararmi dal vento, abbassai la sguardo inebetito sull’immensa distesa del Tibet. A un certo livello, con distacco, comprendevo che la curvatura dell’orizzonte terrestre che s’inarcava ai miei piedi era uno spettacolo eccezionale. Avevo fantasticato tanto, per mesi e mesi, su quel momento e sull’ondata di emozioni che lo avrebbe accompagnato; e ora che finalmente ero lì, in piedi sulla cima del Monte Everest, non riuscivo semplicemente a radunare energie sufficienti per concentrarmi.»
Riconosciuto dal 1852 come la montagna più alta del mondo, l’Everest o Sagamartha (dea del cielo) o Chomo Lungma (Madre del mondo) è sempre stato oggetto di fascinazione, ossessione e desiderio sia per gli alpinisti che per i sognatori. Da qualche anno, se si hanno i cinquantamila euro necessari, è alla portata di tutti. Basta prenotarsi in una delle agenzie turistiche specializzate in emozioni estreme e riempire l’assegno. Quando nel maggio del 1996 Krakauer fu inviato dal giornale per il quale lavora, Out-side, a partecipare a una spedizione sull’Everest per scrivere un articolo sulla proliferazione delle scalate a pagamento condotte da guide professioniste, sembrò il logico coronamento di una carriera che era riuscita a combinare le sue due passioni: l’alpinismo e la scrittura. Il 10 maggio, però, una tempesta colse di sorpresa le quattro spedizioni che si trovavano sulla cima. Alla fine della giornata 9 alpinisti erano morti, incluse due delle migliori guide. Krakauer è tra i fortunati che sono riusciti a ridiscendere «la Montagna». Aria sottile è molto più che la cronaca di quella tragedia; oltre ad offrire importanti informazioni sulla storia e sulla tecnica delle ascensioni all’Everest, offre un esame onesto e provocatorio delle motivazioni che stanno dietro alle ascensioni ad alta quota e una drammatica testimonianza del perché quella tragedia si poteva evitare.
Krakauer descrive in modo indimenticabile la fatica di esistere e ancor più di muoversi a 8000 metri. È un acuto esaminatore dell’ascetismo masochistico che spinge gli alpinisti; sa che per voler salire sull’Everest bisogna avere una buona dose di follia. La sua storia contiene quella che deve essere l’essenza dell’inferno: l’infinita capacità delle cose di divenire peggiori di quello che temi.
Il libro di Krakauer è un esame spietato di quello che avrebbe potuto essere l’ascensione del maggio 1996. L’autore solleva la questione della sicurezza delle spedizioni composte da alpinisti inesperti ma danarosi e mette in discussione le decisioni prese da tutti coloro che si trovano sulla vetta in quel giorno, compreso se stesso. Il venire a contatto con situazioni così estreme come quelle affrontate dall’autore e dai suoi compagni ha messo in luce le domande senza tempo sui valori personali e sulle priorità della vita. Di fronte a questa tragedia, sicuramente non necessaria, il lettore è lasciato solo a meditare sulle risposte appropriate.
Jon Krakauer è nato nel 1954 ed è cresciuto nell’Oregon dove suo padre e i suoi amici, tutti famosi alpinisti, fecero sorgere in lui la passione per la montagna. Poco più che ventenne ha compiuto imprese degne di nota nell’ambito dell’alpinismo nordamericano e ha scalato la parete est del Cerro Torre sulle Ande della Patagonia.
Dal 1983 si dedica alla scrittura a tempo pieno. È autore di Nelle terre estreme (tradotto in tutto il mondo) e di Il silenzio del vento, una raccolta di saggi sull’alpinismo uscita in Italia sempre da Corbaccio. Aria sottile è stato un successo internazionale tradotto in moltissime lingue.
Argomenti: Memorie, Storie di Vita,