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Archetipi

Archetipi

Autore/i: Zolla Elémire

Editore: Marsilio Editori

traduzione dall’inglese di Grazia Marchianò, in copertina: José Benítez Sánchez, Tatei Atsinari, pittura huichole, 1980.

pp. 174, Venezia

Zolla è un filosofo singolare: particolarmente lirico quando più è analitico, sempre a suo agio tanto con i testi sanscriti che con Shakespeare, Blake, con lo yoga e con le leggende Hopi. Questo breve, denso, spesso profondo saggio mette a raffronto la consapevolezza metafisica con l’adesione ai fatti tipica dell’Occidente. Gli archetipi sono la chiave per raggiungere la realtà metafisica. La storia europea si dispiega come una fuga costruita su archetipi divini degenerati in miti politici. («Publisher’s Weekly», 8 gennaio 1982).
Zolla unisce l’erudizione con uno stile poetico allusivo e spesso inquietante. L’obiettivo centrale del suo lavoro è dimostrare la persistenza di modelli universali o archetipali che si riscontrano in tutte le rappresentazioni simboliche quali arte, letteratura, poesia, politica ecc. L’esperienza metafisica è il momento in cui, secondo Zolla, l’individuo viene in contatto con il centro organizzativo che trascende la consapevolezza individuale e conferisce alla vita il suo significato. (Paul D. Hass, su «Library ]ournal», 5 gennaio 1982).
Sussistono da sempre certe inquietudini che sollecitano gli spiriti sensibili, la consistenza del tempo, la trama dell’emozione estetica, della genialità politica. Zolla dedica molte e acute pagine al tempo onirico, alla funzione sincronica della poesia, alle ossessioni imperialistiche e mostra quali piste possono far uscire dal labirinto. Pochi autori d’oggi hanno avuto altrettanta audacia intellettuale. La manipolazione tecnica dei concetti, la penetrazione della riflessione, il dominio d’un linguaggio preciso e suggestivo, questa triade connota l’opera. (Francisco G. Bazàn, su «La Naciòn», Buenos Aires, 30 dicembre 1984).
Nel capitolo finale, La visione della rosa, il paragone con l’idea junghiana di mandala s’impone, ma Zolla sottolinea il legame antagonistico con il «briccone divino». Egli mi sembra aver esposto felicemente la concezione dell’archetipo; forte e pungente è la sensibilità che dimostra verso le immagini che la esprimono (la mitologia romulea, la visione della Rosa), in una versione tuttavia assai diversa da quella di Jung. (Michiyoshi Hayashi, sul settimanale «Shunkan-Do-Kusho-Jin», Tokyo, 9 settembre 1985).

Elémire Zolla (Torino 1926) insegna all’università di Roma. Oltre ad Aure (Marsilio 1985) e L’amante invisibile (Marsilio 1986), ha pubblicato L’eclissi dell’intellettuale (1959), Volgarità e dolore (1961), Storia del fantasticare (1963), l’antologia I mistici dell’Occidente (1963), Le potenze dell’anima (1968), I letterati e lo sciamano (1969), Che cos’è la tradizione (1971), Le meraviglie della natura. Introduzione all’alchimia (1974) e The Androgyne (1982). Di Archetipi, scritto originariamente in inglese e uscito in Inghilterra e negli Stati Uniti nel 1981, sono apparse le versioni giapponese e spagnola.

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