Libreria Editrice OssidianeLibreria Editrice Ossidiane

Archeologia Sottomarina

Archeologia Sottomarina

Autore/i: Blot Jean-Yves

Editore: SugarCo Edizioni

unica edizione, introduzione dell’autore, foto di Giorgio Mesturini, traduzione dal francese di Franca Nappi.

pp. 272, nn. tavv. a colori f.t., ill. b/n, Milano

Alla pari dei vari Poirot e Holmes, gli archeologi questi insaziabili curiosi del passato sono altrettanti investigatori intenti all’opera faticosissima di riscrivere brandelli della storia umana ormai dimenticati, basandosi solo sugli oggetti; anch’essi devono talvolta arrestarsi davanti a relitti informi, appassionandosi, con la pipa in mano, a fatti che non «collimano», discutendo all’infinito, tra una boccata e l’altra, intorno a infimi particolari: perché il pilastro spezzato si trova qui, ai piedi del muro crollato, piuttosto che là, nel fossato? Perché le tegole, cadendo, non sono precipitate a destra ma a sinistra? E sempre la stessa domanda emerge dalle testimonianze dormienti, congelate dagli anni: «Che cosa è successo?». In archeologia l’eternità esige un responsabile. L’archeologo, incaricato dell’inchiesta più gigantesca che mai sia stata affidata a un investigatore e posto di fronte a milioni d’indizi, dovrà costruirsi un metodo, elaborare una strategia in funzione del tempo in cui penetra, dei materiali che rimuove, degli obiettivi stabiliti dalla missione in cui è impegnato.
Arricchita dagli apporti dell’archeologia, dell’architettura navale e dell’etnografia marittima, l’archeologia sottomarina tende da decenni a elaborare i dati forniti dalle varie discipline che vivifica ponendo una serie di nuovi, incalzanti interrogativi.
Se alla luce delle decine di scafi di navi romane esaminati in trent’anni sulle coste del Mediterraneo gli archeologi navali cominciano a conoscere meglio i primordi della storia della navigazione, restano tuttavia ancora molte lacune. Ma i primi studi di archeologia sottomarina saranno ben presto considerati un episodio nello svolgersi della ricerca storica. Fra breve i metodi d’indagine approntati dai pionieri saranno d’uso corrente.
«All’era delle intuizioni geniali, delle clamorose scoperte subacquee e terrestri, fra poco succederà quella della più sofisticata tecnologia (bene illustrata nel testo): strumenti d’indagine sicuri, il cui impiego sarà adottato in tutte le fasi, dalla scoperta degli indizi fino alla ricostruzione, materiale o virtuale, dell’oggetto studiato. Dalla Corea ai Grandi Laghi e al Mediterraneo le maglie della rete si fanno ogni giorno più strette, le crune del setaccio ogni giorno più fitte.
Neanche nel mondo sottomarino ormai esisterà più il delitto perfetto».

L’Archeologia sottomarina di Jean-Yves Blot ci rivela i segreti di navi sepolte da secoli sul fondo dei mari o addormentate in placidi bacini lacustri, scoperte grazie a indizi trovati sul luogo o tramite tradizioni orali, scritti e immagini antiche. Le imprese degli uomini, i successi della tecnologia, senza dubbio, ma anche le rivelazioni dovute al caso e all’osservazione sui siti del naufragio o delle città sommerse, vengono abbondantemente documentate, grazie anche a esperienze vissute dall’autore. Le testimonianze intatte del passato nascoste sotto spessi tumuli di sedimenti e rivelate dal magnetometro o visibili a occhio nudo vengono prelevate dai fondali più oscuri e dal silenzio marino, portate a terra e sottoposte alle analisi minuziose degli esperti.
L’autore non tace i pericoli di simili avventure: incidenti, condizioni di lavoro rese difficoltose dall’opacità e dalla mobilità dell’ambiente marino; né le tracce ingannevoli, che possono fuorviare l’investigatore: accumulo di relitti, contaminazione di siti e paesaggi, usura del tempo. L’archeologia deve aprirsi una strada a tentoni, in mezzo a rilevazioni e prelievi. Sott’acqua nulla cade, tutto scorre.
Le stanze sono cale, gli edifici scafi, le città porti, poiché in questo mondo da esplorare la terra, anche se esiste, lambita dalle acque, vergine o coltivata, non è che una banchina, una riva, un addio, un punto di partenza: un approdo fra due viaggi. Insomma è un altro universo fisico, al quale l’uomo da millenni ha adattato il proprio sapere, la propria tecnologia.
Pagina dopo pagina, Jean-Yves Blot solleva un velo sopra una delle discipline più appassionanti e più giovani dell’archeologia, ci accompagna nella ricostruzione della storia della navigazione, dall’età del bronzo fino agli ultimi anni della navigazione su scafi lignei, ci invita nell’avventura: un modo di dilatare la vita, con la lente in mano, di cercare Diogene, anche se egli ha lasciato solo la sua botte, sotto terra o sott’acqua.

Jean-Yves Blot, antropologo di formazione, saggista e archeologo navale, dal 1977 si occupa dello studio dal punto di vista storico e archeologico di diversi siti sottomarini nell’Atlantico, nell’oceano Indiano e in Estremo Oriente. In collaborazione con la moglie Maria Luisa P. Blot sta attualmente conducendo un’articolata ricerca su un vascello partito dal Perù e naufragato sulle coste europee alla fine del XVIII secolo. Considerando l’archeologia sottomarina come un settore del più vasto campo che ingloba l’insieme dei rapporti dell’uomo con l’elemento acqua, l’autore, conservatore del Museo nazionale d’archeologia di Lisbona dal 1984 al 1988, sta lavorando alla definizione di un modello del patrimonio sommerso che abbracci l’intero periodo dell’attività umana, dalla preistoria ai nostri giorni.

Vai alla scheda libro e aggiungi al carrello Modalità di acquisto

Commenti

Comments are closed.