Apocalisse – Con le Xilografie di Albrecht Dürer
Autore/i: Anonimo
Editore: Rizzoli
prima edizione, introduzione di Giorgio Manganelli, traduzione dai testi originali e note di Luigi Moraldi.
pp. 73, nn. illustrazioni b/n, Milano
Colui che scrisse l’Apocalisse, il Giovanni dell’isola di Patmos, aveva una intelligenza squisitamente visiva, egli pensava per immagini, ma non metafore o traslati, ma direttamente per figure; la rappresentazione della fine è una serie di figure che vanno recepite direttamente nella loro celeste o infernale densità, immagini non già della retorica, ma tangibili nello
spazio segreto e abbagliato della mente. Nei termini della cultura occidentale, possiamo dire che l’Apocalisse è un testo «teatrale»… un teatro con figure minutamente disegnate, vissute intensamente come forma, e insieme arricchite e rese intoccabili da una fantasia da orafo, secondo le leggi non umane di una oreficeria dinamica.
Questo materiale sembra raccolto e preparato perché un genio del segno, un orafo dinamico, un pensatore per figure, non un allegorista ma un concreto contemplatore delle immagini del cielo e della terra, a esse dedicasse il suo genio: ciò accadde con il Dürer. Le illustrazioni del Dürer corrispondono a questa invenzione cosi febbrilmente oculare che appare nella Apocalisse: ma è anche assolutamente fedele alla qualità letterale di questa contemplazione, la sua minima obbedienza a un genere di reale, di concreto, che presuppone lo spalancarsi delle porte del cielo.
(Giorgio Manganelli)
Introduzione di Giorgio Manganelli
Nota all’Apocalisse di Luigi Moraldi
APOCALISSE
- Lettere alle sette chiese
- Preliminari del gran giorno
- Il gran giorno
Argomenti: Cultura, Letteratura, Occidente, Teatro e Spettacolo,