Anabasi
Autore/i: Senofonte
Editore: Rusconi
prima edizione, introduzione, carte geografiche e cura di Valerio Manfredi, fotografie di Marco Agostini, in copertina: Ritratto di Senofonte (Madrid, Museo rado). Copia romana della fine del II – principio del III secolo d.C. risalente a probabile model.
pp. 364, numerose tavole a colori fuori testo, Milano
Nato da una famiglia facoltosa, Senofonte ricevette in Atene una educazione di prim’ordine, frequentando fra l’altro la scuola del grande Socrate assieme ad alcuni dei personaggi più in vista della sua città. Bello di aspetto, oltre che intelligente, egli aveva tutte le qualità per intraprendere una brillante carriera politica ed affermarsi nella vita pubblica, senonchè il suo momento venne a cadere nel periodo più critico ed infausto per la sua città: erano gli anni in cui, umiliata da Sparta (vincitrice della guerra del Peloponneso), Atene era governata da una giunta oligarchica duramente repressiva capeggiata da Crizia. Quando il democratico Trasibulo, alla testa di una schiera di fuorusciti riuscì ad occupare il Pireo con un colpo di mano e poi ad impadronirsi della città, Senofonte si trovò a combattere dalla parte degli odiati tiranni per cui il suo futuro dovette sembrargli gravemente compromesso. Seguì allora l’invito di Prosseno di Beozia che gli chiedeva di accompagnarlo in una spedizione al servizio di Ciro, satrapo di Lidia, fratello del Re Artaserse, amico e sostenitore di Sparta durante la guerra del Peloponneso. Era un passo che lo allontanava ancora di più da chi governava ora la sua città e Socrate glielo fece notare, invano.
La decisione era presa, una decisione che lo avrebbe portato a vivere un’avventura leggendaria: la ritirata dei Diecimila.
Il vero scopo della spedizione gli fu noto più tardi: Ciro voleva sostituirsi sul trono di Susa al fratello. Sconfitto e ucciso a Cunassa, Ciro lasciò l’esercito mercenario ellenico, che aveva assoldato, il balia dell’infido Arieo, capo delle sue truppe asiatiche e di un nemico spietato e risoluto: il satrapo Tissaferne, l’« occhio del Re >>.
Fu lui ad attirare in una trappola mortale lo stato maggiore greco, uccidendo e torturando Clearco e i suoi ufficiali.
Vent’anni dopo, nella quiete assolata di Skillunte, una tenuta presso Olimpia, donata da Sparta in cambio di una lunga fedeltà in pace e in guerra, Senofonte, esule, con alle spalle le delusioni di una vita ricca di speranze e di errori, ripensò a quei giorni lontani. Egli aveva conservato tra le sue carte gli appunti frettolosi che aveva redatto fin dalla partenza da Sardi o forse dal momento in cui, scomparsi il comandante Clearco e i suoi ufficiali, in una notte di disperazione egli aveva svegliato i compagni, li aveva riuniti intorno al bivacco nel deserto, offrendo la sua intelligenza per guidare un’impresa per cui la forza e il coraggio non erano sufficienti: il ritorno.
Così nacque l’Anabasi, la storia di un nostos destinato ad essere ricordato attraverso due millenni. Senofonte narrò la storia di quell’impresa in tono distaccato senza cedere alla tentazione del pathos.
Ma è forse per questo che la narrazione della lunga marcia acquista tanta forza e i suoi personaggi, privi di orpelli retorici, restano scolpiti nella memoria: la forza temeraria di Euriloco e Aristonimo; il sangue freddo del comandante Clearco ; il cinismo beffardo di Menone; la tempra formidabile di Chirisofo; i Diecimila, rapaci, avidi, litigiosi, indomabili. Per sé e per quella gente Senofonte aveva sognato una nuova patria su una spiaggia solitaria del Ponto Eusino, ma nella primavera del 399 a.C. essi erano di nuovo schierati in campo sotto le insegne di Sparta contro i soldati del Gran Re.
Argomenti: Antiche Civiltà, Antichi Costumi, Antichità, Arte della Guerra e Strategia, Medio Oriente, Mondo Classico, Opere Classiche, Storia, Storia dei Costumi, Storia dei Popoli, Storia del Pensiero,