Aline e Valcour Ovvero il Romanzo Filosofico
Con un saggio di Guillaume Apollinaire
Autore/i: Marchese di Sade
Editore: Sugar Editore
traduzione di Aurelio Valesititolo originale: Aline e Valcour.
pp. 880, Milano
Aline e Valcour, gli innamorati divisi dal «destino» diabolicamente manovrato dal Marchese de Sade, servono da pretesto all’autore per tessere un complicato intrico di vicende nelle quali si muovono innumerevoli personaggi. Scritto durante la prigionia di Sade alla Bastiglia, un anno prima della Rivoluzione (alcune pagine polemiche sono datate in modo inconfondibile), Il romanzo filosofico, sottotitolo voluto dall’autore, s’inserisce nel filone classico del romanzo epistolare; brevi e incisive lettere si succedono ad altre più ampie (ad esempio la XXXV con la storia di Sainville e Léonore, vero romanzo a sé stante) sempre creando un clima di suspense: il racconto viene spesso interrotto bruscamente nel momento cruciale e seguito da un’altra lettera che trasporta il lettore al seguito di altre «terribili» vicende. Dal continuo incrociarsi delle missive (in ogni possibile combinazione tra i personaggi) e dalla girandola mozzafiato delle avventure emerge tuttavia un discorso unitario di Sade (specialmente nella descrizione dei costumi delle popolazioni selvagge che egli «ri-inventa» in una terribilità tutta sua) cheimposta il problema della relatività delle credenze, delle usanze, ecc., scoprendo un’inedita vena di antropologo ante litteram. Con un linguaggio tipico del razionalismo francese, di derivazione cartesiana, non solo pone in questione la coscienza morale, ma la coscienza stessa dell’uomo. Accanto al côté illuminista si scoprono qua e là acute punte satiriche (ad esempio la fuga dal convento di Léonore, il personaggio di don Crispe Brutaldi Barbaridos de Torturentia, un nome tutto un programma!) che stranamente contrastano con la «mostruosità integrale» (sono parole di Klossowski) di tutto il romanzo. La prima versione italiana, che presentiamo, non ha subito «tagli» di sorta (troppo spesso in Francia sono state pubblicate edizioni ridotte) e si avvale di un saggio di Guillaume Apollinaire, divenuto ormai un «classico» nella storia della critica sadiana.
Donatien-Alphanse-François, Marchese de Sade, nacque a Parigi nel 1740. Dopo aver iniziato la carriera militare, sposò nel 17 63 la figlia di un alto magistrato. Due scandali segnarono la sua vita: nel 1768 fu accusato di aver seviziato una donna ad Arcueil; nel 1772 a Marsiglia venne condannato a morte in contumacia per sodomia e tentato avvelenamento. Fuggi in Italia con la cognata, facendola passare per sua moglie, ma venne arrestato e rinchiuso in un forte a Chambéry. Evade, ma viene ripreso e imprigionato alla Bastiglia dove rimane fino al 1789. Liberato nel 1790 su decreto dell’Assemblea Costituente viene nuovamente incarcerato come sospetto. S fugge per miracolo alla ghigliottina e nel 1801 e arrestato dalla polizia del Consolato come autore dei romanzi Justine e Juliette.
Dal 1803 Sade è rinchiuso nel manicomio di Charenton, dove muore nel 1814. Durante la sua vita Sade trascorse circa trent’anni in stato di detenzione; per volere della famiglia nessun nome venne inciso sulla sua lapide.
Opere del Marchese de Sade:
- Storia segreta di Isabella di Baviera
- La Marcbesa di Gange
- I crimini dell’amore
- Le sventure della virtù
Argomenti: Filosofia, Letteratura, Pensiero, Romanzo,