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Libri dalla categoria Pensiero

Flyda degli Abissi – Le Glauche Avventure della Donna Sirena

Flyda degli Abissi – Le Glauche Avventure della Donna Sirena

Titolo originale: Les Glauques Aventures de Flyda des Mers

Autore/i: Bonaparte Marie

Editore: Red Edizioni

prima edizione, prefazione di Silvia Montefoschi, traduzione dal francese di Carla Sborgi, illustrazioni di Giuliano Collina, collana: Immagini del profondo 1.

pp. 96, illustrazioni b/n, Como

È il bacio di una sirena, sul petto troppo caldo di Flyda, che trasmette alla fanciulla questa forma inquietante.
Ma il rito non basta per fermarne il cuore e le pene d’amore che lo agitano.

Le onde, figlie di Orizzonte, creatore d’inganni, baciano i piedi di Flyda, la figlia del pescatore, e le parlano dell’ignoto, della speranza. Così, quando il saggio marito scelto dal padre la caccerà di casa, saranno le stesse onde a portarla al Sud, con il suo marinaio innamorato, e saranno ancora loro ad accoglierla in grembo quando vorrà morire. Prima però occorre diventare come le sirene, imprevedibili creature dal cuore immobile, scintillanti alla luce della luna.
Ma il cuore di Flyda riprende a battere anche tra le onde del mare, nelle grotte che celano gli abbracci instancabili, senza calore e senza divieti, delle più belle fra le creature. E poiché ciò non è consentito a una sirena, Flyda tornerà alla terra, al faro dal raggio temuto dalle creature marine. Inquieta, irriducibile.

Marie Bonaparte, Meine Liebe Prinzessin (Mia amata principessina), come la chiamava il suo analista e maestro Sigmund Freud nelle molte lettere a lei indirizzate, è una dei protagonisti della storia della psicanalisi fra i più ricchi di fantasia.

Marie Bonaparte riproduce qui il pregiudizio dell’uomo che la donna non possa fecondare il mondo con il pensiero da essa stessa prodotto, concepito nel suo rapporto diretto con lo Spirito…
(Dalla prefazione di Silvia Montefoschi)

Incontro con l’Androgino – L’Esperienza della Completezza Sessuale

Incontro con l’Androgino – L’Esperienza della Completezza Sessuale

Titolo originale: The Androgyne. Fusion of the Sexes

Autore/i: Zolla Elémire

Editore: Red Edizioni

traduzione dall’inglese di Augusto Sabbadini (Shantena), collana: Immagini del profondo 75.

pp. 96, numerose illustrazioni b/n, Como

Quando la mente si innalza al di sopra dei nomi e delle forme, non può che toccare il punto in cui anche le divisioni sessuali vengono superate.

Né uomo né donna, ma uomo e donna insieme: questo è l’androgino. Fanciullo malioso, nel mito greco assunse in un solo nome, Ermafrodito, quello dei divini genitori, Ermes e Afrodite, e si fuse in un liquido abbraccio con una ninfa. Ma non è solo fra gli dei della Grecia che troviamo una traccia inquietante della differenza negata. Nel vertiginoso resoconto che Elémire Zolla ci offre in questo libro, l’androgino è una costante nella cultura di tutti i popoli, traspare nelle immagini leonardesche di san Giovanni Battista, assume le vesti di personaggi letterari come l’Orlando di Virginia Woolf, dona una fisionomia indimenticabile agli sciamani di Castaneda. Da tutti emana un fascino che, a ben guardare, è lo stesso di tanti “eroi del nostro tempo”: il divo del rock o del cinema, la modella di una pubblicità di moda…
Fascino, inquietudine, turbamento: questo è il modo di agire di un archetipo. Quello dell’androgino ci svela una verità intima e profonda: l’elusività della sessualità umana.

Elémire Zolla è saggista tra i più eclettici del panorama culturale italiano. Studioso di dottrine esoteriche e della tradizione mistica, ha pubblicato numerose opere. Un omaggio a Elémire Zolla e alle sue vastissime ricerche è il volume La religione della Terra, che raccoglie contributi di filosofi, etnologi, storici da tutto il mondo: a cura di Grazia Marchiano, è pubblicato da red edizioni.

Evento Pasquale – Trinità e Storia

Evento Pasquale – Trinità e Storia

Genesi, significato e interpretazione di una prospettiva emergente nella teologia contemporanea. Verso un progetto di ontologia trinitaria

Autore/i: Coda Piero

Editore: Città Nuova Editrice

unica edizione, prefazione di Carmelo Nigro, premessa e introduzione dell’autore.

pp. 216, Roma

La riflessione teologica – ancor prima la vita stessa di fede – ha bisogno di unità, di semplificazione, di «concentrazione», se non vuole perdersi nel frammentarismo dispersivo e inconcludente. Essa deve aprirsi perciò alla ricchezza della diversità. Il volume di Piero Coda si presenta come un tentativo di risposta a questa esigenza di «concentrazione» della fede nel luogo culturale contemporaneo.
Il tema non è infatti una periferica quaestio disputata, ma una rinnovata prospettiva ermeneutica sull’intero mistero cristiano, che viene scoperta e disegnata nel nesso dinamico e vitale tra mistero pasquale e mistero trinitario, visto come il centro propulsore della storia di Dio con gli uomini. L’emergere teologico di questa prospettiva, esaminato nelle diverse confessioni cristiane, risponde in particolare all’esigenza urgente di «proiettare una luce nuova» sull’orizzonte complesso del mistero cristiano – come ha auspicato di recente la Commissione Teologica Internazionale. Solo cosi l’umanità contemporanea, sulla quale sembra incombere una «notte oscura epocale e collettiva» (Giovanni Paolo II), di cui l’autore ricostruisce con originalità la genesi e il significato, ritrovato il centro della fede, si potrà aprire ad accogliere in modo nuovo e più pieno la vita di Dio-Trinità fra gli uomini (cap. 1).
Il centro di una fede-vita parlante all’uomo contemporaneo è sempre più, per la teologia contemporanea – secondo l’autore -, il Cristo crocifisso e abbandonato che rivela e dona agli uomini, nel suo Spirito, Dio come Amore trinitario. Da qui nasce l’impegno ad elaborare oggi – grazie a una rinnovata analogia amoris, disegnata sul tronco della tradizione teologica cattolica in dialogo col moderno pensiero dialettico, come via atta a dischiudere le profondità di Dio e dell’uomo rivelate nell’evento pasquale (cap. 2) – un’ontologia fondamentale dell’amore come senso risolutivo dell’essere. Alla luce di una tale ontologia trinitaria, l’uomo-persona può essere pensato (e vissuto) come pericoresi, analogamente a quanto è delle Persone divine, cioè come dono reciproco – accolto e offerto in una sempre nuova e sempre aperta unità-nella-distinzione-di-sé a Dio e ai fratelli, in un cammino di crescente comunione (cap. 3).

Piero Coda è nato a Torino nel 1955. Laureato in filosofia presso l’Università della medesima città con uno studio sull’originalità dell’ontologia esistenziale di Jacques Maritain (cf. i saggi Percezione intellettuale dell’essere e percezione confusa di Dio e Croce e ontologia), sta attualmente completando gli studi di teologia con una ricerca sulle radici teologiche della filosofia hegeliana, presso la Pontificia Università Lateranense di Roma, dov’è anche Assistente di Teologia fondamentale. Ha pubblicato vari saggi teologici sulla rivista «Nuova Umanità» (Un nuovo capitolo nella storia della teologia?; Creazione Croce Trinità; Analogia del Cristo e dello Spirito; Analogia Trinitatis), e collaborato al «Corso di teologia per laici» pubblicato dall’Editrice Città Nuova. Sacerdote dal 1982, unisce all’attività di studio e alla collaborazione al Centro Sacerdotale del Movimento dei Focolari l’impegno pastorale nella diocesi di Frascati.

Il Regno Sacro – Alla Ricerca del Vero Re Artù

Il Regno Sacro – Alla Ricerca del Vero Re Artù

Titolo originale: The Holy Kingdom

Autore/i: Gilbert Adrian G.; Wilson Alan; Blackett Baram

Editore: Edizioni Corbaccio

prologo degli autori, traduzione dall’inglese di Elisa Frontori.

pp. 448, illustrazioni b/n, numerose tavole a colori e b/n f.t., Milano

La Britannia non fu mai interamente conquistata dai romani, ma conservò la propria cultura e interagì con Roma legando le sue famiglie reali a quelle dei Cesari attraverso una politica di matrimoni. Con l’arrivo di Giuseppe d’Arimatea in Britannia, i suoi re si convertirono al cristianesimo e nell’isola prese forma un movimento di resistenza che per più di un secolo respinse le forze responsabili del crollo europeo nel Medioevo. Un periodo in cui si distinsero due re britanni, entrambi di nome Arturo, la cui vita e le cui imprese elaborate dai poeti medioevali si fusero in quella che divenne la figura leggendaria di re Artù. Avanzando una tesi audace, basata su quarant’anni di ricerche e su antichi documenti storici, e sfidando le molte convinzioni perpetuate da una Chiesa che ha perso i legami con le sue radici molto tempo fa, gli autori rivelano l’ubicazione delle tombe di entrambi gli Artù, il luogo dove è nascosta la vera croce di Cristo, e l’esistenza di una corrente storica segreta che collega i nostri giorni ai misteri di Artù e del Sacro Graal.

Adrian Gilbert è autore e coautore di numerosi libri. Corbaccio ha già pubblicato I re pellegrini, Il mistero di Orione e Le profezie dei Maya, gli ultimi due anche in edizione Mandala.

Alan Wilson e Baram Blackett studiano i fondamenti storici della leggenda arturiana da più di quarant’anni e hanno pubblicato diversi libri sull’argomento.

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Prologo

  1. Il re che fù e che sarà
  2. Il patrimonio segreto del Galles
  3. Il cartulario di Llandaff
  4. Le stele perdute dei re eroi
  5. Comincia la ricerca
  6. L’invasione della Britannia
  7. I romani in Britannia
  8. Il piccolo monastero reale dei cristiani
  9. La croce di Cristo
  10. Il regno pirata e la successione di Costantino
  11. L’imbroglio di Glastonbury
  12. Alla ricerca di Artù I
  13. La chiesa sul monte
  14. Artù II, sovrano di Glamorgan
  15. L’arrivo del re d’Africa
  16. La città perduta
  17. Morte d’Arthur
  18. La dinastia del Sacro Graal

Epilogo

  • Appendice 1: La stele di Bruto
  • Appendice 2: Sommario dei ritrovamenti degli scavi del 1990 nella chiesa di St.Peter’s-super-Montem
  • Appendice 3: Il grande porto di pietra e le dighe gallesi
  • Appendice 4: Gli antenati di Owain, figlio di Hywell Dda, principe di Dyfed

Glossario
Bibliografia scelta
Elenco delle illustrazioni
Ringraziamenti
Indice dei nomi

La Pedagogia Francescana

La Pedagogia Francescana

Autore/i: Bettoni Efrem

Editore: Armando Armando Editore

avvertenza dell’autore, collana: I problemi della pedagogia.

pp. 192, Roma

Sommario:

Avvertenza
Introduzione
Concretezza e umanità della pedagogia francescana

Capitolo Primo
I presupposti sistematici della pedagogia francescana

Paragrafo I: Il posto dell’uomo nell’universo. Paragrafo II: La prerogativa dell’uomo è la libertà. Paragrafo III: Il momento dell’intelletto e il momento della volontà nell’educazione

Capitolo Secondo
L’insufficienza della filosofia: scienza e sapienza

Paragrafo I: I limiti dell’indagine razionale. Paragrafo II: Il primato della teologia in R. Bacone e in Duns Scoto. Paragrafo III : «Scientia» e «Sapientia»

Capitolo Terzo
De reductione omnium artium ad theologiam

Paragrafo I: L’insegnamento di San Bonaventura. Paragrafo II: Le scienze al servizio della teologia nel pensiero
di R. Bacone

Capitolo Quarto
Il maestro divino e il maestro umano

Paragrafo I: Efficacia e limiti dell’illuminazione divina. Paragrafo II: L’importanza del maestro umano. Paragrafo III: Come si esplica l’insegnamento

Capitolo Quinto
L’anima dell’educazione è l’amore

Paragrafo I: La lezione di San Francesco, Paragrafo II: L’ideale francescano dell’educatore. Paragrafo III: Coerenza sistematica

Conclusione

Nota bibliografica: Fonti. Studi

Indice dei nomi

Gli Aborigeni Australiani

Gli Aborigeni Australiani

Titolo originale: The Australian Aborigines

Autore/i: Elkin A. P.

Editore: Giulio Einaudi Editore

prefazione di Vinigi Grottanelli, prefazioni dell’autore, traduzione di Vinigi L. Grottanelli ed Ernesta Cerulli, collana: Collezione di studi religiosi, etnologici e psicologici.

pp. XXVII-362, 15 tavole b/n f.t., Torino

La fortuna dell’opera di A. P. Elkin, giunta alla sua terza edizione in lingua inglese, è da ricercarsi non soltanto nel suo valore scientifico ma nella lucida descrizione di una società umana la cui civiltà, lontanissima dalla nostra, si è trovata all’improvviso a contatto con la colonizzazione europea e di questa è venuta lentamente assorbendo elementi e forme, pur restando nella sostanza la stessa. Appunto del modus vivendi tradizionale degli aborigeni australiani Fautore ha ricostruito uno schema, suggestivo non soltanto agli occhi degli etnologi ma che offre anche ai non specialisti la visione di un mondo sconosciuto ai più e ricco di fascino: dalla vita nomade dei cacciatori e raccoglitori della steppa, con i loro metodi tecnicamente «primitivi» ma che denotano una profonda conoscenza della natura che li circonda, alle grandi cerimonie iniziatiche, celebrate collegialmente con riti e danze che si tramandano ininterrottamente dalla grande epoca degli eroi mitici, tutta la storia degli aborigeni australiani è delineata in una prosa scarna, efficacemente mantenuta nell’accurata traduzione italiana.
Pagine piene di interesse narrano le origini mitiche degli usi e costumi attuali che sono una ripetizione di quanto avveniva nella «eterna epoca del sogno», nella quale personaggi eroici dai caratteri soprannaturali vissero sul continente australiano dando origine all’umanità attuale, nella quale ininterrottamente tornano a reincarnarsi. I «ritratti» di questi esseri mitici, più o meno schematicamente dipinti entro caverne, vengono «rinfrescati» ogni anno, nel corso di cerimonie per assicurare la riproduzione delle specie animali e vegetali.
Una nota sulle arti, la musica e la danza e una felice scelta di poesie, nelle quali animali c firmamento c oceano sono sentiti come partecipi della natura e delle qualità umane, completano il libro. Questo si chiude con un monito, rivolto particolarmente a quei funzionari coloniali che sono maggiormente a contatto con gli indigeni, perché sappiano comprenderne la mentalità e non operino forzature inopportune, specie in quei settori ove l’indigeno è rimasto più tradizionalista, preservando quasi inalterati atti e costumi della «eterna epoca del sogno».

A. P. Elkin ha studiato a Sydney e a Londra. Dal 1927, per conto del Consiglio australiano delle Ricerche, conduce indagini tra le popolazioni aborigene di quel continente e in Nuova Guinea. Professore di antropologia nell’Università di Sydney tra il dicembre 1932 e il maggio 1956, è ivi ora professore emerito.
Dirige la rivista «Oceania» dal 1933. Tra le sue opere, oltre quella qui tradotta, ricordiamo: Aboriginal Men of High Degree, Social  Anthropology in Melanesia, Citizenship for the Aborigines in Melanesia, Totemism. The White Australia Policy, etc.

La Mente Immutabile – Scritti di un Maestro Zen a un Maestro di Spada

La Mente Immutabile – Scritti di un Maestro Zen a un Maestro di Spada

Titolo originale: The Unfettered Mind

Autore/i: Takuan Sōhō

Editore: Luni Editrice

a cura di William Scott Wilson, traduzione dall’inglese di Paola Gonnella.

pp. 128, Milano

Takuan Sōhō fu un monaco zen di altissimo lignaggio.
Perché un monaco buddhista, che ha assunto come uno degli impegni fondamentali della propria esistenza quello di non uccidere, scrive un testo sulla Via della Spada, dedicandolo a un Maestro in questa stessa Via, il suo intimo amico Yagyu Munenori?
È uno di quei casi in cui, nel quadro di una cultura tradizionale, un’arte o una pratica, un mestiere, sono, nel loro stesso svolgersi, simbolici di un insegnamento metafisico.
La morte non è soltanto quell’episodio certo e inevitabile che tutti ci attende come fine del nostro peregrinare su questa terra, e come tale impersonale e rimandato a data da destinarsi. È un nemico che ci sfida in ogni istante della nostra vita e che ci sconfigge – ne siamo consci o meno – ogni volta che siamo disattenti, ogni volta che ci lasciamo sfuggire la vita tra le dita per investire tutti noi stessi, fino al limite delle forze, in ciò che dobbiamo fare.

Questo è il punto di contatto tra lo Zen e la Spada.
Takuan utilizzò una frase che è diventata proverbiale tra i samurai: «Lo Zen e la Spada sono la stessa Via».
Ogni istante della vita quotidiana di ognuno è in realtà un duello con un nemico mortale e implacabile, che non consente esitazioni. E, viceversa, ogni duello di samurai dev’essere combattuto senz’odio né rabbia, nella calma: la mente non deve bloccarsi, non deve lasciarsi catturare dai pensieri o dalle sensazioni che cose e avvenimenti suscitano in noi.
Tra pensiero e azione non dev’esserci spazio neppure per il passaggio di un capello. Questo è l’insegnamento di Takuan, e, forse, di tutto lo Zen. Se pensiero e atto sono tutt’uno, il risultato non sarà mai la morte – neanche in un duello tra samurai – ma la vita e l’Illuminazione.
Vittoria e sconfitta, orgoglio e paura, sono soltanto sogni.
Forse questo volle affermare Takuan un’ultima volta, quando tracciò sulla carta l’ideogramma «yume» («sogno»), poi ripose il pennello e morì.

Takuan Sōhō (1573-1645) fu un monaco giapponese, una delle figure più rilevanti del buddhismo zen della setta Rinzai. Nato in una famiglia di agricoltori, entrò nell’ordine dei monaci zen all’età di 12 anni. Divenuto abate nel 1638, intimo amico del nuovo shogun Iemitsu Tokugawa, del quale guadagnò stima e protezione, fondò a Edo il tempio Tōkaiji. L’opera più importante di Takuan è quella tradotta per le nostre edizioni, e La mente immutabile è dedicata all’arte della spada, intesa come arte marziale e cammino spirituale. Secondo la leggenda, fu maestro del più celebre samurai del Giappone, Miyamoto Musashi; fu anche calligrafo, pittore e maestro della cerimonia del the.

Il Lume Eterno – Un’Opera Rarissima l’Ultima del Grande Alchimista

Il Lume Eterno – Un’Opera Rarissima l’Ultima del Grande Alchimista

Titolo originale: Dissertation sur une lampe antique trouvée a Münich en l’annèe 1753

Autore/i: De’ Sangro Raimondo Maria

Editore: Bastogi Editrice Italiana

introduzione di Gian Carlo Lacerenza, traduzione dall’originale francese di Elita Serrao, collana: Biblioteca massonica.

pp. 104, illustrazione b/n, Foggia

Raimondo Maria De’ Sangro (1710-1771), Principe di San Severo, Grande di Spagna e Gentiluomo di Camera presso la corte di Carlo di Borbone, fu il primo Gran Maestro regolare della Massoneria napoletana e unificò le Logge sotto un unico indirizzo scozzese dividendone le attività in quattro settori che andavano dall’evocazione eonica all’alchimia.
Colpito dalla scomunica papale, rinunziò al gran mae¬strato, dedicandosi agli studi e alla ricerca ermetica. Morì intossicato dai suoi stessi composti chimici in circostanze misteriose.

L’Esperienza Interiore – Note sulla Contemplazione

L’Esperienza Interiore – Note sulla Contemplazione

Titolo originale: The Inner Experience

Autore/i: Merton Thomas

Editore: Edizioni San Paolo

cura e introduzione di William H. Shannon, traduzione di Paolo Pellizzari.

pp. 328, Cinisello Balsamo

«Come mi sbagliavo nel considerare la contemplazione solo parte della vita!… Per un contemplativo tutta la sua vita è contemplazione» (Thomas Merton)

L’esperienza interiore è la prima edizione completa e autorizzata dell’ultimo lavoro di Thomas Merton. Si tratta di un manoscritto che egli aveva sempre avuto l’intenzione di rivedere, ma che non riprese mai in mano fino al 1968 quando integrò nel testo brevi ma importanti «correzioni e aggiunte». Attingendo alla sua esperienza cristiana, ma anche agli scritti e tradizioni orientali che influenzarono in modo così significativo i suoi scritti nell’ultimo decennio della sua vita, Merton presenta la contemplazione in tutta la sua ampiezza; e mette in luce come la contemplazione non sia semplicemente una parte della vita, ma la vita nella sua interezza.

Questo, che è l’ultimo suo grande lavoro a essere pubblicato, ci presenta un Merton degno di essere annoverato fra i grandi maestri di spirito e carico di umanità.

Storia Economica del Mondo Antico

Storia Economica del Mondo Antico

Titolo originale: An Ancient Economic History

Autore/i: Heichelheim Fritz M.

Editore: Editori Laterza

introduzione di Mario Mazza, prefazioni e introduzione dell’autore, traduzione di Sergio Sciacca.

pp. LXXIII-1256, Bari

Dall’introduzione dell’autore
“L’età in cui viviamo rivela chiaramente quanto sia aleatoria la posizione anche delle classi ritenute più stabili di ogni nazione civilizzata, dall’Asia orientale alle Americhe, dalla Russia all’Australia, e in quale misura dipendano tutte da condizioni economiche di cui non sono responsabili e che difficilmente possono essere modificate dall’iniziativa individuale. Le intricate linee della storia mondiale non corrispondono alla capricciosa natura dei singoli individui; al contrario, di solito si svolgono secondo regole precise, tendendo verso un fine ultimo universale determinato dalla sua stessa genesi storica e dalle particolari tendenze dell’epoca. Lo storico contemporaneo che si renda conto di questa realtà non può esser più soltanto uno specialista: deve bensì affrontare la sfida di un importante compito sociale.
Di conseguenza una trattazione della storia dell’economia antica non può limitarsi soltanto ad elencare criticamente il materiale documentario, anche se è inconcepibile una ricerca scientifica che non sia basata su fonti di informazione sicure e attentamente esaminate. A quanti ritengono importante il tentativo di trovare una causa delle traversie della nostra esistenza, questo libro offre dunque la possibilità di riflettere sulla posizione che occupiamo nella storia mondiale. A ciò contribuiranno i materiali raccolti e l’importanza annessa a determinati fattori. Nel XX secolo molti stanno combattendo, su diversi fronti, una battaglia la cui posta è la sopravvivenza della nostra civiltà, che minaccia di decadere e crollare. C’è da sperare che il presente libro possa essere di qualche utilità per quegli «intellettuali militanti» che intendono dedicare il loro lavoro alla difesa di qualcuno dei cardini basilari della civiltà occidentale.[…]”

Storia del Mondo Antico

Storia del Mondo Antico

Titolo originale: A History of the Ancient World

Autore/i: Rostovtzeff Mihail Ivanovič

Editore: Sansoni Editore

introduzione di Arnaldo Momigliano, nota dell’editore, prefazioni dell’autore, traduzione di M. L. Paradisi, collana: Superbiblioteca Sansoni.

pp. XLI-852, numerose tavole b/n f.t., numerose cartine ripiegate b/n f.t., Firenze

A 47 anni nel 1918 Michele Rostovtzeff (1870-1952) lasciava la Russia. Anche se la Università di Oxford gli offriva tosto un rifugio provvisorio, i primi anni dell’esilio erano per lui, come per quasi tutti gli esuli, un periodo di incertezza, sofferenza, difficile riorientamento. A considerare definitivo il distacco dalla patria non poteva rassegnarsi che dopo anni (circa 1918-1922) di vane attività negli ambienti dei fuorusciti. Solo intorno al 1923 Rostovtzeff giunge a un nuovo equilibrio. Appunto nel 1923 egli presenta nel Musée Beige le linee maestre di quella che sarà la sua interpretazione della caduta dell’impero romano nella Storia Sociale ed Economico dell’Impero Romano del 1926. Siffatta interpretazione, secondo cui, come è noto, un esercito «rosso» di contadini distrusse la civiltà urbana dell’impero, era generalizzata sino al punto di rappresentare un interrogativo per ogni civiltà. Rostovtzeff si domandava se mai una civiltà avrebbe potuto resistere all’urto delle masse. Ma la domanda non sarebbe stata fatta se l’autore non avesse sentito una ammirazione illuministica, ingenua e calda, per la civiltà dell’impero romano – e implicitamente, dunque, per la civiltà borghese del sec. XX che le era considerata simile. Se la pagina finale della Storia Sociale era pessimistica, essa conchiudeva una descrizione dell’impero in cui per centinaia di pagine Rostovtzeff aveva insistito sulla varietà, ricchezza e attraenza della vita urbana nell’impero. Quali che fossero le ombre del futuro, una civiltà a cui valesse la pena di collaborare era esistita nell’Europa dei primi due secoli dell’impero; esisteva di nuovo, esisteva ancora e tanto più, nell’Europa occidentale e nell’America del ventesimo secolo…
Proprio mentre si conchiudeva il periodo di transizione tra l’Europa e l’America, negli anni di riassestamento dell’esule nel nuovo mondo, Rostovtzeff stendeva la Storia del Mondo Antico. La stendeva significativamente ancora in russo – l’ultima sua grossa opera nella lingua materna – e la pubblicava dapprima, nel 1924, a Berlino, dove aveva uno dei suoi centri l’emigrazione anti-bolscevica.
L’opera fu tradotta in inglese da J.D. Duff (Oxford, 1926-27, in due volumi), poi in bulgaro, tedesco e olandese: alla versione inglese deve la sua fortuna. In verità, se il testo era russo, esso rappresentava la materia di insegnamento di uno dei corsi nella Università di Wisconsin, e poi a Yale, e quindi era anche estrinsecamente legato alla nuova condizione di Rostovtzeff… E sorprendente quanto informativo, anche nel senso più banale della parola, rimanga il testo di Rostovtzeff. Lo notavo soprattutto rileggendo i capitoli dedicati a Roma arcaica che pure ora, nel mezzo dei nuovi scavi e della nuova controversia sulle origini di Roma, continuano a dire l’essenziale. A parte ogni altra considerazione, è stato Rostovtzeff a introdurre quel tipo di storia sociale ed economica largamente fondato su materiale archeologico che ancora oggi prevale.
(dall’Introduzione di A. Momigliano)

Fra Oriente e Occidente – Ricerche di Storia Greca e Arcaica

Fra Oriente e Occidente – Ricerche di Storia Greca e Arcaica

Autore/i: Mazzarino Santo

Editore: Rizzoli

introduzione di Filippo Cassola, premessa dell’autore, in copertina: Sfinge votiva (530 a.C. ca.), Atene, Museo dell’Acropoli.

pp. XIX-476, Milano

In quale misura la civiltà greca affonda le sue radici nelle antiche culture e imperi dell’Asia? È questo il multiforme problema che Santo Mazzarino ha affrontato in Fra Oriente e Occidente, risalendo alle origini di un tema che sottende tutta la nostra storia: il rapporto fra Oriente e Occidente, di cui la guerra di Troia e le Termopili costituiscono solo gli episodi più noti.
Nella brillante ed erudita esposizione di uno dei massimi studiosi dell’antichità, ritroviamo il fascino di un tempo lontano e difficilmente decifrabile: l’aurora della grecità e della polis, l’epoca in cui si afferma faticosamente la costituzione come principio legislativo, mentre l’invenzione dell’alfabeto si diffonde lungo le vie del commercio.
A poco più di quarant’anni dalla prima edizione di Fra Oriente e Occidente, sono numerose le pagine che mantengono intatta la loro straordinaria vitalità: per esempio, la serrata polemica – ancora attuale – contro l’opinione che il termine e il concetto di «tirannide» vengano ai greci dalla Lidia; la vera e propria scoperta di una grecità «barbarizzata» e periferica, ma non per questo meno importante; l’intuizione dell’esistenza di colonie greche in Tunisia, Arabia e Andalusia; e i memorabili capitoli dedicati all’origine e al significato delle parole «Asia» e «Ioni» e all’evoluzione del rapporto Europa-Asia dalle antiche invasioni dell’età del bronzo allo scontro con l’impero persiano.
Muovendosi con documentato acume in una sottile rete di indizi, utilizzando le suggestioni dei poemi epici e le indicazioni della filologia, attingendo alle testimonianze archeologiche e artistiche, rileggendo la memoria dei miti, Santo Mazzarino ricostruisce meticolosamente lo scontro e l’incontro tra i due mondi diversi, che sembrano assumere a tratti il carattere di una più vasta comunità culturale per poi rivelare inconciliabili specificità e differenze. Fino a cogliere – nella scoperta dell’esigenza isonomica da parte delle città-stato – la nascita dell’Occidente e insieme la realtà più profonda dell’anima greca.

Santo Mazzarino, nato a Catania nel 1916, si laureò giovanissimo e divenne ben presto professore ordinario di Storia greca e romana all’Università di Catania e, in seguito, di Storia romana all’Università La Sapienza di Roma. Socio nazionale dell’Accademia dei Lincei, ha ottenuto numerosi altri riconoscimenti in Italia e all’estero per la sua originale opera di studioso. È morto a Roma nel 1987. Tra i suoi libri ricordiamo L’impero romano (1956) e il monumentale Pensiero storico classico (3 voll., 1966). Rizzoli sta riproponendo all’attenzione dei lettori alcune delle opere più significative di Santo Mazzarino: dopo La fine del mondo antico (1959, 1988) e Fra Oriente e Occidente, verranno prossimamente ripubblicati Stilicone (1942), Dalla monarchia allo stato repubblicano (1945), Introduzione alle guerre puniche (1948), Aspetti sociali del IV secolo (1951).

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Introduzione
Premessa

  • I. Per la storia e l’impostazione del problema
  • II. La storia di un nome
  • III. Yauna
  • IV. Mermnadi ed Eraclidi
  • V. Cittadini e vassalli
  • VI Commerci fenici e colonie greche
  • VII. L’altra via fra Oriente e Occidente
  • VIII. Conclusione

Appendici
Note
Addendum

Indici

  1. Indice delle fonti
  2. Indice analitico
  3. Autori moderni citati

L’Uomo alla Soglia – Crisi Biografiche e Possibilità di Sviluppo

L’Uomo alla Soglia – Crisi Biografiche e Possibilità di Sviluppo

Titolo originale: Mens op de Drempel

Autore/i: Lievegoed Bernard

Editore: Natura e Cultura Editrice

prima edizione, introduzione dell’autore.

pp. 288, Alassio (SV)

I saldi confini, entro i quali la nostra coscienza si è sviluppata fin dall’inizio dei tempi nuovi, cominciano a sciogliersi sempre di più. Soprattutto il confine della propria interiorità, che divide i profondi e scorrenti processi tra il corpo e l’anima, sono diventati permeabili. Sconosciute, costrittive forze si insinuano nella nostra coscienza, causando angoscia o depressione e disturbano l’uomo nello sviluppo della sua libera individualità. Questo libro vuole favorire la formazione antroposofica dell’uomo, gettare una luce in quegli ambiti ai quali non ha accesso la nostra comune coscienza. “L’autentica origine della nostra miseria o desolazione non giace al di fuori di noi stessi, ma in noi stessi; noi ci avviciniamo all’incontro con quella forza della nostra interiorità, che ci guida: – uomo, conosci te stesso. Ho il coraggio di vedere come tu sei!” (B.C.J. Lievegoed)

Bernard Lievegoed è nato nel 1905 a Sumatra (ex colonia olandese), ha studiato medicina, specializzandosi in psichiatria. Nel 1931 ha fondato l’istituto per l’insegnamento della pedagogia differenziale, del quale fu direttore fino al 1951. Nel 1954 ha fondato l’NPI (istituto pedagogico olandese) a Zeist e nel 1971 la Libera Università a Driebergen (sempre in Olanda). L’Associazione degli editori olandesi gli ha conferito nel 1983 “La penna d’oro”. È conosciuto in Germania per aver pubblicato in quel paese: “Crisi di sviluppo e possibilità di vita”. Questo libro ha riscosso un largo successo”.

Parole di Follia – Storie di Persone e Linguaggi alla Ricerca del Significato e del Senso

Parole di Follia – Storie di Persone e Linguaggi alla Ricerca del Significato e del Senso

Autore/i: Piro Sergio

Editore: FrancoAngeli

unica edizione, premessa dell’autore, in copertina: Antonio Ligabue, Autoritratto.

pp. 128, 8 tavole b/n f.t., Milano

Parole di follia narra in modo semplice e chiaro del “linguaggio dei matti”. Linguaggio che, per definizione, offre un campionario vastissimo di stili, variazioni, combinazioni e ricombinazioni. E che ha il potere di suscitare in noi – come tante attività dei matti – almeno due sentimenti contrastanti: la sensazione di qualcosa di straordinariamente familiare, vicino ed affine, e insieme qualcosa di mostruosamente alieno e diverso.
Parole di follia è un libro fatto di esempi, di brani di linguaggio schizofrenico, di storie vissute, di relazioni, di fallimenti. Lo stile è volutamente discorsivo e il lettore viene introdotto in una casistica inedita. E si addentrerà nella descrizione, sarà spinto a tentare di interpretare il linguaggio e di comprendere il senso umano.
Poche e semplici definizioni, presentate in un riquadro, lo aiuteranno a capire termini per «addetti ai lavori».
Un libro, quindi, molto diverso da cui Piro ci ha abituato. È il racconto di quarant’anni di ricerca verso la comprensione dell’«incomprensibile» da parte di uno dei maggiori esponenti della psichiatria italiana.

Sergio Piro (1927), docente di Psichiatria e clinica delle malattie nervose e mentali e di Psicologia sociale, è uno dei personaggi più autorevoli nell’ambito della psichiatria italiana. Autore di circa duecento saggi e studi monografici, tra cui Il linguaggio schizofrenico e Le tecniche della liberazione con Feltrinelli, ha prestato la sua opera presso numerose strutture ospedaliere pubbliche.

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Premessa

  1. Scene di manicomio
  2. Le canzoni della prigionia
  3. Le canzoni della notte e della nebbia
  4. Nuove parole, nuove lingue, nuovi significati
  5. Periconcerto
  6. Le parole dei matti e dei sani

Appendice – Per saperne di più

  • Scheda 1: Note di storia degli studi sul linguaggio psicotico
  • Scheda 2: I metodi della ricerca sul linguaggio schizofrenico
  • Scheda 3: Un appunto bibliografico

Religione e Religioni – Guida allo Studio del Fenomeno Religioso

Religione e Religioni – Guida allo Studio del Fenomeno Religioso

Autore/i: Aime Oreste; Operti Mario

Editore: Edizioni San Paolo

unica edizione, prefazione degli autori.

pp. 328, Cinisello Balsamo

Il mondo della religione e delle religioni appare come una galassia allo stesso tempo lontana e vicina, in gran parte ancora da indagare nonostante le ricerche scientifiche degli ultimi due secoli. «Studiare le religioni vuol dire… tentare di risalire alle sorgenti di ciascuna di esse per ritrovare l’ispirazione, l’intuizione che le ha fondate, la prima traccia. Significa seguirle sul filo della storia connesse a una duplicità indissolubile, la persistenza di una forza, viva e il susseguirsi a ventaglio di forme canoniche» (É. Poulat). Dato tante volte per finito, questo universo di simboli e miti, di riti, norme e istituzioni, si rivela nuovamente vivace e in rapida evoluzione, sfidando la critica e la negazione.
Questo libro è stato ideato e realizzato come una guida essenziale allo studio della religione in tutta la sua complessità. Della religione, al singolare e al plurale, vuol dare un’informazione ampia, corretta e attendibile, ispirata per quanto possibile a un criterio di interdisciplinarità (scienze della religione e delle religioni, filosofia, teologia).
I primi tre capitoli, di carattere informativo, descrivono il fenomeno religioso, le discipline che l’hanno studiato e l’atteggiamento che l’accompagna. Gli ultimi due si propongono l’elaborazione di una chiave interpretativa antropologica e teologica.

Oreste Aime (1949) ha studiato teologia alla Facoltà Teologica di Torino e, dopo alcuni anni di ministero, filosofia all’Università della stessa città. Insegna filosofia contemporanea, filosofia morale e filosofia della religione alla Facoltà Teologica di Torino. E stato direttore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose del Piemonte.

Mario Operti (1 950) ha studiato teologia alla Facoltà Teologica di Torino e, dopo alcuni anni di ministero, scienze politiche all’Università della stessa città. Insegna scienze della religione all’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Torino ed è direttore dell’Ufficio Nazionale per i problemi sociali e il lavoro.

Il Vento Giallo – Un Grande Scrittore Israeliano Racconta il Dramma del Suo Popolo e dei Palestinesi

Il Vento Giallo – Un Grande Scrittore Israeliano Racconta il Dramma del Suo Popolo e dei Palestinesi

Titolo originale: ha-Zeman ha-Tsahov.

Autore/i: Grossman David

Editore: Arnoldo Mondadori Editore

premessa dell’autore, traduzione dall’ebraico di Gaio Sciloni.

pp. 240, 1 cartina b/n f.t., Milano

Come può accadere di vivere in una città ignorando tutto di un suo quartiere, così un cittadino israeliano può vivere senza alcuna esperienza di ciò che accade vicino a lui, dentro le mura che circondano e rendono invisibili i campi profughi, o nei Territori occupati. È stato per anni il caso di David Grossman, il grande scrittore che gli italiani hanno conosciuto attraverso il romanzo Vedi alla voce: amore, fino al giorno in cui, per vedere le cose con i suoi occhi e poterne scrivere, è entrato nel campo palestinese di Deheisha, a poca distanza dalla sua casa di Gerusalemme. Là ha ascoltato i giovani parlare dei villaggi che i loro genitori o i loro nonni erano stati costretti a lasciare, come di una Terra Promessa stillante latte e miele; ha udito parole in cui si rifletteva un sogno ostinato come quello che gli ebrei avevano espresso per secoli con la frase: «L’anno prossimo a Gerusalemme» (nessuno più di un ebreo sembrerebbe adatto a capire un palestinese). Dall’esperienza del campo di Deheisha, da viaggi ricchi di incontri nei Territori occupati, dallo sforzo di penetrare nel cuore stesso del duro conflitto tra due popoli, è nato Il vento giallo, apparso in Israele sei mesi prima che avesse inizio il «risveglio» palestinese – intifada – con il suo
stillicidio di morti. È l’intifada l’ultima forma assunta da una situazione basata su illusioni e sull’incerto equilibrio tra odio e terrore, in cui palestinesi e israeliani vivono dal tempo della Guerra dei Sei Giorni (quasi in attesa che da un deserto di sentimenti e di coscienza soffi, portando la sua gialla sabbia soffocante, il vento della distruzione). Scrive Grossman: «Non propongo soluzioni. Sono uno scrittore, non un uomo politico, e il mio compito è, a mio parere, porre il dito sulla piaga, descrivere – in un linguaggio contro cui il lettore non ha ancora fatto a tempo a corazzarsi – tutte le sfumature di una situazione esistente, infrangere facili stereotipi, far presente a chi lo avesse dimenticato che non è ancora scaduta l’importanza della morale umana, e – infine – accendere un segnale d allarme, mostrando quali potranno essere le conseguenze». È quanto il lettore troverà in questo libro bello e coraggioso.

David Grossman è nato nel 1954 a Gerusalemme, dove ha studiato filosofia e teatro. Ha pubblicato poesie, racconti e due romanzi: Il sorriso del Capricorno e Vedi alla voce: amore (Mondadori 1988). Vive a Gerusalemme collaborando come commentatore alla radio israeliana.

Voci Sciamaniche – Rassegna di Narrativa Visionaria

Voci Sciamaniche – Rassegna di Narrativa Visionaria

Titolo originale: Shamanic Voices. A Survey of Visionary Narratives

Autore/i: Halifax Joan

Editore: Rizzoli

nota dell’autrice, traduzione di Riccardo Piccoli, collana: Pâramita.

pp. 280, numerose tavole in bianco e nero f.t., illustrazioni b/n, Milano

na figura si aggira da due secoli intorno alla cultura occidentale, di cui detiene la chiave delle origini, e alla quale offre una promessa sia di morte sia di possibile risurrezione: lo sciamano. Quando Caterina di Russia lancia una satira contro Cagliostro, la intitola Lo sciamano siberiano, ma la prima apparizione letteraria di una seduta sciamanica, correttamente descritta, è in un poema di Coleridge. Slowacki fa arringare da uno sciamano gli esuli polacchi in Siberia. Sono avvisaglie sporadiche della presenza incombente. La sua prima irruzione è nel 1912, con l’almanacco Der blaue Reiter, di Kandinsky e Marc, che allinea figure dell’arte singalese e africana invocando una pittura e una plastica terapeutiche e metafisiche: sciamaniche. Ne restarono disintegrati i canoni estetici dell’Occidente. In quegli anni Otto Fries col saggio Odisseo come sciamano insegnava a rileggere Omero. Lentamente si giunse infine all’opera capitale di H.M. e Nora K. Chadwick, The Origins of Poetry, del 1940, dopo la quale è diventata inutile una teoria della poesia che non ne riconosca le origini, sia per i contenuti che per i ritmi, sciamaniche.
Seconda data capitale è la pubblicazione di Lo sciamanesimo e le tecniche arcaiche dell’estasi di Eliade, 1951. Mancava un’antologia ragionata ed esauriente delle voci stesse dei «maestri dell’estasi», ed è ciò che fornisce questo volume, che forse segna la terza svolta, decisiva, nell’assimilazione della lezione sciamanica. Jean Halifax era la persona adatta a compiere il lavoro: ha praticato psichiatria, utilizzando gl’insegnamenti antropologici, ha studiato da vicino sciamani operanti, specialmente nell’America del Sud. Si è posta a un crocevia morale dell’epoca: la cura dei moribondi di cancro, condotti, con sostanze simili a quelle usate da certi praticanti sciamanici, a esplorare una vita diversa prima di abbandonare e per abbandonare la vita comune. Da queste esperienze nascono l’integrità, la compattezza che reggono il suo lavoro, sollevandolo al di là di un’accurata, fredda, erudita raccolta e interpretazione dei dati. La Halifax vuol preparare la via a una coscienza sincretica e metafisica dell’esistenza, grazie a questo vertiginoso periplo di testimonianze. Offre una terapia alla mente moderna citando sciamani da tutte le direzioni della rosa dei venti, dall’unico mondo umano disponibile al di fuori di una storia d’orrori. (Elémire Zolla)

Astrologia e Bioenergetica – Oroscopo e Tipi Psicologici

Astrologia e Bioenergetica – Oroscopo e Tipi Psicologici

Autore/i: Lavezzi Annabella; Restelli Elisabetta

Editore: Xenia Edizioni

prefazione di Annabella Lavezzi, introduzione di Elisabetta Restelli, collana: I libri dell’altra scienza.

pp. 188, illustrazioni b/n, Milano

Astrologìa e bioenergetica è un modo nuovo e originale di vedere l’astrologia, che nasce da una semplice constatazione: le tipologie caratteriali bioenergetiche (carattere schizoide, orale psicopatico, masochista, rigido) disegnate da W. Reich e approfondite da A. Lowen ricompaiono anche nella lettura del tema natale astrologico, che ricostruisce il valore delle opposizioni dei segni, degli aspetti planetari, delle dodici case dello Zodiaco. E poiché la bioenergetica si fonda sull’”energia” che nell’uomo scorre più o meno liberamente, le autrici hanno presentato il tema natale astrologico sotto forma di ergogramma, cioè sotto forma di fotografia bioenergetica dell’individuo: l’ergogramma è un nuovo strumento per comprendere la psiche, in quanto ci rivela i blocchi psicologici, i condizionamenti e le compensazioni di ognuno di noi.

Annabella Lavezzi, è operatrice di medicina biologica e di scienze del comportamento umano. Si occupa di ricerche sperimentali. È discepola di Paramahansa Yogananda.

Elisabetta Restelli, laureata in farmacia, è vicepresidente dell’Istituto culturale di medicina naturale e scienze umane.

Carabattole

Carabattole

Titolo originale: Fourbis

Autore/i: Leiris Michel

Editore: Giulio Einaudi Editore

unica edizione, traduzione e cura di Ivos Margoni, collana: Nuova universale Einaudi 226.

pp. LXXXIII-316, Torino

«Avaro di me stesso quanto può esserlo un bifolco dei propri soldi; incatenato dalla paura; reticente in amore; felice di recitare la parte del torero, ma senza mai trovarmi di fronte a un toro vero, e quella del don Giovanni, ma senza conquiste né sfide al Commendatore; ormai dotato di esistenza solo negli scritti, e sempre intento a formulare sentenze che hanno il tono remoto delle parole supreme, quasi che le mie dita fossero già serrate dal guanto di pietra della morte». Cosi scrive di sé Michel Leiris in Carabattole, libro-confessione folgorante come i Saggi di Montaigne, maniacale e analitico come la Recherce, spietato come i Ricordi dal sottosuolo di Dostoevskij. Un meticoloso scandaglio di memorie che, accanto al «percorso ufficiale» degli eventi, si dispiega in un «cammino sotterraneo» alla ricerca dell’immoralità e della mediocrità del protagonista. Un percorso di verità fra esperienza, riflessione analitica e identificazione emotiva che assume carattere paradigmatico dell’uomo novecentesco.
Secondo libro della Regola del gioco, cioè del ciclo autobiografico complessivo, Carabattole ne è forse il momento più alto e coinvolgente, rievocando soprattutto gli anni dell’adolescenza e giovanili: la passione per le corse dei cavalli e i giochi di ruolo di Leiris ragazzo, prefigurazioni del desiderio per un destino di «cadetto», il gusto estetico del secondo arrivato. E poi la vita militare in Africa del Nord, l’apprendistato a una guerra finta (ancora una tauromachia senza toro), e infine il grande amore per la prostituta Khadigia, «equivoco travestimento carnale assunto dall’angelo della morte».
Il primato del linguaggio in letteratura, il sogno e l’eros come momenti di rivelazione esistenziale e poetica, l’interesse per il mito e il sacro, lo studio delle civiltà primitive. Se Michel Leiris fosse solo questo, sarebbe classificabile fra gli scrittori surrealisti, magari più vicino agli «eretici» Bataille e Caillois che non ai padri fondatori del gruppo. Ma sarebbe riduttivo costringere in una casella uno scrittore che si è innestato su molteplici tradizioni sempre innovandole nel profondo. Leiris mette a punto un affascinante progetto letterario alla ricerca dell’autenticità della scrittura senza passare dal caso (ancora i surrealisti) e dalla spontaneità, bensì dalla consapevolezza intellettuale. Il suo lavoro è un intreccio inestricabile di irrazionalità e razionalità. La sua pagina ha l’ampiezza architettonica di un classico, ma le parti all’interno della frase si accumulano, si interrompono per digressioni, incisi, parentesi: forzano dall’interno ogni equilibrio e simmetria possibile, fanno incontrare autore e lettore in un gorgo comune di verità. All’imminente scadenza del secolo, riepilogando i veri maestri del Novecento, Leiris non può mancare, anche perché da lui hanno preso parzialmente tanti importanti scrittori, da Barthes a Simon, a Perec, dagli autori del nouveau roman a quelli dell’Oulipo. Ma l’intera carica innovativa della sua scrittura è ancora tutta e solo dentro le sue opere, immutata dal tempo.

Michel Leiris (1901-1990) ha fatto parte del gruppo dei surrealisti negli anni Venti. Nel 1931 il suo primo, lungo viaggio in Africa: dopodiché, studi e professione di etnologo sotto la guida di Marcel Mauss che lo condurranno alla pubblicazione di moltissimi volumi e articoli scientifici e alla direzione dal dipartimento Africa nera al Musée de l’Homme di Parigi. Sul versante letterario il suo capolavoro è La regola del gioco, grande autobiografia in quattro libri: Biffures (1948, Einaudi 1979), Fourbis (1955, qui tradotto col titolo Carabattole), Fibrilles (1966, di prossima pubblicazione da Einaudi) e Frêle bruit (1976).

Per un’Antropologia Fenomenologica – Saggi e Conferenze Psichiatriche

Per un’Antropologia Fenomenologica – Saggi e Conferenze Psichiatriche

Titolo originale: Ausgewählte Vorträge und Aufsätze

Autore/i: Binswanger Ludwig

Editore: Giangiacomo Feltrinelli Editore

prima edizione, introduzione e cura di Ferruccio Giacanelli, traduzione dal tedescodi Enrico Filippini, collana: Biblioteca di psichiatria e di psicologia clinica 25.

pp. XI-388, Milano

Nell’attuale momento di rinnovamento e di riflessione critica della psichiatria italiana. quest’ampia raccolta di saggi di Ludwig Binswanger, pubblicati per la prima volta in Italia nella loro versione originale a cura di Ferruccio Giacanelli, trova una particolare collocazione. La Daseinsanalyse – o antropoanalisi – ha già arricchito il bagaglio culturale dei giovani psichiatri italiani soprattutto attraverso l’opera di Danilo Cargnello, che fin dal 1947 ne proponeva, in un’attenta lettura, gli enunciati fondamentali. Proprio per gli studi di carattere antropoanalitico Binswanger è, da noi, maggiormente noto. Ma, come ha notato Ervin Straus, «la passione e la produzione scientifica di Binswanger si sono alimentate a due fonti : come clinico si è occupato di problemi psichiatrici quali la “fuga delle idee”, le fobie, “la stramberia”, come filosofo del problema della psichiatria, vale a dire della fondazione teoretica della psichiatria come scienza». I saggi raccolti nel presente volume testimoniano soprattutto di questo secondo aspetto della teoria binswangeriana.

Ludwig Binswanger nacque nel 1881 a Kreuzlin-gen (Cantone Thurgau), una cittadina svizzera ai confini del Bodensee, da una famiglia che annoverava già alcuni psichiatri di chiara fama. Studiò medicina a Losanna, Zurigo e Heidelberg; si laureò a Zurigo nel 1906: qui fu assistente di Bleuler nel 1906-1907 e collaborò con C.G. Jung in alcune ricerche neurologiche; fu anche a Jena assistente dello zio Otto Binswanger. Tornato a Kreuzlingen nel 1910 successe al padre Robert nella direzione del «Sanatorium Bellevue». Qui si può dire svolse tutta la sua attività sino al 1956, anno in cui si ritirò dalla direzione dellTstituto, per vivere a Kreuzlingen, dove ha lavoralo sino agli ultimi giorni. È morto il 5 febbraio 1966. Nel 1956 gli era stato conferito il «Premio Kraepelin», massimo riconoscimento internazionale nel campo degli studi psichiatrici.